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Banca Carim e le incognite della cessione

Lunedì, 08 Maggio 2017

L’ultimo aggiornamento sulle trattative per Banca Carim è del blog The Insider di Carlo Festa, il quale, da una parte, conferma che la trattativa con Cariparma riguarda ormai definitivamente tre banche (includendo quindi San Miniato) e non più le sole Casse di Rimini e Cesena e, dall’altra, aggiunge alcune cifre sulla cartolarizzazione dei crediti inesigibili collegata alla trattativa stessa. In primo piano il costo complessivo dell’operazione che, secondo il blog del Sole24ore, arriverebbe a 2,8 miliardi di euro dei quali 1,4 relativi alla Cassa di Cesena.

Per quanto riguarda Rimini, la cifra dei crediti inesigibili stabilita dalla stessa Carim dovrebbe invece variare tra gli 800 e i 900 milioni, ma, numeri a parte, può essere interessante mettere in fila alcuni elementi che non sono ancora definiti. Infatti, in tutto questo fiorire di notizie, ci sono ancora dei particolari che nemmeno i più diretti interessati conoscono ancora e che potranno essere definiti solo nel corso della trattativa o delle fasi più avanzate della cessione stessa.

Quello che si sa.
La trattativa per la cessione di Banca Carim è ormai entrata nel vivo. A condurla in realtà sono Banca d’Italia, il Fondo Interbancario e Cariparma, mentre Carim non può fare altro che aspettarne l’esito. Tanto che la banca del gruppo francese poco si è preoccupata ancora di fornire ai tre istituti che intende acquisire un vero piano industriale con i propri obiettivi e strategie.
Per quanto riguarda JC Flower, che era interessato alla sola banca riminese, ci ha smentito direttamente che stia tentando o abbia tentato una cordata con altri soggetti per allargare l’operazione alle tre banche (sic), e anche per questo sembra ormai fuori gioco. È evidente infatti che Banca d’Italia deve approfittare di questa operazione per piazzare San Miniato, per la quale non è in grado di trovare una soluzione ‘individuale’.

Quello che non si sa.
Se pur sembra ormai chiarito anche il meccanismo dell’operazione - con il Fondo Interbancario che acquisirà Banca Carim e poi, dopo averla ‘pulita’ dai crediti inesigibili, la cederà a Cariparma - i due passaggi contengono ancora incognite importanti.
Primo. Banca Carim ha stabilito l’ammontare dei propri crediti inesigibili, da inserire a bilancio con le svalutazioni relative, ma nella trattativa Cariparma potrebbe contestare il bilancio, sostenere che queste valutazioni sono da rivedere e chiedere di modificare le stime di recupero dei crediti o il valore della loro cedibilità. Anche se, essendo le cifre frutto di valutazioni successive all’ultima ispezione di Banca d’Italia, sarebbe come dire che a sbagliare è stato lo stesso ente di controllo.
Secondo. All’atto effettivo della cessione (la cartolarizzazione) dei crediti inesigibili di Carim, che avverrà spacchettando gli stessi in modo da separare i ‘disperati’ dai più o meno ‘vendibili’ (in termini tecnici: junior, mezzanine, senior) per cederli ad acquirenti diversi, il Fondo Interbancario potrebbe in realtà ottenere meno soldi di quelli preventivati.
In entrambi i casi, i numeri dell’intera operazione ne verrebbero condizionati in modo più o meno decisivo.

In sintesi.
Il Fondo Interbancario acquisisce Banca Carim con una ricapitalizzazione che ne riporti appunto il capitale alle soglie stabilite dalla normativa europea. A fronte di questa operazione prevede di ottenere 150 milioni da Cariparma per Cesena (almeno secondo i ‘si dice’ emersi fino ad oggi) e si accollerà parte dei milioni necessari per la cessione dei crediti deteriorati; una operazione che, solo per Carim, dovrebbe costargli tra i 220/250 milioni per far si che la banca sia in regola e cedibile a Cariparma.
Ma se la cessione dei crediti richiedesse un maggior esborso oppure se Cariparma contestasse altre partite di bilancio di Banca Carim, ugualmente si troverebbe a dover aumentare il proprio impegno economico.
Tutto questo naturalmente influirebbe sul valore delle azioni di Carim in possesso agli attuali soci, sperando poi che le eventuali variazioni di cifre previste non ostacolino o mandino all’aria la trattativa con Cariparma o addirittura la decisione del Fondo di acquisire le tre banche compresa Rimini.

L’incertezza durerà comunque poco, dato che a giugno, cioè entro 120 giorni dalla presentazione delle offerte, una parola chiara e definitiva dovrà essere detta. E scritta.


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