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Elezioni Rimini: previsioni senza sfera di cristallo

Giovedì, 02 Giugno 2016

Campagna elettorale agli sgoccioli. Campagna elettorale senza particolari emozioni o scontri epici. Le tifoserie si sono un po’ espresse sui social, ma la realtà virtuale quanto corrisponde a quella concreta? Qualche mese fa si favoleggiava del grande assalto unitario di quanti non vogliono più il Pd al potere, un assalto che avrebbe portato alla conquista di Palazzo Garampi. Sappiamo come è finita e per il momento non è il caso di tornarci sopra. Magari sarà materia di dibattito per dopo le elezioni. Adesso è il momento dei big: oggi arriva il gran capo della Lega, Matteo Salvini, domani ci sarà il premier Matteo Renzi. Ci può consolare che due leader si peso abbiano deciso di far tappa a Rimini. Saranno gratificati gli elettori della Lega e quelli del Pd. Quelli di Forza Italia si sono dovuti accontentare di Daniela Santanchè, e questo particolare da solo dice molte cose che non c’è bisogno di spiegare.

Le uniche incognite del voto del 5 giugno sono rimaste due: l’affluenza alle urne e se ci sarà invece bisogno del ballottaggio per eleggere il sindaco.

È opinione diffusa che la consistenza dell’affluenza al voto sarà il fattore determinante per decidere se avremo il sindaco già nella notte fra domenica e lunedì. Se la percentuale dei votanti sarà al di sotto del 50 per cento (45/47), Andrea Gnassi potrebbe essere confermato al primo turno. Si ritiene infatti che l’astensionismo penalizzi di più la destra, resta però da vedere se l’elettorato storico del Pd (partito sempre più “liquido” e sempre meno macchina da guerra) sia davvero così immune dalla sindrome di disaffezione alle urne. In ogni caso, una considerazione resta valida: chi non vuole più Gnassi in Comune è meglio che vada a votare e non ceda alla tentazione che tanto i giochi sono già fatti. Se verrà superato il 50 per cento e magari ci si avvicinerà al 55 per cento (in fondo si vota per il Comune, per l’istituzione più vicina alla vita della gente) ci potrà essere la possibilità del ballottaggio.

E allora nel turno del 19 giugno chi potrà essere l’avversario di Gnassi? Il realismo dei numeri, che spesso anche in improvvisati cultori della politica viene allegramente dimenticano per alimentare le proprie illusioni, dice che il competitor sarà probabilmente Marzio Pecci. Il candidato imposto al centrodestra da Jacopo Morrone può infatti contare – stando ai risultati delle regionali del 2014 - sul 17 per cento della Lega, sull’8 per cento di Forza Italia, sul 5 per cento di Fratelli d’Italia, al quale si aggiungono i voti che saranno racimolati dalla lista civica di destra Uniti si vince. Non c’è bisogno di avere la sfera di cristallo per immaginare che Pecci possa raccogliere almeno il 30 per cento dei voti. Se saranno di meno, vorrebbe dire che il candidato imposto dal proconsole salviniano di Forlì avrebbe clamorosamente toppato.

E Luigi Camporesi? L’ex grillino indubbiamente ha fatto un gran lavoro, le liste civiche che lo sostengono si sono date da fare per promuoverlo, ma potrà dire di avere avuto grande successo se supererà il 10 per cento (nel 2011 come pentastellato prese l’11 per cento). A Camporesi riuscirà un’impresa se farà il pieno dei grillini delusi (portando a casa il risultato delle regionali), dei cattolici rappresentati da Eraldo Giudici e dell’appeal di un nome di “tradizione” anti-sinistra come Filippo Zilli. Anche in questo caso il realismo dei numeri suggerisce che non c’è appello al voto disgiunto che possa ribaltare questa previsione. Potrà migliorare il suo risultato personale ma difficilmente gli potrà permettere di superare Pecci.

Il voto disgiunto, questo oscuro oggetto del desiderio. Tutti, compresi gli avversari, sono certi che ad avvantaggiarsene a mani basse sarà Gnassi. Il voto di opinione su Gnassi, in caso di scarsa affluenza, potrebbe eleggerlo al primo turno. In questo caso si affaccia all’orizzonte il rischio che i tecnici di meccanismi elettorali chiamano “anatra zoppa”. Gnassi viene eletto ma le sue liste non superano il 40 per cento dei voti e quindi non scatterà il premio di maggioranza in consiglio comunale. È possibile? Proviamo a fare delle previsioni. Anche in casa del Pd pensano, con l’aria che tira, che il partito si attesterà sul 27-29 per cento dei voti. Cosa potranno raggiungere le altre liste di appoggio? Il Patto Civico con Gnassi, promosso dall’onorevole Pizzolante, ha grandi ambizioni ma un risultato clamoroso sarebbe già il 4-6 per cento. Rimini Attiva, la lista delle associazioni e del volontariato, pesca nell’elettorato storico del Pd e, viste alcune candidature, potrebbe ottenere un buon risultato, che comunque si colloca fra il 2 e il 3 per cento. Le altre tre liste a sostegno di Gnassi (Futura, Sinistra e Centro democratico-Idv) tutte insieme potrebbero realizzare fra il 2 e il 3 per cento. Riassumendo, le liste per il sindaco attuale potrebbero oscillare fra il 35 e il 41 per cento, con un ampio margine per l’ipotesi anatra zoppa.

Queste sono previsioni di chi non ha la sfera cristallo e nemmeno un sondaggio scientifico sotto mano. Sono basate su ragionamenti e ipotesi nate da un confronto con la realtà presente e i comportamenti storici dell’elettorato riminese. Se saranno clamorosamente smentite dal voto del 5 giugno (esempio: Gnassi non avrà il plebiscito che tutti si immaginano) significherà che in futuro bisognerà diffidare degli umori (che in una città grande come Rimini sono difficilmente interpretabili) e aspettare pazientemente il responso delle urne.


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