Gnassi: io uomo solo al comando? No, ho solo attuato il piano strategico votato da tutti

Martedì, 17 Agosto 2021

“E basta con questa storia dell’uomo solo al comando!  Da un lato il paragone con Fausto Coppi mi lusinga, lui era uno che sudava e pedalava, era il simbolo dell’Italia che usciva dal disastro. Però io non sono Coppi. Il paragone non è esatto perché al comando in questi anni c’è stato il piano strategico”.

Nella conferenza stampa fiume convocata per illustrare la propria relazione di fine mandato, il sindaco Andrea Gnassi estrae dal cilindro questo argomento a metà discorso. È una centralità non solo fisica, è evidente che si vuole togliere, più che un sassolino, qualche pietra dalle scarpe. “Qui – insiste - sta il fallimento del centrodestra, che ha votato il piano strategico e poi critica ogni sua realizzazione”. Parco del Mare, piazza Malatesta, ponte di Tiberio pedonalizzato, tanto per fare qualche esempio, stavano già lì. Gnassi però vuole alludere anche ai compagni di casa sua, quelli che sotto Ferragosto (Chiara Bellini, melucciana, indicata come vice sindaco) hanno parlato di mancata partecipazione su piazza Malatesta. “Nell’elaborazione del piano strategico, che la mia amministrazione ha attuato, sono state coinvolte circa 20 mila persone. Non è partecipazione questa?”. La lingua batte dove il dente duole e anche più avanti il sindaco torna sul tema, anche se questa volta l’obiettivo polemico sembra essere il suo ex vice, Gloria Lisi, che ora corre da sindaco contro Jamil Sadegholvaad sostenuta dai grillini. “C’è un modo di parlare di partecipazione e di civismo che è la riproposizione del solito trasformismo italiano”.

L’uomo solo al comando è la prima critica. La seconda, che Gnassi affronta solo dopo la domanda del cronista, è la mancanza di parcheggi. È vero, - si osserva - ha trasformato la città, ma ha dimenticato questo ‘particolare’, vuole mandare tutti a piedi o in bicicletta. Gnassi come sempre la prende da lontano, cita Margherita Zoebeli per dire che solo gli uomini e le donne che hanno una visione sanno essere concreti e operativi. In tutte le cose ci vuole gradualità, progressione. Sempre Zoebeli invitava a non fermarsi alle prime apparenze. E secondo Gnassi è solo apparente che non ci siano i parcheggi. Rispetto al 2011, calcolando i posti auto di via Flori, via Clementini, via Tiberio e area stazione, i posti sono cresciuti di 352 unità. Nei prossimi mesi con Scarpetti, area ex Fox e Metropark se ne aggiungeranno altri 546. “Certo – chiosa il sindaco – uno deve smetterla con la pretesa di parcheggiano davanti al portone di Castel Sismondo”. E a mare? Anche lì risposte già date o in corso di realizzazione. “Si deve capire – è la conclusione del sindaco - che c’è un processo in atto”.

Gnassi snocciola temi e dati dei suoi 3653 giorni vissuti pericolosamente a Palazzo Garampi, dal 2011 con gli effetti ancora brucianti della crisi economica al 2021, in mezzo ad una pandemia altrettanti devastante. Aveva esordito con la bomba d’acqua che aveva allagato la città, rispondendo poi con il PSBO e la progressiva chiusura degli scarichi a mare. In questi dieci anni è stato dimezzato il debito comunale, sono stati realizzati investimenti per 500 milioni, una sorta di PRRR, cioè Piano riminese di resilienza e ripartenza, senza avere le risorse pronte. Ed ora arriva il PNRR con molti progetti pronti ad essere attuati, come quello del prolungamento del Metromare.  Il sindaco riconosce che molte opere erano state avviate da altri e lui le ha portate a termine. Come il teatro, per esempio, dove ha dovuto fare i conti con il fallimento della ditta costruttrice, e tutto poteva finire lì. Gnassi è consapevole di cantarsela e suonarsela allo stesso tempo, del resto è il genere letterario (relazione di fine mandato) a portarlo su questi binari. Appare invece sincero quando afferma di essere contento per aver innescato in Rimini un nuovo sentimento di orgoglio, o quando accenna alle conseguenze pesanti sulla sfera personale del mestiere di sindaco, o ammette che dopo dieci anni il carattere (quello pessimo che gli è contestato) non è cambiato.

Dedica diverse battute (anche polemiche nei confronti dei ministri di destra e sinistra che si sono succeduti al Viminale) alle annose questione della sicurezza, dell’ordine pubblico (“che è competenza dello Stato, anche se poi i cittadini vengono dal sindaco”), della ex nuova questura di via Bassi. Annuncia che entro l’anno – lui non ci sarà più – partirà la progettazione esecutiva per la cittadella della sicurezza all’ex Caserma Giulio Cesare, l’obiettivo dell’amministrazione dopo che via Ugo Bassi era risultata impraticabile.

Un altro sassolino il sindaco se lo toglie a proposito di Romagna, sostenendo che se si vuole davvero l’unità dell’area si devono sostenere gli asset di un territorio e non moltiplicarli in ogni territorio (tipo aeroporto). Pollice verso anche sulla proposta di Confindustria Romagna sull’alta velocità.

Se qualcuno pensava che dopo ferragosto saremmo entrati già in epoca post-gnassiana deve ricredersi. Il sindaco annuncia che starà al suo posto fino all’ultimo secondo, “perché ho molti cantieri da seguire”. Abbiamo un umarell a Palazzo Garampi! E che svolgerà i suoi compiti “con onore e disciplina”. E dopo le elezioni? “Si vedrà”.