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Turismo a Rimini, statistiche ed evasione

Martedì, 04 Ottobre 2016

La differenza fra la percezione e la statistica. È ciò che viene in mente osservando i dati turistici relativi ai primi otto mesi dell’anno. La percezione diffusa è che abbiamo avuto un giugno pessimo, soprattutto a causa del maltempo, un luglio che si può dire che sia andato benino e un agosto che ha rispettato l’immagine di mese privilegiato per le vacanze degli italiani. Lo stesso comunicato dell’Apt dei giorni scorsi osservava che “agosto risulta cruciale per la formazione del bilancio stagionale della Riviera, e a fronte di un avvio d’estate incerto dal punto di vista meteorologico, i 24 giorni di sole dell’ultimo mese estivo hanno giocato un ruolo positivo nell’attirare turisti, soprattutto stranieri, con valori superiori alla media per il mercato di lingua tedesca”.

Solo che i dati statistici ufficiali, prodotti dalla Regione, smentiscono questa molto diffusa percezione. In agosto in provincia di Rimini c’è stato un calo di arrivi del 3,6% (-4,1 di italiani e -1,3 di stranieri) mentre le presenze sono rimaste immutate (+0,1) con differenza fra le italiane (-1%) e le straniere (+5,2). Sono arrivati meno turisti stranieri ma hanno soggiornato più a lungo.

Se poi si osservano i mesi di giugno e luglio, scopriamo che gli arrivi sono cresciuti rispettivamente del 10,7 e del 9,3 per cento, mentre per entrambi i mesi le presenze sono cresciute del 2,1, molto di più che in agosto. Le statistiche smentiscono le percezioni che operatori e amministratori pubblici hanno manifestato nel corso dell’estate. Sui mesi di giugno e luglio si può anche ritenere che l’incremento di arrivi sia stato esclusivamente per i week end, visto che non ha prodotto un corrispondente aumento di presenze.

Secondo l’Apt in agosto ci sarebbe stato un arrivo di turisti tedeschi superiori alla media. Ciò non vale per la provincia di Rimini dove i tedeschi sono calati del 3,2, pur aumentando le presenze del 2,7. Non c’è stata maggiore attrattiva, ma solo incremento del periodo medio di permanenza.

Sempre secondo l’Apt, che riporta i dati dell’Osservatorio turistico regionale, in agosto tra la Riviera di Comacchio e Cattolica si sono contati 1.831.000 arrivi (+2,2% su agosto 2015) e 15.021.000 presenze (+1,8% su agosto 2015), con il movimento internazionale che ha fatto registrare +4,8% di arrivi e +3,7% di presenze. In questo caso la differenza con le statistiche ufficiali è abissale. Gli arrivi infatti ammontano a 1.258.880 (-4,9 rispetto al 2015) e le presenze 8.444.021 (con un calo dello 0,8 rispetto al 2015). Secondo l’Osservatorio le presenze sarebbero state il 40 per cento in più rispetto ai dati ufficiali Istat raccolti dalla stessa Regione.

Come è possibile? La spiegazione è in una nota in fondo al comunicato dell’Apt: “Il movimento turistico nelle strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere dell’Emilia-Romagna viene rilevato dall’Osservatorio sul Turismo regionale con una metodologia che prevede la rivalutazione periodica delle statistiche ufficiali attraverso le indicazioni fornite da un panel di operatori di tutti i comparti dell’offerta turistica regionale e vari riscontri indiretti, come le uscite ai caselli autostradali, gli arrivi aeroportuali, i movimenti ferroviari, le vendite di prodotti alimentari e bevande per l’industria dell’ospitalità, i consumi di energia elettrica ed acqua e la raccolta di rifiuti solidi urbani”.

Dalle statistiche ufficiali sfuggono certamente le presenze generate da appartamenti in affitto e seconde case, ma con quali criteri si stabilisce che esse generino qualcosa come sette milioni di presenze? E ancora: con quale criterio si traduce l’incremento delle uscite ai caselli e dei rifiuti (che tendenzialmente sono in crescita anche a parità di popolazione) in un aumento delle presenze turistiche pari al 40 per cento? È un mistero che non è chiarito nemmeno nei report dell’Osservatorio degli anni scorsi, reperibili online.

Forse l’Osservatorio ha calcolato una percentuale residua di evasione ed elusione che non fa corrispondere le presenze statisticamente denunciate a quelle reali? Fra i criteri indicati per la periodica rivalutazione delle statistiche ufficiali non è indicata l’evasione fiscale, ma tutto lascia pensare che si sia tenuto conto anche di essa.

Fa bene l’Osservatorio a calcolarla per sfornare le presunte cifre reali sul movimento turistico?

Per quanto riguarda l’area riminese un rapido confronto fra alcuni dati permette di escludere che la quota di evasione, certamente presente, sia ancora molto rilevante.

Nell’anno 2.000 nella provincia di Rimini erano censiti 2.591 alberghi che avevano generato 14 milioni e 796 presenze.

L’anno scorso, 2015, gli alberghi erano 2.229 ed hanno prodotto 14 milioni e 213 mila presenze. Sono venuti a mancare 362 hotel e i pernottamenti sono calati solo di 500 mila unità. Facendo una semplice media matematica, la diminuzione delle presenze avrebbe dovuto oscillare fra i 2 milioni e i 2 milioni 300 mila. Ora è chiaro che la media matematica lascia il tempo che trova: bisognerebbe conoscere la tipologia degli hotel scomparsi, quante camere, quanti posti letto. Si può comunque escludere che il calo di presenze sia proporzionale al numero degli alberghi chiusi: vorrebbe dire che ciascuno di essi, in 100 giorni di apertura, non produceva più di 14 presenze al giorno.

È quindi plausibile che nel corso degli anni il volume delle presenze non abbia avuto cali più consistenti perché progressivamente si è ridotta la fascia di evasione.

Tutto può essere discusso in questi tentativi approssimativi. Quel che però emerge chiaro è che ancora manca un sistema di valutazione dell’attività turistica che abbia un fondamento scientifico e un riscontro nell’economia reale (fatturati, margini per le imprese). Nei mesi scorsi l’assessore al turismo Andrea Corsini aveva annunciato un sistema di rilevazione dei dati che andasse oltre le statistiche Istat e fornisse anche informazioni qualitative, utili per poi programmare efficaci azioni di marketing. Di questi dati qualitativi ancora non se n’è visto uno. Si è vista invece una Regione, che pur avendo adesso la responsabilità della raccolta statistica, fornisce dati sul turismo che non sono quelli Istat ma quelli maggiorati del 40 per cento secondo criteri non da tutti verificabili.


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