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Turismo: la locomotiva Rimini non traina più

Giovedì, 25 Giugno 2015

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Turismo: la locomotiva Rimini non traina più

 

Se il movimento turistico riminese fosse una gara ciclistica, ci potremmo chiedere chi ha tirato la volata che ha fatto raggiungere l'ottimo risultato del mese di maggio: +21,3% di arrivi e +22,2% di presenze. La risposta a questa domanda è in parte scontata e in parte sorprendente: scontato che si siano distinti gli alberghi a 3 stelle (+24%) che sono l’ossatura fondamentale dell’offerta ricettiva della provincia, sorprendente la straordinaria performance degli alberghi a 2 stelle, quelli che solitamente sono considerati fuori mercato, che hanno visto un aumento di presenze del 49,6%.

 

Ma non è l’unica e più importante sorpresa che riserva la lettura completa dei dati relativi al movimento turistico nei primi cinque mesi dell’anno. È stato giustamente osservato che con maggio la Riviera è tornata a vedere il sole (non solo per il meteo) e che grazie a questo mese il bilancio dell’anno (fino a questo punto) non è più così negativo. È vero ma non per tutti allo stesso modo.

 

Bellaria Igea Marina ha la possibilità di pavoneggiarsi mettendo in mostra il suo incredibile +56,1% di presenze, ma anche Cattolica si difende con il +33,6%, Misano Adriatico con il 32,7%, Riccione con il 29,9%; solo Rimini sembra non cogliere pienamente il vento favorevole fermandosi al+9,9%. Ovviamente è anche questo un risultato positivo, ma messo a confronto con le perfomance delle altre località della Riviera risulta inevitabilmente sbiadito. È solo un’impressione psicologica o c’è dell’altro?

 

Osserviamo allora il bilancio dei primi cinque mesi dell’anno. A livello provinciale gli arrivi, trainati soprattutto dagli italiani, sono cresciuti del 2,3%, mentre per i pernottamenti rimane il segno negativo, anche se limitato: -1,2%.

Questa è la media provinciale, ma anche in questo caso il comportamento delle diverse località non è uniforme. Bellaria Igea Marina si attesta su un +13,7% che fa ben sperare gli operatori turistici; Cattolica è invece in flessione, anche se contenuta, -1,8%; Misano Adriatico è tranquilla con un +10,4%; pure Riccione vede un deciso segno positivo, +6,6; mentre Rimini si attesta ancora su un preoccupante -7,2%. Ma questa non è che la conferma di una tendenza che era già delineata fino ad aprile ed anche nel consuntivo del 2014.

 

Non si vuole con questo alimentare campanilismi sterili fra le diverse città, come se, ascoltando talune dichiarazioni, ci fosse da dimostrare che uno è più bravo dell’altro (anche se una sana competizione all’interno del sistema non può che giovare). Il punto è che a rimanere arretrata è la locomotiva di questo sistema, il capoluogo Rimini, mentre gli altri vagoni o risentono meno pesantemente della crisi o riescono a muoversi con maggiore efficacia.

 

Per verificare se quella della locomotiva inceppata è solo un’impressione o ha qualche corrispondenza nella realtà, abbiamo provato a mettere a confronto alcuni dati. Nei primi cinque mesi del 1999 (è il primo degli anni disponibili nelle statistiche provinciali) le presenze turistiche di Rimini rappresentavano il 60% del totale provinciale, nel 2015 questa quota è scesa al 54%. Se invece si fa l’esame sull’intero 1999 messo a confronto con l’ultimo anno disponibile, il 2014, si vede che anche in questo caso la quota è scesa dal 49% al 46%.

 

Qualcuno potrà dire che le statistiche non dicono niente, salvo poi vantarsene quando volgono a suo favore (quel “niente” è comunque l’unico strumento di valutazione disponibile, non potendo conoscere il fatturato complessivo della vasta rete di imprese). Sembra però che a Rimini vadano molto di moda gli annunci roboanti, come quello del sindaco Andrea Gnassi secondo cui gli eventi di maggio potevano portare 450 mila presenze, senza poi riflettere quando queste previsioni, fatte certamente per il lodevole scopo di infondere ottimismo negli operatori, vengono smentite dai fatti (le presenze complessive in maggio, anche quelle non generate dagli eventi, sono state 436 mila). Allo stesso modo non corrisponde al vero che l’aver sfondato il tetto delle 900 mila presenze in maggio sia stato un traguardo mai raggiunto negli ultimi vent’ anni: sia nel 2008 che nel 2009 sono state superate le 960 mila presenze.

 

Senza essere catastrofisti o cantori di un declino ineluttabile, resta da chiedersi perché le presenze turistiche di Rimini, nonostante gli eventi e gli scenari dipinti dal sindaco, non si traducano, almeno fino a questo momento, in maggior fatturato per gli operatori.

 

Come contributo alla riflessione, si prenda un altro dato che emerge dalle statistiche. Maggio è andato benino sul fronte dell’estero (la flessione delle presenze, che era drammatica nei primi mesi dell’anno, è stata bilanciata dal +6,8% ) perché quest’anno è stato il mese della Pentecoste, tradizionale periodo di vacanze per i tedeschi. Chi ha intercettato questa quota di mercato che, persistendo la crisi dei russi, è fondamentale per alimentare le presenze estere? Bellaria Igea Marina vede un +93,3%; Cattolica addirittura è arrivata ad un +223,1%; Misano Adriatico è sulla stessa lunghezza d’onda, +190,7%; Riccione si può ben consolare con un + 95,4%, mentre anche in questo caso Rimini è costretta a fare il fanalino di coda con un +44,5%, inferiore alla media provinciale che è del +78,3%.

 

Un altro dato non trascurabile sono gli arrivi, unanimemente considerati come il sintomo della capacità attrattiva di una località turistica. Se il consuntivo provinciale indica per i primi cinque mesi dell’anno un rassicurante +2,3%, a Rimini la situazione è esattamente capovolta, -2,2%.

 

Una politica realista dovrebbe affrontare, senza allarmismi ma anche senza reticenze, questa situazione di impasse della locomotiva Rimini. Senza limitarsi a scrollare le spalle o promettere che nel futuro, quando sarà stato fatto questo o aggiustato quello, le cose andranno sicuramente meglio. Il futuro è adesso.

 

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