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17enne stuprata, Arcigay chiede educazione alla sessualità nelle scuole

Mercoledì, 14 Settembre 2016

(Rimini) “Un giorno diventeranno mamme, che educazione potranno dare?”, è la domanda che si fa il presidente dell’Arcigay di Rimini, Marco Tonti, circa il caso oggi sulla stampa locale della violenza sessuale consumata in una discoteca su una 17enne del riminese sotto gli occhi delle amiche che, anziché chiamare soccorsi, hanno filmato il tutto e lo hanno postato su Whatsapp. E’ alle amiche che Tonti si riferisce, sostenendo che “per il contrasto al maschilismo interiorizzato sono sempre più necessarie politiche di parità di genere e di educazione alla sessualità e all'affettività nelle scuole”.
Per Tonti, il fatto tragico denuncia “l'inadeguatezza delle nostre strutture culturali ed educative, ancora impregnate di maschilismo criminale praticato, come in questo caso, dalle donne stesse e come si è visto nel caso di Melito dove mezzo paese pensava orrendamente "se l'è cercata”. È un urlo di dolore che le istituzioni educative non devono più ignorare”.
Spiega Tonti che “nei paesi dove l'educazione all'affettività, alla sessualità consapevole e il contrasto agli stereotipi di genere sono un obiettivo primario fin dall'età di 6 anni si osserva un crollo delle violenze, delle malattie veneree e delle gravidanze indesiderate. In Italia invece una scuola che nel migliore dei casi tratta con timidezza questi argomenti coltiva ancora generazioni di giovani incapaci di collegare sesso e affettività, incapaci di comprendere i propri e gli altrui diritti, vittime di un'educazione familiare assente e spesso del tutto incapace di fornire questi valori”.
La scuola “non a caso è sotto il fuoco incrociato della politica più becera che vuole mantenere questo stato retrogrado. Per esempio la regione Veneto ha approvato una mozione di contrasto all'educazione paritaria e la regione Lombardia finanziata con soldi pubblici il "telefono anti-gender" dove denunciare quelle scuole che modellano la loro azione sulla parità di genere e sul rispetto della persona.
Se è “necessario condannare quelle "amiche" che riprendono lo stupro senza intervenire e senza difendere la vittima (per inconsapevolezza? per sadico piacere? per competitività sfrenata? per complicità morale con il violentatore fondata sul maschilismo interiorizzato?), è fondamentale rendersi conto che loro sono il frutto di un Paese che non è ancora stato in grado vigliaccamente di affrontare i temi fondamentali dell'educazione improntata alla parità di genere, al rispetto della persona in ogni sua espressione, alla valorizzazione della sessualità consapevole”.


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