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Le "profanazioni" del Castello e la vision di Gnassi

Lunedì, 30 Novembre -0001

Grazie ad una mozione presentata dal consigliere Gioenzo Renzi (Fratelli d’Italia), il tema del Museo Fellini a Castel Sismondo e le iniziative dell’amministrazione per la valorizzazione del patrimonio storico-monumentale di Rimini sono state oggetto di un dibattito in consiglio che ha permesso di mettere a confronto le diverse idee in campo.

Renzi si è fatto interprete di quella posizione (espressa dal professor Giovanni Rimondini, identificato tout court come “il mondo della cultura”) che vede nel Museo Fellini nel castello di Sigismondo Malatesta come uno sfregio alla memoria del signore rinascimentale di Rimini e come un torto allo stesso regista riminese. Secondo Renzi, la giunta e il sindaco Gnassi hanno sbagliato ad archiviare il recupero del fossato che sarebbe diventato “un’opera di attrazione mondiale”. Pollice verso anche per i giardinetti con i muretti che sono in allestimento in piazza Malatesta, orrore per il paventato CircAmarcord (l’arena delle arti) che si vorrebbe realizzare fra il castello e il teatro Galli, sdegno per la profanazione delle sale rinascimentali destinate ad ospitare la ricostruzione di set cinematografici.

Subito dopo Renzi, il sindaco Andrea Gnassi si è incaricato di ricondurre la questione alla “visione complessiva” in cui rientra questo intervento come gli altri in cantiere (Fulgor, Galli, Ponte di Tiberio). E la visione è quella della cultura e dell’arte come motore di sviluppo della città. Gnassi ha riconosciuto che nei settant’anni precedenti c’è stata amnesia storica, pigrizia e negligenza nel non valorizzare il patrimonio ereditato dal passato. Per lui la causa va rinvenuta nello choc dei bombardamenti della guerra, per Renzi e altri consigliere di minoranza (Mauro, Spina) i responsabili hanno un nome e cognome che corrisponde a quello degli amministratori comunisti che hanno guidato la città dal dopoguerra in poi.

Il sindaco ha invitato a ricordare come il castello è arrivato fino a noi: solo le mura, spogliato di mobili e opere d’arte d’epoca, anche perché dal XIX secolo in poi è stato prima caserma e poi carcere. È quindi un contenitore che può degnamente ospitare un museo dedicato ad uno dei maggiori geni mondiale nell’arte del cinema (“Non è che i geni del Novecento valgono di meno di quelli del Quattrocento”). E non va dimenticato che questa idea progettuale è servita ad intercettare ingenti risorse messe a disposizione dal Ministero dei beni culturali. All’interno, con le nuove tecnologie digitali sarà possibile realizzare un tipo di museo che rispetta gli spazi e realizza contesti emozionali.

La piazza è stata liberata dal mercato ambulante e dal parcheggio per farne una arena delle arti, con un progetto approvato dalla Soprintendenza. È stato deciso di non recuperare il fossato perché nella campagna di scavi preliminare è emerso che avremmo ritrovato solo terreni e detriti di riporto. Non è comunque escluso che si possa fare una campagna di scavi in profondità sul lato del campone e quindi di far emergere parte del fossato. Gnassi non si è risparmiato una battuta sulla mania di recupero filologico: “Non è che al Museo ci abbiamo rifatto il Collegio dei Gesuiti, che all’ex macello è sorta una nuova macelleria”.

Il dibattito successivo non ha aggiunto granché, a conferma che la visione di Gnassi (criticabile finché si vuole) non ha trovato fino ad oggi un’alternativa altrettanto suggestiva o praticabile. Renzi ha insistito nel sostenere che Sigismondo non può essere sfrattato dal suo castello, che l’opera a cui ha lavorato il Brunelleschi può essere promossa nel mondo senza la profanazione felliniana. Ha attaccato a testa bassa sostenendo che c’è un filo rosso che lega l’abbattimento del Kursaal, il no agli scavi all’anfiteatro e i buchi alle mura malatestiane.

Gennaro Mauro si è smarcato dall’estremismo renziano per sostenere che non ci deve essere contraddizione fra la valorizzazione di Sigismondo e quella di Fellini. Ha però rimarcato che avrebbe preferito un concorso di idee per la piazza invece dell’incarico diretto. Ha lamentato che il Comune non si è troppo impegnato per il centenario di Sigismondo.

Luigi Camporesi, di Obiettivo Civico, non è entrato nelle questioni culturali (“Non sono competente”) e ha invece battuto il tasto della sostenibilità economica. Ci sono aziende che hanno compiuto investimenti innovativi e poi sono fallite perché non avevano al loro interno le competenze necessarie a gestire quelle innovazioni. A Rimini è già successo per il Palacongressi, c’è il rischio che si ripeta, perché dal sindaco non è arrivato nulla circa i numeri e i flussi economici che si intendono attivare.

Carlo Rufo Spina, pur esprimendo qualche apprezzamento sull’intervento del sindaco, ha sottolineato alcune criticità e si è associato al no secco sul Museo Fellini nel castello. Della maggioranza si è udita solo la voce di Davide Frisoni (Patto Civico) secondo il quale a Rimini tutti (non solo i comunisti) si erano dimenticati della cultura e ha sostenuto che gli interventi di questa giunta porteranno ad un virtuoso rapporto fra turismo e cultura.


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