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Bellini (Cgil): ecco cosa può fare il Comune per la ripresa edilizia

Giovedì, 23 Novembre 2017

Se l’anno scorso sembravano esserci i segnali di una timida ripresa, nel 2017 sul settore dell’edilizia è tornato il “grande gelo”. L’anno edilizio va da ottobre a ottobre, quello 2016-2017 si è quindi appena concluso, e ancora non si conoscono i dati. Pare però che si avrà una contrazione del monte ore lavorate, il segnale inequivocabile che di ripresa non si può parlare. Si è ancora dentro un tunnel che presenta caratteristiche da paura: nel 2008 in provincia di Rimini gli addetti al settore dell’edilizia erano 7.016, nel 2016 erano scesi a 3.227, la crisi si è mangiata più della metà dell’occupazione del settore. “In questi anni – aggiunte Massimo Bellini, segretario degli edili della Cgil – ha chiuso anche il 50 per cento delle aziende. E a cessare l’attività sono state anche molte delle ditte storiche, ben strutturate. Sono riuscite a tenere le piccole imprese, probabilmente perché le ridotte dimensioni le rendono anche più flessibili ai cambiamenti del mercato”. Per il 18 dicembre i sindacati hanno indetto uno sciopero per il rinnovo del contratto di lavoro di una categoria che però va sempre più assottigliandosi.

Da un certo punto di vista, la situazione di Rimini è paradossale. C’è un’amministrazione comunale che ha fatto dello stop alla cementificazione del territorio uno dei capisaldi della propria politica. “Questo – osserva Bellini – è un principio assodato dal quale non si può e non si deve tornare indietro. Noi stessi, come sindacato, abbiamo sposato questa linea. Però, anche in documenti sottoscritti insieme all’amministrazione comunale, è stato detto che lo stop alle nuove edificazioni andava accompagnato da un programma di riqualificazione e ristrutturazione delle strutture edilizie esistenti. Non solo abbiamo fabbricati che hanno bisogno di essere ammodernati, di essere messi a norma dal punto di vista sismico e del risparmio energetico, ma c’è il vasto campo della messa in sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico. Quindi di lavoro per il settore edilizio ce ne sarebbe a volontà”. Se poi si considera che a Rimini e in tutti i Comuni della Riviera c’è un vasto repertorio di alberghi che, se vogliono rimanere sul mercato turistico, hanno bisogno di interventi radicali, ecco che emerge tutto il paradosso a cui si accennava. Sulla carta ci sono mille cantieri che potrebbero essere aperti, e invece l’industria edilizia continua a perdere colpi.

Il Comune di Rimini, che ha innalzato la bandiera dello stop all’ulteriore cementificazione del territorio, non è sembra altrettanto solerte nel favorire l’attività edilizia di ristrutturazione e riqualificazione. Anche se con il sindacato ha sottoscritto impegni in tal senso. “In effetti – conviene Bellini – le amministrazioni potrebbero fare molto di più. Ci sono numerosi edifici pubblici che avrebbero bisogno di essere messi a norma con l’antisismica, che avrebbero bisogno di interventi su risparmio energetico. Il Comune dovrebbe essere il primo a dare l’esempio, probabilmente anche i privati gli andrebbero dietro. Poi ci possono essere gli incentivi. I privati hanno già quello statale delle detrazioni fiscali al 65 per cento. La sindaca di Santarcangelo, per esempio, ha concesso un piccolo, quasi simbolico, premio di cubatura per chi esegue interveto di riqualificazione”.

Massimo Bellini appare fiducioso nella prossima approvazione della nuova legge urbanistica regionale che dovrebbe mettere a disposizione risorse e nuovi strumenti normativi proprio per incentivare ristrutturazioni e riqualificazione. “A quel punto di lavoro per i Comuni ce ne potrebbe essere parecchio. Aspettiamo di vedere come il testo sarà licenziato dall’aula, poi potremo fare ulteriori considerazioni”.

Ma per questa edilizia di tipo nuovo sono necessari operai nuovi, cioè con una formazione professionale adeguata. E un altro punto sul quale il sindacato sottolinea le responsabilità delle imprese e degli enti locali. “In molte situazioni di crisi – spiega Bellini – ho fatto la seguente proposta. Mentre sono in corso gli ammortizzatori sociali, invece di mandare gli operai a spasso tutto il giorno, impegnamoli in corsi di formazione in cui possano apprendere, per esempio, le nuove tecniche costruttive, il risparmio energetico, e così via. A parole si dicevano tutti d’accordo, ma poi in concreto non è stato fatto nulla. Quando invece la strada della formazione è un tassello importante per una strategia di ripresa del settore”.

Il mercato edilizio che va è solo quello delle abitazioni di tipo A, cioè con nuove tecniche costruttive e risparmio energetico. C’è invece un vasto patrimonio immobiliare che rimane invenduto “E probabilmente quegli appartamenti – osserva Bellini – sono anche invendibili perché costruiti o prima della crisi e nei primi anni di crisi, con costi nettamente superiori a quelli attuali”. E gli immobili che rimangono sul groppone delle imprese contribuiscono ad aumentare ed accelerare le difficoltà.

Quanto invece al tema della ristrutturazione alberghiera che rimane ferma (a parte gli interventi, pochi, che hanno usufruito dei finanziamenti a fondo perduto della Regione), una delle cause fondamentali è la non coincidenza fra proprietà degli immobili e gestione alberghiera. La proprietà preferisce avere una rendita assicurata, piuttosto che investire nell’innovazione. Si tratta i vedere, se nel lungo periodo, è una strategia vincente.


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