Scrivi qui la tua mail
e premi Invio per ricevere gratuitamente ogni mattina la nostra rassegna stampa

Le stelle, l'astrofisico e la Sagrada Familia

Sabato, 21 Gennaio 2017

Cosa c’entra un astrofisico, impegnato da anni nel progetto di ricerca della missione spaziale Plank, con il completamento della Sagrada Familia di Barcellona? Marco Bersanelli, ieri a Rimini per presentare agli studenti delle scuole Karis Foundation il suo ultimo libro Il grande spettacolo del cielo (edito da Sperling&Kupfer) stupisce i suoi ascoltatori rilevando l’ultima sorprendente pagina del suo libro e della sua avventura intellettuale. Nel 2013 è stato chiamato dall’architetto Jordì Faulì, che sta completando il capolavoro di Gaudì, per avere suggerimenti su come rappresentare l’universo nella torre centrale della sontuosa cattedrale, dedicata a Gesù Cristo, che sarà completata entro il 2026. Un’impresa non facile, considerato che non si era più di fronte alla classica cupola sferica dove nei secoli è stato dipinto il cielo stellato. Come combinare le ultime conoscenze sull’universo in espansione con la forma della torre che si eleverà fino a 192 metri? Secondo le attuali conoscenze la forma dell’universo non è riconducibile ad un elemento spaziale ma deve tener conto anche del fattore tempo. La soluzione a Bersanelli è apparsa osservando la sagoma della torre in costruzione. A ben guardarla assomigliava alla curva di Friedmann-Lemaitre che descrive l’evoluzione dell’espansione dell’universo. L’astrofisico milanese fa un po’ di prove, calcola alcuni parametri, e conclude che c’è corrispondenza. “La volta della torre avrebbe così rappresentato l’intera storia cosmica, con l’origine del tempo al vertice, lo spazio che si espande dall’alto verso il basso, fino a raggiungere il nostro qui e ora alla base”.

È la conclusione della conferenza ed è l’esito del percorso che Bersanelli invita a seguire nel libro, partendo dall’infanzia dell’umanità, quando l’uomo comincia a guardare le stelle e a interrogarsi sull’universo. Nelle grotte di Lascaux, in Francia, risalenti all’epoca dell’uomo di Cro-Magnon, accanto alle pitture degli animali ci sono punti nei che in un caso assomigliano tanto alle Pleiadi e in un altro hanno l’aspetto di un calendario lunare, perché quegli uomini avevano intuito la ciclicità e la regolarità di certi fenomeni. L’astrofisico affascina gli ascoltatori mostrando come fin dai primordi, e poi sempre lungo i secoli, le scoperte sulla struttura dell’universo e sulla natura dei corpi celesti trovano immediatamente anche una rappresentazione artistica. La luna che è ai piedi della Madonna in Santa Maria Maggiore a Roma rivela la morfologia con montagne, valli e crateri osservata al cannocchiale da Galileo, così come nel cielo stellato di Van Gogh si ritrovano le nebulose a spirale scoperte dagli scienziati a lui contemporanei.

Bersanelli ripercorre la storia dell’astrofisica (otto sono le tappe descritte nel suo libro) con la stessa agilità e la stessa capacità di coinvolgimento di un grande romanzo. Anche chi è digiuno di conoscenze scientifiche, capisce al volo la differenza fra il sistema tolemaico e quello eliocentrico copernicano, con tutto lo sgomento e le complicazioni che la novità provocò, o il passaggio dal moto circolare uniforme alle ellissi di Keplero. Un romanzo che come tale conosce tanti colpi di scena che lo rendono sempre più interessante, come quando Hubble comprese che la distanza fra le nebulose era dell’ordine di anni luce, per cui noi vediamo oggi al telescopio la galassia di Andromeda quale era due milioni e mezzo di anni fa. Oppure quando introduce il nome di George Lemaitre, a cui è intitolato il liceo scientifico della Karis proprio su suggerimento di Bersanelli, spiegando che lo scienziato e sacerdote belga, partendo dalla teoria della relatività di Einstein, era riuscito a intuire l’espansione dell’universo, ipotesi accolta con scetticismo dal fisico tedesco. O quando racconta che Lemaitre aveva suggerito a papa Pio XII di non dedurre schematicamente dalle nuove teorie cosmologiche la conferma della creazione come di un istante all’inizio del tempo, perché l’atto creatore non è un punto del tempo, non è un fatto del passato, ma come poi disse il pontefice dopo averlo incontrato Dio “crea, conserva, governa tutto ciò che esiste, oggi come all’alba del primo giorno della creazione”. Rispondendo ad una domanda su questo punto, Bersanelli poi spiega che la stessa concezione – la creazione con un fatto attuale di Dio – l’ha ritrovata nell’insegnamento di don Luigi Giussani.

L’ultimo capitolo del libro è dedicato all’oggi: la scoperta del fondo cosmico di microonde, che il satellite Plank da oltre venticinque anni sta intercettando.

Il viaggio proposto da Bersanelli è possibile perché l’uomo, cosa piccola e insignificante rispetto alle dimensioni dell’universo, è l’unico punto in cui la realtà acquista coscienza di se stessa. La molla della ricerca è la sorpresa per l’esserci delle cose.


Le vostre foto

Rimini by @lisaram, foto vincitrice del 15 febbraio

#bgRimini

Le nostre città con gli occhi di chi le vive. Voi scattate e taggate, noi pubblichiamo. Tutto alla maniera di Instagram