Scrivi qui la tua mail
e premi Invio per ricevere gratuitamente ogni mattina la nostra rassegna stampa

I figli di don Oreste Benzi a casa di Francesco

Sabato, 20 Dicembre 2014

10b

I figli di don Oreste Benzi a casa di Francesco

 

Chi ha conosciuto don Oreste Benzi ed il suo profondo amore per la Chiesa e per il Papa, non può non immaginarlo sorridente in Paradiso, mentre osservava i suoi figli spirituali che si stringevano oggi intorno a papa Francesco. Un grande spettacolo che ha commosso innanzitutto i membri della comunità papa Giovanni XXIII: più di 7.500 persone provenienti da tutti i continenti, dalla vecchia Europa come dalle Americhe, dall’Asia come dall’Oceania. Chi pensa a don Oreste e alla sua comunità come ad un fenomeno riminese o italiano si dovrà ricredere una volta per tutte: nel’Aula Paolo VI ieri c’erano persone provenienti dall’Australia dalla Cina, dalla Russia, dall’India (per fare qualche esempio), ed anche dall’Argentina, come ha sottolineato il responsabile Giovanni Paolo Ramonda nel suo intervento di saluto a papa Francesco. L’Associazione è diffusa in 34 paesi (nel 2015 comincerà una presenza anche nel tormentato Iraq), conta circa 500 strutture fra case famiglie, cooperative di lavoro, case di preghiera, comunità per ex tossicodipendenti. Ogni giorno, a pranzo e a cena, quasi 60 mila persone si siedono a tavola. Era una contabilità che lo stesso don Oreste amava tenere aggiornata, quasi per dimostrare la forza e la potenza della Provvidenza.

 

Nel 2014 l’Associazione ha vissuto due importanti anniversari: sono trascorsi dieci anni dal riconoscimento definitivo come associazione privata internazionale di fedeli di diritto pontificio e sono sempre trascorsi dieci anni dall’udienza speciale concessa da Giovanni Paolo II, ora venerato come santo, al pari del pontefice che ha dato il nome dell’Associazione. È stato quindi immediato per i seguaci di don Oreste chiedere di essere ricevuti da papa Francesco in questo anno così importante.

 

Giovanni Paolo Ramonda ha ricordato al pontefice che loro sono i figli di don Oreste Benzi, del parroco con la tonaca lisa, di colui che Benedetto XVI ha definito un infaticabile apostolo della carità. C’è un’evidente sintonia fra il sacerdote riminese avviato verso la beatificazione e il papa venuto dall’Argentina. E non solo per la preferenza di Bergoglio per una Chiesa povera, che vive fra i poveri (preferenza che avrebbe fatto fare a don Benzi quattro capriole di gioia) ma anche per quel costante invito alla Chiesa ad uscire da tutte le proprie autoreferenzialità per andare incontro agli uomini concreti nelle periferie geografiche ed esistenziali.

 

Seguendo la stampa dell’Associazione Papa Giovanni XXIII non si ha l’impressione di questa sintonia totale o per lo meno non viene sottolineata ed enfatizzata. In ogni caso chi ha conosciuto don Oreste Benzi e segue oggi il pontificato di Bergoglio non può non notare come la vita e l’esempio dell’uno rimandi immediatamente all’insegnamento dell’altro.

Il Papa ha preso la parola dopo l’intervento di saluto di Ramonda e le testimonianza di una famiglia di Roma e di un’ex prostituta nigerina salvata dalla tratta.

“I vostri racconti - ha subito sottolineato Francesco - parlano di schiavitù e di liberazione, parlano dell’egoismo di quanti pensano di costruirsi l’esistenza sfruttando gli altri e della generosità di coloro che aiutano il prossimo a risollevarsi dal degrado materiale e morale.

Sono esperienze che mettono in luce le tante forme di povertà da cui purtroppo è ferito il nostro mondo; e rivelano la miseria più pericolosa, causa di tutte le altre: la lontananza da Dio, la presunzione di poter fare a meno di Lui. Questa è la miseria cieca di considerare scopo della propria esistenza la ricchezza materiale, la ricerca del potere e del piacere e di asservire la vita del prossimo al conseguimento di questi obiettivi.

Sì, amici, è la presenza del Signore che segna la differenza tra la libertà del bene e la schiavitù del male, che può metterci in grado di compiere opere buone e di trarne una gioia intima, capace di irradiarsi anche su quelli che ci stanno vicino. La presenza del Signore allarga gli orizzonti, risana i pensieri e le emozioni, ci dà la forza necessaria per superare difficoltà e prove”.

 

Dopo questo richiamo, Francesco ha offerto il suo ritratto di don Oreste Benzi: “Il suo amore per i piccoli e i poveri, per gli esclusi e gli abbandonati, era radicato nell’amore a Gesù crocifisso, che si è fatto povero e ultimo per noi. La sua coraggiosa determinazione nel dare vita a tante iniziative di condivisione in diversi Paesi sgorgava dal fiducioso abbandono alla Provvidenza di Dio; scaturiva dalla fede in Cristo risorto, vivo e operante, capace di moltiplicare le poche forze e le risorse disponibili, come un tempo moltiplicò i pani e i pesci per sfamare le folle.

Dalla missione di coinvolgere gli adolescenti e interessarli alla persona di Gesù, nacque nel servo di Dio Don Oreste Benzi l’idea di organizzare per loro un “incontro simpatico con Cristo”, vale a dire un incontro vitale e radicale con Lui come eroe e amico, mediante testimonianze di vita vissuta, che mostrassero in pienezza il messaggio cristiano, ma in modo gioioso e persino scherzoso. Nacque così la vostra comunità, oggi presente in 34 Paesi con le sue Case-famiglia, le cooperative sociali ed educative, le Case di preghiera, i servizi per accompagnare le maternità problematiche, e altre iniziative. La Provvidenza vi ha fatto crescere, provando la vitalità del carisma del Fondatore, il quale amava ripetere – come ha detto il Responsabile generale – che “per stare in piedi bisogna stare in ginocchio”.

 

Ed infine papa Francesco ha rinnovato l’invito che dieci anni prima san Giovanni Paolo II aveva rivolto alla comunità: dell’Eucaristia il cuore delle Case-famiglia e di ogni altra attività sociale ed educativa.

 

Valerio Lessi


Le vostre foto

Rimini by @lisaram, foto vincitrice del 15 febbraio

#bgRimini

Le nostre città con gli occhi di chi le vive. Voi scattate e taggate, noi pubblichiamo. Tutto alla maniera di Instagram