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La candidatura Pecci: solo un bluff in attesa del nome vero?

Domenica, 10 Gennaio 2016

6bLa candidatura Pecci: solo un bluff in attesa del nome vero?

 

Se il segretario romagnolo della Lega Nord Jacopo Morrone voleva bruciare l’avvocato Marzio Pecci come candidato sindaco a Rimini, ci è riuscito benissimo. Gli alleati di Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno subito alzato le barricate e dal mondo del civismo intenzionato a posizionarsi a destra si è udito un assordante silenzio. Pecci entusiasma solo Morrone e Il Carlino che ha avuto l’esclusiva dell’investitura ufficiale (anche se in realtà è stata Inter-Vista a rivelare che quello era uno dei nomi in ballo, subito impallinato da Gioenzo Renzi). Nemmeno sul profilo Facebook della Lega si possono trovare i fuochi d’artificio.

 

Volendo riassumere il toto-candidato del centrodestra, la situazione è questa: emerge la candidatura del giornalista Franco Fregni e Morrone la liquida come una creatura di Dreamini e basta; si batte la grancassa su Pecci, e i partiti alleati si inalberano dicendo che non si fa così. Un osservatore esterno non può che trarne le conclusioni: 1-1, palla al centro.

                                                                                                                      

Un panorama ben diverso da quello pomposamente descritto dalla Lega nei mesi scorsi: “Abbiamo un candidato al quale nessuno potrà dire no”, facendo immaginare chissà quale asso nella manica. Dalla manica è invece uscito solo un due di coppe, il che significa che i leghisti hanno il gusto del bluff o non hanno proprio idea di quale possa essere il profilo di un candidato vincente a Rimini. Nell’uno e nell’altro caso non è una prospettiva rassicurante per quanti auspicano che la competizione elettorale del 2016 non sia vinta a tavolino da Andrea Gnassi (o da chi per lui). Costoro, almeno fino a questo momento, devono constatare che la grande montagna (sono mesi che si vedono e discutono, dicono) ha partorito solo il classico topolino. A meno che la mossa di Morrone sia solo tattica per calare il nome del candidato vero. Vedremo.

 

La candidatura attuale proposta dalla Lega è debole, a nostro giudizio, anche agli occhi degli stessi elettori leghisti. L’avvocato Pecci, certamente un’onesta e stimabile persona, ha alcuni terribili difetti. Innanzitutto vive a Pesaro, che per molti riminesi è come dire in un mondo totalmente altro rispetto a Rimini. Ed anche per un movimento che ha sempre sbandierato la bandiera federalista, la valorizzazione delle comunità locali, è come dire di importare un candidato dall’estero. Non funziona.

 

Anche le precedenti esperienze politiche non depongono a suo favore: candidato a Riccione nel 2004 da Lega e Forza Italia, ha preso meno voti della sua coalizione. Non c’è bisogno di essere esperti politologi per sapere che è vincente a Rimini il candidato che sul proprio nome sa andare oltre i confini dei partiti e delle liste che lo esprimono. È stato inoltre candidato a Gabicce per una lista di centrosinistra, e la Lega ha sempre detestato quelli che cambiano casacca.

 

Ma anche certi elementi del suo profilo professionale lo possono rendere indigesto agli elettori e a quelli leghisti in particolare. Dal suo blog, apprendiamo infatti che l’avvocato Marzio Pecci è fiduciario di Equitalia Centro Spa per le zone di Rimini, Cesena e Forlì. Un caso di rilievo nazionale: la Lega, che voleva abolire Equitalia, che di essa ha detto tutto il male possibile, candida a Rimini un uomo di Equitalia. Improbabile che possa funzionare.

 

In attesa che si sciolga il nodo candidato, nel centrodestra si segnala l’aggregazione che si va formando fra i Popolari Liberali di Eraldo Giudici e Pierluigi Pollini, alcuni ex di An rimasti senza casacca politica (come l’attuale consigliere comunale Gennaro Mauro e l'ex consigliere provinciale Claudio Di Lorenzo) e altri battitori liberi. La loro lista convergerebbe sul candidato sindaco del centrodestra, “sempre che si riesca ad arrivare ad una auspicabile candidatura unica”, sottolinea Giudici, facendo capire che i nomi finora emersi non lo entusiasmano. I nomi forti di questa lista dovrebbero essere appunto il suo e quello di Gennaro Mauro, entrambi dotati (elezioni 2011) di un discreto numero di preferenze.

 

Sul fronte opposto, dove tutto tace in attesa di sapere se le decisioni della magistratura costringeranno obtorto collo Andrea Gnassi al ritiro, si segnala un episodio curioso. Nella giornata di sabato 9 gennaio sul profilo Facebook di Maurizio Melucci è apparso un post di Alberto Amati che chiede cosa ci sia di vero nella candidatura dell’ex parlamentare Elisa Marchioni al posto di Gnassi costretto al ritiro dai giudici. Melucci risponde che la cosa non esiste e Amati rilancia specificando che si parla di un ticket Marchioni-Magrini, uno schema già collaudato. Il riferimento pare essere al ticket Ravaioli-Melucci (quest’ultimo all’epoca segretario dei Ds): candidato cattolico (in questo caso anche donna, un plus) e vice sindaco politico, a garanzia del partito. La curiosa conversazione oggi è stata eliminata dal profilo di Melucci. Purtroppo non abbiamo fatto in tempo a farne uno screenshot per documentarla. Ma è un interessante indizio dell’aria che tira.

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