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Gnassi sull'aeroporto di Rimini: cosa non ha avuto il coraggio di dire

Mercoledì, 04 Febbraio 2015

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 Gnassi sull'aeroporto di Rimini: cosa non ha avuto il coraggio di dire

 

Se non fosse stato per le ultime battute del sindaco Andrea Gnassi, il dibattito in consiglio comunale sulle vicende che hanno portato al fallimento di Aeradria e alla chiusura dell’aeroporto non avrebbe aggiunto nulla a quanto già si sapeva. I partiti di minoranza, centrodestra e Movimento 5 Stelle, sono andati all’attacco per mettere in evidenza, ciascuno con i propri argomenti, le responsabilità del Pd, quale partito di maggioranza e di governo, nel disastro gestionale dell’aeroporto sul quale pendono pure le gravissime ipotesi di reato su cui sta indagando la magistratura. Dai banchi della giunta (l’assessore Brasini e il sindaco) e da quelli della maggioranza sono arrivati interventi a difesa, tesi a dimostrare che la classe dirigente al governo ha fatto di tutto per salvare l’aeroporto, sempre pomposamente definito come un’infrastruttura strategica per la città e la Riviera.

 

Il dibattito è andato avanti su questi binari, arrivando ad una conclusione paradossale se non contraddittoria. Il Comune, insieme alla Provincia e alla Camera di Commercio, ha dato mandato ad uno studio legale per verificare se esistano i presupposti per un’azione di responsabilità nei confronti degli ex amministratori di Aeradria. In consiglio comunale, invece, la maggioranza di centrosinistra ha respinto la mozione proposta da Gioenzo Renzi che impegnava il Comune a costituirsi parte civile in un eventuale processo.

 

Quindi, da un certo punto di vista, niente di nuovo nella direzione di un tentativo di risposta alla domanda che tutti i cittadini si pongono: perché è avvenuto tutto questo e di chi sono le responsabilità?

 

Alla fine del suo intervento – spesso condizionato dall’urgenza di controbattere alle critiche arrivate dalle forze di opposizione – il sindaco Gnassi ha fatto un accenno ad un argomento che se opportunamente sviluppato avrebbe portato a fare un po' di chiarezza. Avvalendosi anche di citazioni storiche (i verbali di un consiglio comunale del dopoguerra), il sindaco ha sottolineato la validità di una scelta strategica fondamentale per lo sviluppo dell’economia locale e in particolare del sistema turistico: la collaborazione fra pubblico e privato. Ha sostenuto che è il sistema pubblico-privato la leva su cui Rimini ha puntato e deve puntare.

 

Giusto ragionamento: ma che c’entra con l’aeroporto? Gnassi purtroppo non l’ha esplicitato. Anzi, diciamo pure che non ha avuto il coraggio di esplicitarlo.

Proviamo a farlo noi. Il presidente Massimo Masini aveva il problema di incrementare il traffico in aeroporto e per ottenere il risultato doveva stringere rapporti con le compagnie di voli low cost che, come tutti sanno, si muovono solo dove ci sono contributi. Non poteva Masini ripetere l’esperienza fallimentare dell’ex presidente di Aeradria Terzo Pierani che scivolò proprio su questa buccia di banana. L’idea – fatta propria da tutti e osannata come esempio virtuoso di collaborazione pubblico-privato – era stata quella di costituire una società collegata, Riviera di Rimini Promotion, che acquistasse i biglietti (vuoto per pieno) dalle compagnie. Nell’operazione erano pienamente coinvolte le associazioni degli albergatori, i cui uomini furono messi al vertice e nel consiglio d’amministrazione d’Aeradria.

 

Questo era il sistema pubblico privato che era stato congegnato e che anche in documenti ufficiali era presentato come la novità vincente per l’aeroporto di Rimini e come esempio di un territorio che finalmente faceva sistema.

Dopo il fallimento di Aeradria, le inchieste della magistratura e le sentenze dei Tribunali che hanno confermato il fallimento hanno teso a dimostrare che questa collaborazione era in realtà una pratica di consociativismo poco virtuoso, tanto che gli ultimi atti dell’inchiesta tendono a rappresentarlo come un’associazione a delinquere.

 

Questa – come è stato ripetuto anche in consiglio comunale – è un’ipotesi che deve essere dimostrata dalla magistratura. Ma chi a Rimini ha responsabilità politiche e ha fatto parte di quel sistema pubblico privato messo così pesantemente sotto accusa, ha il dovere di fare chiarezza, immediatamente. Gnassi faceva parte pienamente di quel sistema che, se vogliamo usare un’immagine, era rappresentato dalle convention estere di Pronozione Alberghiera, alle quale lui partecipava (insieme al vice sindaco Maurizio Melucci), tanto che in una di queste fu partorita anche la Notte Rosa.

 

Se il punto di partenza, il sistema pubblico privato, era valido, non si capisce perché i protagonisti oggi rimasti sulla scena pubblica non lo rivendichino con forza, non se ne assumano la piena responsabilità. Gnassi ha avuto buon gioco nel rinfacciare al centrodestra che sulle ultime ricapitalizzazioni di Aeradria, si era astenuto in Comune e aveva votato a favore in Provincia. La frase avrebbe avuto meno il sapore del battibecco polemico e di più l’aspetto della ricerca della verità, se avesse aggiunto che tale era in quegli anni il clima di coesione territoriale intorno all’aeroporto.

 

Poi il giocattolo si è rotto. Sono stati commessi errori? Questo è evidente, altrimenti non saremmo a questo punto. Quali sono stati gli errori il sindaco Gnassi ha però il dovere di dirlo da subito, senza aspettare gli eventuali accertamenti penali della magistratura. Se davvero è convinto che la collaborazione di sistema pubblico privato è qualcosa di virtuoso, perché non la rivendica anche per il recente passato dell’aeroporto, perché non se ne assume la piena responsabilità, senza omettere – ovviamente - un’analisi del perché quel sistema virtuoso è così miseramente fallito?

 

Invece sembra che lui, e con lui tutta la classe politica, ora se ne vergogni. Finché non compirà questa piena assunzione di responsabilità, resterà sempre sulla vicenda dell’aeroporto un alone di mancata trasparenza che legittima le bordate dell’opposizione e il disorientamento dei cittadini.


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