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15 04 2015 | Rimini | In Romagna redditi tra i più bassi d’Italia

Mercoledì, 15 Aprile 2015

neroRimini | In Romagna redditi tra i più bassi d’Italia

 

Redditi, la Romagna soffre. “L’analisi dei dati delle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti delle province di Forlì–Cesena, Rimini e Ravenna che si sono rivolti ai Caf della Cisl nel 2014 conferma alcune dinamiche riscontrate a livello nazionale ma evidenzia anche il permanere di una situazione di maggiore sofferenza nella distribuzione dei redditi (21.944 euro) rispetto al dato medio regionale, che presenta un livello di reddito complessivo (23.056 euro) superiore a quello nazionale (21.858)”, spiegano dalla Cisl.
“L’aliquota media irpef al netto delle deduzioni e delle detrazioni fiscali utilizzate, sopportata nelle tre province (16,86%) risulta inferiore a quella media netta regionale (17,88%) e a quella nazionale (17,33%), soprattutto grazie alle detrazioni usufruite per il recupero edilizio e il risparmio energetico e quelle per i familiari a carico. I benefici delle detrazioni per figli, per il recupero energetico e per le ristrutturazioni edilizie agiscono, tuttavia, in maniera diversificata fra le diverse categorie di contribuenti (i pensionati, ad esempio, che risultano più penalizzati dei dipendenti, perché, di fatto, non utilizzano le detrazioni per i figli)”.
L’analisi prende in considerazione anche gli anni precedenti. “Dal 2010 al 2013 il reddito che è rimasto alle famiglie della Emilia Romagna è diminuito di quasi il 6% (- 5,64%), per effetto dell’inflazione che ha eroso ulteriormente il reddito disponibile al netto dell’imposta. In particolare, la ricerca conferma che nel territorio regionale nonostante si registri una sostanziale virtuosità nell’impatto delle aliquote delle addizionali Irpef regionali e comunali rispetto alla media nazionale (soprattutto grazie alle più basse aliquote comunali, rispetto a quelle medie degli altri comuni d’Italia, frutto della contrattazione sociale in particolare con i comuni romagnoli), il loro peso è cresciuto dal 2010 al 2013 del 20,67% (crescita comunque inferiore a quella media di oltre il 33% riscontrata a livello nazionale)”. Nel 2014, rispetto al 2013 “si è registrata, tuttavia, una modesta riduzione (-1,87%) delle addizionali irpef regionali e comunali rispetto all’anno precedente”.
Nel 2013, va avanti la Cgil, “alla lieve diminuzione dei redditi complessivi rispetto all’anno precedente (-0,56%), si accompagna una più sensibile riduzione dell’imposta netta (- 3,20%), cioè dell’imposta Irpef al netto delle detrazioni utilizzabili, consentendo ai lavoratori dipendenti interessati alle detrazioni di compensare l’incremento del peso delle addizionali regionali e comunali (mentre risultano più penalizzati i pensionati che hanno usufruito in maniera minore delle detrazioni)”.
La ricerca della Cgil mostra anche l’aumento del carico fiscale dei contribuenti con l’introduzione dell Tasi rispetto alla vecchia Imu “nonostante in molti Comuni romagnoli la contrattazione sociale abbia consentito l'introduzione di detrazioni sulla prima casa legate al patrimonio e al carico dei figli”.
La Cisl chiede dunque ri rivedere “profondamente” la leva fiscale. “Quello che serve - spiega il segretario Massimo Fossati - è un intervento strutturale, non servono 20 euro distribuite a pochi, magari prima delle elezioni amministrative di maggio. Per la Cisl, bisogna interrompere il cortocircuito per cui a livello nazionale, da un lato si diminuiscono le tasse per pochi, mentre localmente le si aumenta per tutti, a partire dalle addizionali IRPEF, afferma il segretario della Cisl romagnola. Vogliamo sperare che la futura local tax non si traduca nuovamente in un gioco delle tre carte”.
La Cisl ha anche delle proposte concrete: 1000 euro annui per tutti i redditi da lavoro e da pensione fino a 40.000 e a scalare fino a 50.000 euro lordi di reddito; un nuovo sistema di detrazioni per i carichi familiari, una nuova regolazione delle imposte locali; un’imposta ordinaria sulla grande ricchezza netta con esclusione di prime case e titoli di stato; un rafforzamento delle sanzioni penali e amministrative per gli evasori e l’introduzione di meccanismi di contrasto di interesse.


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