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Carim, bilancio 2015. In arrivo aumento di capitale per 40 milioni

Martedì, 15 Marzo 2016

(Rimini) Il bilancio Carim del 2015 (secondo l’ipotesi che sarà sottoposta al voto degli azionisti ad aprile) si chiude con una perdita di esercizio di 37,9 milioni, anche se il margine operativo dell’attività (cioè il mestiere di banca) è positivo per 21,5 milioni. Una contraddizione che si spiega con il fatto che sul bilancio pesa la zavorra, in larga parte ereditata dal passato, formata da cessione di filiali in Abruzzo e Molise, incentivazione all’esodo dei dipendenti, la recente cessione di crediti deteriorati per 35 milioni, la maggiore copertura dei crediti anomali, il contributo di 4,6 milioni dato al salvataggio delle quattro banche in crisi.

Tuttavia per il presidente Sido Bonfatti e per il direttore Giampaolo Scardone, che oggi hanno tenuto una conferenza stampa per presentare i dati principali, questo è un bilancio di svolta, che testimonia che sono stati fatti i “compiti a casa” e che pertanto permette di guardare con maggiore serenità al futuro.

Alcuni dati sulla performance di Carim nel 2015. Gli impieghi, tenendo conto della cessione degli sportelli e de i crediti anomali si assestano su un –0,5 %, di poco inferiore alla media di sistema (0,3). Sono stati erogati in totale 350 milioni, 244 dei quali destinati a 4.000 nuovi clienti, soprattutto mutui per la casa e investimenti delle piccole e medie imprese. La raccolta è calata del 3,2%, una diminuzione più forte di quella del sistema. Anche in questo caso ha influito la cessione delle filiali di Abruzzo e Molise. Ma ha avuto la sua parte, specialmente nel secondo semestre, lo stato di smarrimento dei risparmiatori a seguito della crisi delle quattro banche. Ci sarà un calo anche in questo primo semestre 2016 perché oggi Carim ha proceduto a rimborsare ai clienti 50 milioni di prestito subordinato.

Per Carim il problema pesante resta quello delle sofferenze, passate negli ultimi anni da 258 a 589 milioni, e dei crediti anomali, saliti da 680 a 921 milioni. Sofferenze e crediti anomali sono calati di 135 milioni per via delle radiazioni, ovvero sonlo cancellati dall’attivo del bilancio per la parte ritenuta irrecuperabile. Il dato positivo è che nel 2015 il flusso delle nuove sofferenze si è dimezzato rispetto al 2014. Ed in calo è pure l’incidenza complessiva di sofferenze e crediti anomali. Carim provvede a coprirle (è arrivata al 63 per cento e per questo scopo ha impiegato 230 milioni sottratti al reddito della banca.

Il valore di un’azione Carim scende poco sotto i 5 euro, determinando una perdita per i risparmiatori.

Bonfatti e Scardone, nel presentare il bilancio, hanno parlato anche dell’esigenza di ricapitalizzazione. Attuale il coefficiente patrimoniale di Carim è dell’8,5 ma per via delle ultime norme in materia deve salire a 9,30. Ciò significa che servono venti/venticinque milioni di capitale fresco. Ma per stare in zona sicurezza e per avere la possibilità di incrementare gli impieghi, sarà fatto un aumento di capitale di 40 milioni. La procedura sarà aperta dopo l’approvazione del bilancio e probabilmente andrà in porto a luglio 2016. L’aumento di capitale è riservato ai soci e, in caso loro rinuncino, ad alleati commerciali come assicurazioni e finanziarie. Altri aumenti di capitale, fino a 100 milioni, potrebbero essere fatti nel prossimo futuro per dotare la banca delle risorse necessari per l’espansione e lo sviluppo. Carim in quanto tale non si pone il problema di cessioni, fusioni o aggregazione con altri istituti, azioni che sono nella responsabilità e prerogativa dei soci.

E a proposito del socio principale, la Fondazione, Bonfatti ha affermato di non capire il senso logico del desiderio degli industriali di volere un imprenditore alla guida. “A meno che si parta dal presupposto sbagliato che dalla Fondazione si possa condizionare l’attività della banca. Non esistono più porte girevoli, se ci sono state, appartengono al passato. La gestione della banca è autonoma”. Resta il fatto che la Fondazione, azionista di maggioranza, ha la possibilità di determinare il consiglio di amministrazione. E non è un potere da poco.

 


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