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Morciano, Ciotti: le mie idee su area ex Ghigi e fusioni

Martedì, 09 Maggio 2017

Da politico navigato, si è già preparato la risposta all’inevitabile domanda che lo accompagna: “Ancora lui?”. Sì, perché Giorgio Ciotti, classe 1963, docente e ingegnere informatico, sindaco di Morciano lo è stato per dieci anni, dal 199 al 2009. Ed adesso si ricandida con Morciano Viva, espressione dell’omonima associazione, sostenuta anche dia partiti di centrodestra.

La risposta di Ciotti a chi è sorpreso di rivederlo in campo è la canzone di Lucio Battisti “Ancora tu”.

Spiega il candidato: “Ad un certo punto la canzone dice: lasciarti non è possibile. Ecco, non era possibile che io e Morciano ci lasciassimo per sempre…”.

La solita sindrome dell’indispensabile?

“No, no…Questa candidatura non l’ho cercata”.

Dicono tutti così.

“Ma in questo caso è vero. Dopo le dimissioni di Battazza (l’ex sindaco Pd, arrestato per la vicenda delle sponsorizzazioni nell’area ex Ghigi, ndr) si è preso atto che in paese non c’è rimasto più niente, a parte il piccolo recinto del Pd. Solo un cumulo di macerie, di disillusioni, di distacco dalla vita pubblica. Come reazione a questa situazione è nata l’associazione Morciano Viva”.

Per fare cosa?

“Si sono messe insieme quelle persone e quella realtà (Pro Loco, enti sportivi, commercianti) che di fronte a ciò che succede non vogliono restare indifferenti ma voglio partecipare, vogliono costruire il proprio futuro. Morciano è u npiccolo comune di 7.007 abitanti, teoricamente non dovrebbe esserci la distanza fra istituzioni e cittadini, la gente dovrebbe essere facilitata a partecipare. E invece non è così. Queste persone e queste realtà hanno deciso di non volere più delegare a terzi. Anche perché Morciano vive una situazione difficile. Nel 2016 per la prima volta dagli anni Sessanta la popolazione è in calo, significa che rischiamo di non essere più il centro propulsore della Valconca”.

Però non ha ancora detto perché è stato necessario che lei si ricandidassse…

“Ci arrivo subito. Morciano Viva non pensava che ci fossero le elezioni subito. Quando però si è visto che erano inevitabili, si è capito che dopo quel che è successo, dopo un periodo di commissariamento, in Comune doveva arrivare una persona capace di rimettere in moto subito la macchina comunale. E quindi lo hanno chiesto a me, che ho già avuto esperienza”.

E lei ha inventato lo slogan “La novità dell’esperienza”

“Certo, perché non sempre la novità è sinonimo di fatti positivi. Hanno deciso di affidarsi a un uomo di esperienza, e intanto faremo crescere la nuova classe dirigente di Morciano per i prossimi decenni”.

Al di là delle ragioni che ne hanno determinato le dimissioni, qual è il suo giudizio sull’amministrazione Battazza?

“Ha agito senza ascoltare i cittadini, e ciò ha creato un forte distacco fra il Comune e la realtà del paese. La cesura è stata così forte e radicale che oggi a Morciano il dibattito pubblico è degenerato in una guerra per bande. Su ogni cosa ci sono forti contrasti. Battazza ha diviso il paese, non lo ha unito. Invece Morciano ha bisogno di una sana tranquillità, ha bisogno che si torni a ragionare sulle cose, i vari corpi sociali devono dialogare fra di loro”.

E qui viene fuori l’antico democristiano che è in lei…

“C’è un altro aspetto che rimprovero a Battazza. Ha ridotto la vocazione storica di Morciano: noi siamo nel bel mezzo della Valconca per servire la Valconca. C’è bisogno di rilanciare questo aspetto trascurato dalla sua amministrazione. C’è bisogno di rinforzare taluni servizi, come la scuola e la sanità. Va valorizzato l’unico presidio ospedaliera, la casa di cura privata Montanari. Morciano ha bisogno di una giunta che non lasci solo il privato nel confronto con la Regione”.

Un “tormentone” di Morciano è la riqualificazione dell’area ex Ghigi. Cosa è in gioco?

“Parliamo di un’area di 15 mila metri quadrati posta proprio al centro del paese. Per questo è importante e strategica. Nel 2000 è cessata l’attività produttiva trasferita a San Clemente. È stato approvato dal Comune un piano di riqualificazione che inizialmente prevedeva la conservazione dell’immobile un tempo adibito a pastificio. Poi il Comune ha cambiato idea, l’immobile è stato abbattuto ed è stata rilasciata a Conad una licenza per realizzare un centro commerciale, due torri di residenze, un auditorium e altri servizi. Ma è stata presentata una variante che, a quanto pare, ha fatto fuori le torri, e conservato l’auditorium, sopra il centro commerciale. Il consiglio comunale appena sciolto ha votato all’unanimità che l’auditorium non lo vuole. I lavori sono in corso, ma con una licenza parziale, limitata cioè solo al centro commerciale”.

Sei lei sarà sindaco, cosa farà?

“Bisogna innanzitutto vedere le carte. Abbiamo chiesto al Commissario che ci trasmetta copia della variante. Certamente dovranno essere prese decisioni con metodo trasparente e con il principio della concertazione. Sull’auditorium bisogna valutare, presenta forti inconvenienti dal punto di vista dell’accessibilità. E poi ce n’è già uno nei padiglioni fieristici, serve farne un altro?”.

L’altro tema caldo è la possibile fusione con altri Comuni. Qual è la sua posizione?

“Da quindici anni Morciano è nell’Unione della Valconca, formata da nove Comuni. Molti servizi sono già in Comune e tutti i risparmi possibili sono stati realizzati. È vero che per dieci anni la Regione dà finanziamenti speciali ai Comuni che si sono uniti, ma io voglio capire cosa succede dall’undicesimo anno. La proposta che riguarda Morciano è la fusione con Montefiore, Gemmano e San Clemente. C’è la necessità di approfondire per verificare qual è la soluzione che più fa risparmiare”.

Nel sondaggio di Morciano Viva sembrava essere una preferenza per San Clemente.

“Non è proprio così. L’ampia maggiorana ha detto no a qualsiasi fusioni. Fra i favorevoli c’era una preferenza per San Clemente. È anche logico: sono i confinanti e sono i comuni più ricchi”.

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