Indiscrezioni dal piano strategico e qualche domanda

Giovedì, 01 Marzo 2012

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INDISCREZIONI DAL PIANO STRATEGICO E QUALCHE DOMANDA


“Non c’è scommessa più persa di quella che non giocherò/ora.” Poche parole, queste, prese a prestito da Jovanotti, che ben esprimono la situazione in cui si trova oggi il Piano Strategico della città di Rimini. Proviamo a fare il punto della situazione e a vedere se possa essere ancora un argomento centrale nel dibattito cittadino e a quali condizioni.


La famosa agenzia, quella che dovrebbe promuovere, garantire e verificare l’attuazione del piano, è in dirittura d’arrivo. E’ da più di un anno che il comitato promotore e Maurizio Ermeti, presidente del forum della società civile e timoniere designato, preparano il varo della nave. L’ultimo ostacolo, un cavillo burocratico del Comune di Rimini, sembra essere stato risolto.


La nave sarebbe dunque quasi pronta a salpare. A seguirla, per coprirgli le spalle da un lato, per incalzarla dall’altro, la scialuppa del Forum delle associazioni della società civile che ormai da 5 anni lavora al Piano e che inizia a mostrare segni di sofferenza per il lungo lavoro e per il timore che la nave madre prenda una rotta tutta sua (ricordiamo che era il 2 luglio 2007 quando venne presentata ufficialmente l’operazione “Rimini Venture” con l’obbiettivo di ridisegnare la Rimini del 2027; quindi bisogna far presto, altrimenti tra non molto sarà già ora da riscriverlo).


Oltretutto, se veramente Maurizio Ermeti sarà il timoniere dell’agenzia, la scialuppa avrà bisogno di un capitano. Sono vari i nomi che girano, ma nessuno sembra avere il coraggio di mettersi ‘per l'alto mare aperto’. Tra l’altro Piero Leoni, che in questi anni ha ‘sorvegliato’ da dirigente comunale il processo del piano, è appena andato a pensione e c’è chi pensa che possa essere proprio lui a seguire Ermeti, mano nella mano, verso il 2027. La coppia ha mostrato in questi anni di essere abbastanza affiatata, per amore o convenienza questo non è dato saperlo.


L’ultimo cambiamento da registrare è nella figura di colui che da piazza Cavour sorveglierà il mare in tempesta della pianificazione strategica: andato via Leoni sembra che il sindaco Gnassi (memorabile l’ultima sua partecipazione al piano, arrivato per ascoltare ha fatto 40 minuti di prolusione sulla città, sulla sua crisi, sulle risorse che non ci sono e soprattutto senza ascoltare nessuno) abbia deciso di assegnare la delega al dirigente all’urbanistica Alberto Fattori. Leoni in qualche modo si era fatto accettare dal forum delle associazioni, bisognerà vedere che clima si instaurerà tra Fattori e la ruspante assemblea della società civile.


E qui, passando ai contenuti, il processo langue. Passata la sbornia per l’approvazione del documento (http://www.riminiventure.it/documenti/-piano_strategico/) in un consiglio comunale assai partecipato del 13 maggio 2011, e avviata il 25 di maggio la seconda fase, quella dell’attuazione attraverso gruppi di lavoro e laboratori (http://www.riminiventure.it/editoriale/pagina29.html), ora sarebbe il momento di passare dalle idee ai progetti da attuare.
Questo processo fatica però a prendere il via, non solo per la difficoltà fisiologica di un lavoro insieme tra le varie associazioni, che comunque rimane tra i più importanti valori del piano, ma perché il Comune tende a lasciare andare avanti il giocattolo e a non sostenerlo. Nessuno dirà mai dentro il palazzo dell’Arengo che è contro il piano strategico, questo è scontato. Meglio lasciarlo al suo destino, sperando che prima o poi il giocattolo si rompa.


Un esempio? E’ evidente, leggendo il documento del Piano, che tante azioni sono di governance, e sono orientate a un nuovo modo di mettere in rapporto i vari soggetti in un’ottica sussidiaria che vede il comune fare da pivot per metterli in rete. Queste idee sono a costo quasi zero, basterebbe poco per metterle in pratica, ma l’azione langue. Perché?
In secondo luogo c’è il problema delle risorse: tutti si chiedono “con quali soldi fare questo?”, “con quali fare quest’altro”? E’ questo è un problema in una città che fatica a redigere il suo bilancio non sapendo che pesci pigliare.
In terzo luogo c’è ancora il problema del rapporto con gli altri strumenti di pianificazione urbanistica. Continuano ad essere due treni che corrono su binari paralleli. Forse adesso qualcosa accadrà, ma è tutto da vedere in che direzione. Fattori non è un dirigente qualunque, ma il Coordinatore e Capo Progetto dell’Ufficio di Piano per la redazione del Piano Strutturale del Comune e del Regolamento Urbano Edilizio di Rimini. Ora in Comune stanno leggendo le osservazioni, 713 riguardano il Piano Strutturale e 1.011 il Regolamento Urbano Edilizio. Potrà Fattori occuparsi anche del Piano Strategico?
A questo bisogna aggiungere il problema della partecipazione. Da un lato continuano ad esserci associazioni che chiedono di entrare nel piano, dall’altro c’è da chiedersi se ai cittadini riminesi interessi veramente il piano strategico. Se interessa che in qualche modo, con più o meno decisione, a questo progetto sia stato delegato il disegno della Rimini del futuro.


Infine i partiti, che forse ora hanno altri problemi, ma anche loro sembrano aver deciso di lasciar stare, già presentendo che tutto finirà con un nulla di fatto.
Ultima menzione per il gruppo dei cattolici che continua a lavorare insieme, sotto la forma di un sorta di piano strategico ombra. Forse sono gli unici che ci credono veramente. Ermeti lo sa e sa bene che lo stesso Vescovo Lambiasi in passato ha elogiato questa esperienza (http://www.riminiventure.it/editoriale/pagina23.html).


Ma la questione radicale è capire se, in questo momento di crisi profonda dell’economia, il piano strategico sia ancora lo strumento più adeguato per affrontarla. Da un certo punto di vista si può osservare che il metodo concertativo portanto avanti dal Piano ha in qualche modo anticipato quello avviato con il governo Monti o, meglio, con la collaborazione tra i maggiori partiti in Parlamento, ma occorre anche verificare se coloro che ne sono stati protagonisti fin qui (singoli e non solo) siano, loro per primi, capaci di leggere la nuova realtà e adeguare analisi, proposte e metodi alle nuove esigenze della realtà odierna.
In questo senso il nostro è solo un invito a non pensare che oggi il problema della continuità e dell’efficacia del Piano risieda nel superamento di qualche ostacolo burocratico, in un po’ di stellette da distribuire e neppure nei soldi trovare.