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Renzi-Gnassi: il destino di una strana coppia allo specchio

Venerdì, 04 Agosto 2017

Cinque anni sono passati, e un rapido sguardo a ciò che è successo aiuta a capire il presente (e anche quanto siano diventati veloci i tempi della politica).

È il 20 settembre 2012 e, accompagnato dallo slogan Adesso, il camper di Matteo Renzi il rottamatore fa tappa a Rimini. Lui è ancora il sindaco di Firenze, Gnassi è da un anno sindaco di Rimini, e non è in piazza ad ascoltarlo. Gli unici renziani dell’epoca, i “sansepolcristi della prima ora, erano il giovane Mattia Morolli, oggi felicemente assessore, e Samuele Zerbini, guardato allora, e anche oggi, come uno stravagante corpo estraneo democristiano. Sì, come il suo leader toscano. Ad ascoltare il sindaco di Firenze nel 2012 non c’è nessuno della dirigenza del partito. Il segretario Emma Petitti si farà viva per un saluto d’ordinanza solo prima che il camper riprenda la sua strada. D’altra parte alle primarie del novembre successivo, Rimini regalerà a Bersani il 47% e a Renzi solo il 39%. Solo dopo la vittoria arriveranno tante conversioni al nuovo verbo di Rignano.

Oggi gran cerimoniere al bagno 46, dove Renzi ha celebrato il passaggio da Adesso a Avanti (il titolo del suo libro che è venuto a presentare) è il sindaco Andrea Gnassi, poi ci sono la Petitti (che in cinque anni ha fatto un passaggio in Parlamento, è approdata alla corte di Bonaccini, e con tutta la famiglia si è iscritta alla corrente antirenziana), il segretario Juri Magrini che sembra dire “ma io qui che ci sto fare, tanto pensa a tutto Gnassi”, il deputato Tiziano Arlotti in bermuda rossi e t-shirt blu, qualche sindaco dei pochi rimasti fedeli alla linea, qualche giovane di belle speranze e bell’aspetto, come Giorgia Bellucci, componente, scusate se è poco, della direzione nazionale. Tutto qui? Tutto qui, o quasi.

Almeno questa volta Matteo ha avuto il suo bel bagnetto di folla. Non appena arriva, è accolto da una delle inossidabili istituzioni della Riviera, Gabriele, il bagnino del 26, e da tanti che sgomitano al pari di lui per avere il mitico selfie con il fiorentino. C’era un’area più mesta cinque anni fa. Nel frattempo, Renzi ha fatto in tempo a diventare segretario del partito, a trascorrere pericolosamente tre anni a Palazzo Chigi, a perdere malamente il referendum costituzionale, a ridiventare capo del Pd sull’onda delle sempre mitiche primarie.

Anche il gran cerimoniere Gnassi (“Se l’Italia va avanti, Rimini è sempre in movimento”) ne ha vista di acqua passare sotto il Ponte di Tiberio. Nel 2012 stava ancora studiando come lasciare un segno: doveva ancora inventare il piano della balneazione, doveva ancora accorgersi del dialogo possibile fra la Rocca e il Teatro Galli, doveva scoprire l’irresistibile fascino dei motori culturali che mandano definitivamente in archivio quelli immobiliari di melucciana memoria. Ha studiato con profitto, e la città è diventata un cantiere. Tanto che non perdona la gaffe dell’improvvido Renzi: “Quando Gnassi comincerà a fare le cose che ha promesso…”. Il sindaco, seduto davanti, corregge: “Ho già cominciato!”. E Renzi cerca di salvare il salvabile: “Quando comincerà a raccontarvi quello che sta facendo…”. Non c’è purtroppo nessuno che abbia la prontezza di spirito di replicare. “Anche questo lo sta già facendo…”.

Matteo e Andrea, la strana coppia speculare, forse così simili in pregi e difetti che questa potrebbe essere la ragione per cui il sindaco di Rimini, tanto lodato e inondato di complimenti, non è mai riuscito ad entrare nel cerchio magico dove invece si è accomodato il sindaco di Pesaro. Matteo e Andrea non faticano a trovare estimatori della loro cocciutaggine e tenacia nel voler realizzare i propri progetti; l’ammirazione però lascia subito il passo ad amare considerazioni: però che carattere impossibile, che manie da uomo solo al comando…

Matteo ha capito l’antifona e usa il tour di presentazione del suo libro per tamponare l’obiezione. “Il mio carattere è un problema di mia moglie, qui si tratta di decidere se è possibile cambiare l’Italia”. Mutatis mutandis, è la stessa narrazione di Gnassi su Rimini.

L’ex presidente del Consiglio si è pure allenato a smussare il pessimo carattere; quando dal pubblico arrivano le provocazioni e le immancabili contestazioni, si prodiga per tenere buoni i fans e per replicare argomento su argomento, senza cedere alla tentazione di mandarli a quel paese. Cede invece alla tentazione di qualche battuta populista e di tessere l’elogio un po’ ruffiano dei riminesi capaci di accoglienza, creatività e tenacia imprenditoriale, “un modello per l’Italia”.

Il Renzi balneare sembra alla ricerca di una nuova narrazione di sé. Insiste nel dire che nel libro ci sono le emozioni e le esperienze di un uomo perché “noi politici non siamo robot senza sentimenti.” E saluta il pubblico con una frase ad effetto: “La cosa bella della politica sono i rapporti umani”.

Valerio Lessi


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