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Economia, in Emilia Romagna la maggiore crescita del Pil:+1,4

Martedì, 18 Dicembre 2018

Sono dati sui quali la Regione Emilia Romagna, anche in vista del difficile appuntamento elettorale dell’anno prossimo, ha suonato la grancassa. Nel 2018 la nostra regione è diventata la locomotiva del Paese: il Pil è cresciuto dell’1,4, mentre le regioni del mitico nordest (Lombardia, Veneto) seguono con l’1,2 mentre l’Italia è ferma all’1. E le previsioni per il 2019 confermano che l’Emilia Romagna, insieme al Veneto, sarà la regione con la crescita più alta. Sono i dati che emergono dal rapporto sull’economia regionale, stilato da Unioncamere e presentato ieri a San Patrignano.

Gli altri dati che fanno gonfiare il petto sono la disoccupazione scesa al 5,7 per cento, i nuovi 28 mila posti di lavoro, il manifatturiero che segna un +2,2 per cento, le esportazioni che hanno registrato un incremento del 5,5 per cento, il turismo che va (viene dato al ì4,4, ma qui sono i soliti dati delle presenze “corrette” dall’Osservatorio regionale), anche le costruzioni possono vantare un +1,6 per cento, solo il commercio ha il sego negativo: -1,8. In un contesto globale dove c’è chi viaggia in Ferrari e chi va in bicicletta, noi possiamo permetterci un buono scooter, secondo l’immagine del direttore del centro studi di Unioncamere, Guido Caselli.

Il numero delle imprese è rimasto sostanzialmente stabili (405 mila), mentre gli addetti sono cresciuti del 2,7 per cento. Crescono invece le imprese gestite da stranieri: sono il 12 per cento del totale e nel 2018 hanno avuto un balzo in avanti di tre punti percentuali. Imprenditori stranieri sono innanzitutto cinese, marocchini, albanese e rumeni. Il tasso di disoccupazione è sceso dal 6,4 al 5,7 per cento, nel terzo trimestre del 2018 addirittura si è fermato al 4,7 per cento. Da questo punto di vista, nella locomotiva regionale Rimini si trova fra gli ultimi vagoni, avendo un tasso di disoccupazione del 10,2, che sale al 30,6 fra i giovani.

Il direttore non ha nascosto i punti critici, invitando a guardare al rapporto fra popolazione in età attiva (dai 15 ai 64 anni) e anziani e bambini. Trent’anni fa c’erano 222 persone in età attiva ogni 100 inattivi, oggi siamo a 170, tra vent’anni saremo a 132. Tra vent’anni ci saranno più bambini, e soprattutto anziani, rispetto agli occupati Al di là delle implicazioni di sostenibilità, significa che nei prossimi anni il problema non sarà trovare lavoro, ma lavoratori. Già oggi le imprese manifatturiere cercano ma non trovano ingegneri, informatici, ma anche operai.

Il mondo dell’impresa cambia. Secondo una ricerca, il 65% degli studenti di oggi quando terminerà il proprio percorso formativo andrà a svolgere un’attività che non è ancora stata inventata. Non è un futuro lontano, è già l’oggi. Fra le nuove imprese dell’Emilia Romagna sono numerose quelle che non solo classificabili secondo i codici stabiliti. Per cui abbiamo imprese “non altrimenti classificabili” nei servizi di sostegno alle imprese, nei servizi per la persona, nelle attività di consulenza tecnica, nel commercio al dettaglio, nell’elaborazione dati.

Cambia anche il mondo del turismo. A Bologna c’è stata grazie all’aeroporto un’impennata di presenze ma mancano gli alloggi. Un’impresa tradizionale reagirebbe aggiungendo camere o costruendo un nuovo albergo. Qualcun altro, tipo Trivago, può aggregare tutta l’offerta disponibile in un portale e facilitare la scelta degli utenti, qualcun altro pensa a trasformare la propria stanza in un alloggio per turisti. Airbnb in Emilia Romagna, dal 2015 al 2017, ha aumentato del 500 per cento le camere a disposizione, dell’800 per cento gli incassi. Nel 2016 ad ogni notte-camera in Airbnb corrispondevano 27 notti in albergo, mentre nel 2018 è diventato di una ogni otto. Nel settore alloggio-ristorazione il numero delle imprese è cresciuto dello 0,5 per cento e gli addetti del 6 per cento.

Come anticipato, l’unico settore con il segno negativo è il commercio, che sconta la debolezza della domanda interna. In crisi però non solo i negozietti sotto casa ma anche la grande distribuzione. I punti vendita soffrono sempre più la concorrenza del commercio elettronico.

Fra i dati positivi, il buon livello delle esportazioni. Nel corso dei primi nove mesi del 2018 hanno messo a segno un aumento del 5,2 per cento del proprio valore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’anno passato era stato registrato un incremento leggermente più elevato, attorno al 7 per cento.

Dal punto di vista merceologico, i settori che hanno fatto registrare i maggiori incrementi delle proprie esportazioni sono gli apparecchi elettronici ed ottici (+8,1), i metalli ed i prodotti in metallo (+7,7) e la meccanica (+5,1). In calo il settore dei minerali non metalliferi (-3,6): l’alimentare e sistema moda crescono del 4 per cento. Per quanto concerne i mercati di sbocco, la Germania si conferma il principale partner commerciale dell’Emilia-Romagna, con quasi il 13 per cento delle vendite all’estero.


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