Scrivi qui la tua mail
e premi Invio per ricevere gratuitamente ogni mattina la nostra rassegna stampa

Spina (FI): un contratto per Rimini, anche coi 5 Stelle

Mercoledì, 06 Giugno 2018

Un contratto per Rimini sottoscritto da una grande alleanza che va dalla Lega ai 5 Stelle, passando da Forza Italia, i movimenti civici e addirittura Patto Civico. È la clamorosa proposta che arriva da Carlo Rufo Spina, Forza Italia, capogruppo in consiglio comunale.

Il punto di partenza è una riflessione sulle condizioni di salute del centrodestra, che se a Roma sul governo si è diviso in tre tronconi, a Rimini va in ordine sparso dalle elezioni del 2016 in poi. Il futuro del centrodestra è uno degli argomenti su cui parlare sotto l’ombrellone in questa estate 2018 dominata dalla politica. E infatti sulla spiaggia di Riccione, il 16 giugno, ci sarà un dibattito dedicato all’argomento, presenti anche Spina e altri esponenti berlusconiani. La novità della posizione del capogruppo in consiglio comunale è che sia proprio un esponente di Forza Italia a proporre una grande alleanza comprensiva dei 5 Stelle, notoriamente indigesti a Berlusconi.

“Sono molto d’accordo con l’amico Jacopo Morrone della Lega che ha detto che occorre da subito costruire un programma di cambiamento e un’alleanza fra le forze che sono alternative alla sinistra. Dico che deve essere una grande alleanza, che comprenda tutti coloro che si pongono in alternativa al Pd, quindi il centrodestra, i movimenti civici e, perché no, anche i 5 Stelle. Bisogna realizzare anche a Rimini il governo del cambiamento, dove ce n’è particolarmente bisogno visto che la sinistra è al potere in modo ininterrotto da settant’anni. A Bellaria e a Riccione si è visto subito come il cambiamento ha prodotto immediatamente risultati concreti sulla riduzione fiscale, il calo della spesa pubblica, le dismissioni del patrimonio, lo smantellamento della rete di potere delle associazioni e delle cooperative contigue alla sinistra”.

Un’idea interessante: come si concilia la realtà di un’opposizione che quasi mai agisce unita, dove emergono personalismi e diversità di vedute a volte anche su temi importanti?

“Sì è vero, alle elezioni del 2016 ci siamo presentati divisi e anche adesso esprimiamo sensibilità diverse. Davanti abbiamo però tre anni di tempo, un periodo sufficiente per lavorare a costruire il governo del cambiamento di Rimini. Non bisogna dimenticare che noi abbiamo votato nel giugno 2016, poi in dicembre c’è stato il referendum che ha cambiato completamente il quadro politico. Oggi già vediamo scalpitare Patto Civico, penso che quando saranno passati due anni, sei mesi e un giorno dall’elezione di Gnassi e il sindaco non sarà più ricandidabile, assisteremo ad un sempre più marcato sganciamento di Patto Civico dalla maggioranza. Il nuovo candidato del Pd non avrà nei loro confronti lo stesso atteggiamento di Gnassi e penso quindi che il loro approdo naturale sia nell’alleanza per il cambiamento”.

Si intuisce che la sua proposta nasce sull’onda del successo ottenuto da centrodestra e 5 Stelle alle ultime elezioni politiche. Non è però automatico che una maggioranza politica diventi anche una maggioranza amministrativa. Come pensate di fare?

“A Riccione nel 2014 l’alternativa si è realizzata senza che ci fosse alle politiche un elettorato maggioritario di centrodestra. Comunque è evidente che bisogna mettersi all’opera, realizzare dei tavoli di lavoro in cui costruire il programma per il cambiamento. Vanno riannodati i rapporti con i ceti medi e produttivi. Non ho difficoltà a riconoscere che Gnassi è stato bravo a a interpretarli, anche se le rispose che dà sono sempre viziate da una mentalità dirigista. Non deve essere il Comune che decide cosa fare e poi chiama gli imprenditori a realizzare le sue idee. Il Comune deve fornire un quadro di opportunità, poi sono gli imprenditori a decidere cosa fare”.

Nella primavera 2019 la gran parte dei Comuni della provincia andrà al voto. Ci saranno prove tecniche della grande alleanza antisinistra poi da esportare nel capoluogo?

“No, penso che alle amministrative si andrà secondo lo schema classico: sinistra, centrodestra e 5 Stelle. Alle regionali di novembre ci saranno le novità. O si ripresenta l’alleanza giallo-verde, e allora per noi moderati saranno serie difficoltà, oppure si costruirà la grande alleanza di tutte le forze contro la sinistra”.

È una sua idea, un suo auspicio o ci sono già segnali concreti?

“È una mia idea, ma sono anche molto attento a ciò di cui si parla negli ambienti politici”.

Vedremo. Ma quali dovrebbero essere i punti programmatici di questa grande alleanza?

“Al primo posto la libertà di impresa. Una riduzione e riqualificazione della spesa pubblica, il Comune spende oggi in settori dove si potrebbe molto risparmiare. Ad esempio, si potrebbe eliminare la politica di eventi come Notte Rosa, Molo e via dicendo, che porta a Rimini solo un turismo straccione, quando invece il futuro di Rimini è nel turismo culturale e business. Vanno eliminato i finanziamenti ad associazioni e cooperative sociali che servono solo a costruire centri di potere funzionali all’egemonia della sinistra. Penso che i servizi sociali, la cultura debbano essere gestiti direttamente dal Comune”.

Lei non perde occasione per definirsi liberale, se tutto è gestito dal Comune che fine fa il principio di sussidiarietà?

“Sono contrario ai finanziamenti per il volontariato e le cooperative sociali. Il terzo settore può essere aiutato con sgravi fiscali e la concessione di spazi negli edifici pubblici. Punto. Altrimenti si creano centri di potere che rispondono solo a se stessi e non sono contrabili dall’ente pubblico. Faccio un esempio, il Cocap, il consorzio che gestisce per conto del Comune il commercio su aree pubbliche. Riceve un finanziamento con cui assume quattro dipendenti e gestisce una partita delicata. Chi mi garantisce che non vengano effettuati favoritismi o non si cada in conflitto di interessi?”.

Andiamo avanti. Cos’altro dovrebbe contenere Il programma per il cambiamento di Rimini?

“Una diversa idea della viabilità. Ciò di cui Rimini ha bisogno non è il Trc, che è nato negli anni Novanta e risponde ad esigenze di turismo di massa che non ci sono più. Ciò che ci serve è ampliare la Statale 16, realizzare la complanare all’autostrada”.

Ma il Trc ormai è fatto, pronti a partire?

“Il piano economico era basato su numeri che non si realizzeranno mai. Quindi bisogna essere pronti ad un piano alternativo quando l’insostenibilità economica sarà conclamata e sarà trascorso il periodo necessario per non incorrere in penalità. Potrebbe diventare una grande pista ciclabile, vera, da Riccione a Rimini”.

Non le sembra che nei vostri interventi di forze di opposizione cavalchiate ogni protesta che nasce in città, invece che mostrare un’idea di città e di amministrazione diversa?

“A dire il vero ogni nostra critica è sempre accompagnata da proposte alternative. Forse nel caso dei lavori nell’area del Ponte di Tiberio, la famosa e contrastata passerella, non abbiamo evidenziato a sufficienza che il progetto rispondeva ad un’esigenza reale. A cui magari occorreva dare una risposta più ampia e completa, comprensiva, per esempio, dell’eliminazione del traghettino fra le due sponde e dell’innalzamento del Ponte della Resistenza. Ma quando faremo il programma del cambiamento individueremo alcuni punti e su ognuno diremo la sinistra ha fatto così e noi faremo in questo altro modo. Sarà il nostro contratto per Rimini”,

Valerio Lessi


Le vostre foto

Rimini by @lisaram, foto vincitrice del 15 febbraio

#bgRimini

Le nostre città con gli occhi di chi le vive. Voi scattate e taggate, noi pubblichiamo. Tutto alla maniera di Instagram