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Aeroporti, pesci d'aprile, fallimenti evitati e processi in corso

Mercoledì, 26 Settembre 2018

Molte novità nel vicino mondo aeroportuale che direttamente o indirettamente riguardano Rimini.

La prima notizia arriva da Forlì, dove l’azionista di riferimento della società che si è aggiudicata la gestione dell’aeroporto Ridolfi, Ettore Sansavini, ha annunciato in una intervista al Resto del Carlino che ci sono tutte le condizioni perché lo scalo riapra il 1 aprile 2019.

Non sappiamo se la data sia stata scelta esclusivamente calcolando i tempi necessari alla riapertura o se invece rivesta anche un carattere simbolico, di sfida aperta all’aeroporto di Rimini, che ha riaperto dopo il fallimento di Aeradria il 1 aprile 2015. Dopo quattro anni, un nuovo pesce d’aprile con le ali batterà i cieli della Romagna. A Rimini, finora, il pesce d’aprile non ha portato eccessiva fortuna, lo sappiano i forlivesi.

Nell’intervista, Sansavini risponde alla domanda-tormentone se non siano troppi tre aeroporti nel raggio di cento chilometri (Bologna, Forlì, Rimini). «Credo in una sinergia indispensabile con l’aeroporto Marconi di Bologna. Il Ridolfi è nella posizione strategica per essere un’ulteriore pista anche al servizio del capoluogo regionale. I collegamenti, sia stradali che ferroviari, tra le due città sono rapidi». Le idee su Bologna sono chiare, nessun accenno a Rimini.

Dove vorrà volare il Ridolfi? «Vedo un aeroporto nazionale con la propensione a guardare anche all’estero. Come ho detto anche in passato, penso ai collegamenti con i Paesi dell’Est, ad esempio, e con altre capitali europee».

Se questi sono i progetti che stanno maturando a Forlì, gran movimento anche ad Ancona per salvare l’aeroporto dal fallimento. Qui la notizia è che il Tribunale ha ammesso al concordato preventivo Aerdorica, la società di gestione dell’aeroporto. Aerdorica ha accumulato debiti intorno ai 50 milioni, da tempo è sull’orlo del fallimento e finora si è salvata grazie al socio pubblico di maggioranza, la Regione, che ha fatto di tutto per evitarlo, e grazie anche alla Procura che, diversamente che a Rimini, non ha affondato il coltello nella piaga. Ad Ancona c’era la sceneggiatura perché fosse realizzato un film uguale a quello di Rimini, ma al momento non è successo. Una disparità di trattamento che balza agli occhi, alla vigilia dell’udienza del 29 settembre quando il processo Aeradria, dove sono rimasti imputati i politici, entrerà nel vivo.

L’ammissione al concordato preventivo non significa che Aerdorica sia salva. Bisognerà vedere se il concordato sarà accettato. La proposta ai creditori si regge essenzialmente sulla ricapitalizzazione di 25 milioni decisa dalla Regione, sulla quale si è anche in attesa del giudizio dell’Unione europea a proposito del rispetto o meno delle norme sulla concorrenza. La notizia del giorno è che gli uffici di Bruxelles a inizio settembre hanno inviato ad Aerdorica un lungo questionario con 35 domande alle quali la società deve rispondere entro l’8 ottobre. Le domande sono volte a verificare tutti gli aspetti della questione, in modo da poter decidere appunto se il finanziamento pubblico di 25 milioni violi o meno le norme sulla concorrenza. Su quel contributo Airiminum, la società di gestione di Rimini, aveva presentato un esposto a Bruxelles. E guarda caso il nome Rimini torna più volte nel questionario come termine di paragone e come ombra minacciosa. Aerdorica, informa il Corriere Adriatico, deve fornire informazioni sulla capacità inutilizzata dell’aeroporto di Rimini, che ha lo stesso bacino di utenza di Ancona, e deve anche fornire notizie sulla redditività (Ebitda) dell’aeroporto di Rimini negli ultimi cinque anni. Aerdorica deve inoltre presentare un piano industriale con le previsioni di traffico per passeggeri e merci, identificando i possibili effetti sul traffico dell’aeroporto di Rimini. La società dovrà infine allegare la documentazione che dimostri che gli aeroporti di Rimini e di Ancona avranno raggiunto la piena copertura dei costi entro il 4 aprile 2024.

Queste richieste sono davvero un chiaro esempio della farraginosità di certe procedure europee.


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