Elezioni 2018: Rimini un anno dopo il terremoto politico

Martedì, 05 Marzo 2019

Esattamente un anno fa, il 4 marzo, l’Italia si svegliava prendendo atto del terremoto politico avvenuto nelle elezioni. Era nata l’Italia gialloverde, anche se per formare il governo tuttora in carica furono necessari alcuni mesi di trattative.

Rimini si è trovata rappresentata a Roma da quattro parlamentari: uno di opposizione, il senatore Antonio Barboni, di Forza Italia, e tre di maggioranza: i Cinque Stelle Marco Croatti e Giulia Sarti, e la leghista Elena Raffaelli, assessore al comune di Riccione. In questo anno hanno fatto parlare poco di sé, ad eccezione di Giulia Sarti nelle ultime settimane, per vicende peraltro poco onorevoli.

Le elezioni hanno premiato la coalizione di centrodestra, con la Lega di Salvini che ha superato Forza Italia, attestandosi come partito guida. Per Rimini questa non è stata una novità: già alle elezioni comunali del 2016 (per la prima volta senza ballottaggio per un candidato di centrodestra), la Lega aveva nettamente superato i berlusconiani, cinque consiglieri contro due. Alle amministrative erano assenti i 5 Stelle, che poi alle politiche hanno dimostrato di conservare, grazie al simbolo sulla scheda, un seguito importante.

Le elezioni del 2018 hanno immediatamente galvanizzato il centrodestra locale: con questi numeri, è stato il mantra continuamente ripetuto, la prossima volta si potrà mandare a casa la sinistra. Una fiducia nell’onda lunga del salvinismo che dovrebbe essere capace di provocare, nel 2021, il cambio della guardia a Palazzo Garampi.

Ma se il 2021 è ancora lontano, non di due anni, ma forse addirittura di un’epoca, vista l’estrema velocità che hanno assunto oggi i cambiamenti politici, intanto le amministrative del 26 maggio saranno una specie di prova generale: si voterà infatti per sedici Comuni, fra cui Santarcargelo. Fra le località amministrate dalla sinistra, è quella in cui lo scontro si annuncia più emblematico. Stando ai risultati del 2018, Alice Parma ha scarse probabilità di succedere a se stessa, specialmente se nell’eventuale turno di ballottaggio gli elettori grillini obbediranno al naturale istinto anti-Pd. Soprattutto a Santarcangelo, dove le opposizioni schierano Domenico Samorani, chirurgo dell’ospedale Franchini, molto stimato e apprezzato dalla popolazione, le elezioni diranno se il vento che soffia nel Paese ‘spingerà’ in modo determinante i candidati proposti dal centrodestra per battere la sinistra. O se al contrario saranno prevalenti valutazioni locali.

La candidatura di Samorani è stata avallata dalla Lega, che oggettivamente, nella persona del sottosegretario Jacopo Morrrone, è il partito che dà le carte. Si può osservare che rispetto al 2016, il successo elettorale del 2018 ha determinato un cambio di passo. Mentre prima l’obiettivo era piazzare candidati leghisti che facessero da traino al partito, e poco importava se fossero perdenti rispetto agli avversati (vedi il caso Rimini), adesso sembra sia subentrato un atteggiamento strategico più responsabile che mira alla vittoria. Ne sono un esempio la candidatura di Samorani a Santarcangelo e quella di Gian Luca Zattini a Forlì. Il sindaco uscente di Meldola, un moderato vicino al mondo cattolico, senza tessere di partito, è stato infatti scelto da Morrone come l’uomo che dovrà portare Forlì in dote al centrodestra. Si vedrà se tale ricerca di un candidato vincente sarà praticata a Rimini nel 2021. Molto dipenderà da come andranno le cose a Santarcangelo, alle europee e alle regionali di novembre.

Anche per il Pd le elezioni del 4 marzo hanno cambiato radicalmente le carte in tavola. Si è ritrovato, e non era mai successo prima, senza alcun rappresentante in Parlamento. Il segretario Stefano Giannini, chiamato nell’ottobre 2017 a un’opera di pacificazione interna fra correnti e piccoli potentati, si è trovato a gestire una sconfitta clamorosa. Anche l’opera di pacificazione non è stata brillante, visto che l’elezione del nuovo segretario Filippo Sacchetti è avvenuta senza essere condivisa da quella che un tempo era l’area Orlando e che ora è l’asse centrale che sostiene Zingaretti. E visti anche i pasticci combinati in quel di Verucchio.

La sorte ha voluto che l’anniversario della disfatta coincidesse con le primarie per l’elezione del nuovo segretario nazionale. Anche a Rimini c’è stato il successo di partecipazione che fa sperare i militanti del Pd in una ripresa.

Le urne delle primarie però non coincidono con le urne delle elezioni vere e proprie. Per il segretario Sacchetti il banco di prova sono le prossime elezioni amministrative. Dovesse perdere Santarcangelo, i zingarettiani duri e puri chiederebbero subito la sua testa.

Tra i zingarettiani si trova adesso anche il sindaco Andrea Gnassi. L’effetto più inaspettato delle primarie Pd è la strana coppia Andrea Gnassi-Emma Petitti: niente li unisce se non un pezzo di carta con il simbolo del Pd, eppure sono oggi esponenti di rilievo della stessa area.

Con l’esito delle primarie Emma Petitti ha staccato non solo il biglietto per l’assemblea nazionale ma anche per la candidatura a sindaco nel 2021. Non è ben chiaro, al momento, che biglietto abbia staccato Gnassi.