Scrivi qui la tua mail
e premi Invio per ricevere gratuitamente ogni mattina la nostra rassegna stampa

Chiesa e modernità. Un incontro del Centro Paolo VI

Mercoledì, 06 Novembre 2013

3bChiesa e modernità. Un incontro del Centro Paolo VI

È toccato a qualcuno del pubblico, un personaggio noto, l’avvocato Maurizio Ghinelli, dare voce a un pensiero che certamente ha un’area di seguaci nelle élites intellettuali sia laiche che cattoliche. E cosa ha detto l’avvocato Ghinelli nell’incontro dedicato dal centro culturale Paolo VI di Rimini alla lettera di papa Francesco a Eugenio Scalfari? Ha detto che lui è felice di quel dialogo perché dopo le aperture del Vaticano II la Chiesa ha avuto paura della modernità, è stata incapace di dialogare con i laici, si è scelta i cosiddetti atei devoti per fare le battaglie sui valori non negoziabili. Con Francesco e Scalfari si torna invece al vero dialogo, quello per ricercare la verità che nessuno ha già in tasca. Ma la Chiesa, tutta la Chiesa saprà mettersi sulla strada del papa?
La domanda di Ghinelli, viste anche le premesse, non è stata raccolta dai relatori, che erano il professor Dalmazio Rossi, docente di filosofia in un liceo di Rimini, e Marco Tibaldi, docente di teologia fondamentale a Bologna. È stato un peccato, perché i giudizi di Ghinelli fanno parte di un “non detto” abbastanza diffuso e un po’ di chiarezza non avrebbe guastato. Tuttavia Tibaldi, rispondendo ad un’altra domanda, ha poi preso in qualche modo posizione sulle questioni sollevate da Ghinelli. Se si abbandona la stagione della difesa autoritaria della verità, non significa che la verità sia relativa o che non esista affatto. Al contrario. Solo in Cristo scopriamo chi è veramente l’uomo (“Dio si è svelato, ciò che resta misterioso è solo perché si sia svelato così bene”), Gesù è certamente risorto e, anche se ci precede in Galilea, è laddove non ce lo immagineremmo mai. Se può essere più facile accettare Gesù, la stessa accoglienza va riservata alla Chiesa, “perché c’è perfezione anche nella Chiesa, quando la Chiesa celebra l’Eucaristia compie un atto di perfezione totale”.
Nell’intervento introduttivo, Tibaldi, facendo riferimento alla sua precedente esperienza di educatore, ha fornito la sua interpretazione del dialogo Papa-Scalfari. Come si reagisce a un mondo, quello della postmodernità, dove non esistono fondamenti condivisi, dove tutte le opzioni sono allo stesso livello? Si può far finta di niente, ci si può opporre, essere contro. O si sceglie la via del dialogo, tipica di Francesco, (ma anche di Benedetto, ha osservato in un inciso). Il papa affronta la stessa difficoltà che un educatore prova di fronte alla diversità dell’altro. La domanda è: come si fa a digerire la rabbia per la diversità dell’altro? Un modo davvero originale, esistenziale, per porre l’annosa questione della modernità e della post-modernità. Francesco risponde con il concetto, che è analogico, delle periferie esistenziali. È in queste periferie esistenziali che ci precede il Risorto, è lì che dobbiamo andare ad incontrarlo. Quindi so dove è la verità, ma la trovo insieme all’altro. Questa, secondo Tibaldi, è la novità metodologica di Francesco. C’è un “di più” di Vangelo, non va ridotta ad una questione accademica.
L’altro relatore della serata ha insistito molto sul concetto introdotto da Francesco della verità come relazione, presentata come idea equidistante dai concetti di verità assoluta e di verità relativa. Non siamo filosofi o teologici, ma ci sembra che Francesco volesse dire qualcosa di diverso e di più interessante.
Valerio Lessi


Le vostre foto

Rimini by @lisaram, foto vincitrice del 15 febbraio

#bgRimini

Le nostre città con gli occhi di chi le vive. Voi scattate e taggate, noi pubblichiamo. Tutto alla maniera di Instagram