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Siria, incontro con padre Ibrahim: “Di fronte alla sofferenza, Dio non ci lascia soli”

Lunedì, 13 Giugno 2016

(Rimini) Dal 2011 ad oggi la guerra in Siria ha ucciso 250mila persone secondo i dati ufficiali (in realtà se ne stimano molte di più): tra le 100 e le 200 ogni giorno.
Da cinque anni Aleppo, la città più popolata del paese, vive nella morsa di un assedio spietato: divisa in aree controllate da fazioni diverse che si combattono incessantemente, viene bombardata ogni giorno ed è priva di acqua e di elettricità. L’80% degli abitanti ha perso il lavoro e vive di stenti.
Due anni fa AVSI (www.avsi.org) lanciò la prima campagna per la Siria. Oggi il Paese arabo continua a essere martoriato dalle violenze e ha ancora grande bisogno di sostegno.
Samir, 32 anni, siriano, vive nel centro di accoglienza della Custodia di Terra Santa ad Aleppo: “Ogni giorno prego Dio affinché non ci cada una bomba sulla testa”, racconta, “anche l’acqua sta diventando un’arma di guerra: non la trovi sempre e spesso è inquinata. Ma qui insieme ai frati riattiviamo i pozzi. E anche se manca quasi tutto, ti senti accolto come uno di famiglia. Il tuo problema diventa loro e non importa di che religione tu sia. Sei un fratello”.
La stragrande maggioranza dei cristiani, circa i 2/3, perseguitati da gruppi di terroristi del jihad, è fuggita. Per rispondere a questa emergenza umanitaria, AVSI sostiene le attività della Custodia di Terra Santa coordinate dall’Associazione pro Terra Sancta.
La priorità ora è il centro d’accoglienza di Aleppo, presso la parrocchia di San Francesco, nel quartiere di Azizieh, che accoglie oltre 200 sfollati al giorno. Qui le famiglie, sia cristiane che musulmane, trovano un posto per dormire, cibo, indumenti, medicine, ma soprattutto un luogo di accoglienza.


Padre Ibrahim Alsabagh ne è parroco dal novembre 2014, ed è di passaggio in questi giorni in Italia, dove sta incontrando migliaia di persone. A Rimini è stato protagonista l’anno scorso di una testimonianza che ha segnato molto il pubblico del Meeting per l’amicizia fra i popoli.
Mercoledì 15 giugno padre Ibrahim sarà tra i protagonisti dell’incontro organizzato dalla Fondazione AVSI, il centro culturale Il Portico del Vasaio, in collaborazione con il Comitato Nazarat e testimonierà come vive ad Aleppo chi non è potuto fuggire, perché non ha abbastanza disponibilità economiche e chi non lo ha voluto fare per restare con la propria gente, nella propria terra. “Viviamo in una città bombardata di continuo, dove la morte non risparmia nessuno e chi vi sfugge viene morso dalla fame”, ha detto il frate francescano in uno dei recenti incontri, “ci sono tantissime sfide, ma di fronte alla sofferenza bisogna riconoscere che Dio non ci lascia soli: è lì a soffrire insieme a noi. Questo ci dà la forza per pregare anche per i nostri persecutori, perché c’è speranza anche per loro. C’è un bene che regna, il male non sarà l’ultima parola”.


Con padre Ibrahim interverranno i coniugi Giorgio e Marilyn Buccellati, probabilmente i due archeologi più celebri a livello mondiale, da alcuni anni molto legati a Rimini, grazie ad importanti lavori realizzati insieme al Meeting.
Classe 1937, Giorgio Buccellati è Professor Emeritus nei due dipartimenti di lingue e di storia presso l'università di California a Los Angeles (UCLA), dove insegna tuttora e dove ha fondato nel 1973 l'Istituto di Archeologia, di cui fu il primo direttore fino al 1983. È inoltre direttore di IIMAS – International Institute for Mesopotamian Area Studies.
Con la moglie Marilyn Kelly-Buccellati, professoressa “Emerita” della California State University, Los Angeles, ha condotto scavi e ricognizioni archeologiche in Iraq, Turchia, nel Caucaso e soprattutto in Siria dove, da oltre trent’anni, dirigono congiuntamente gli scavi dell'antica città di Urkesh.


Oggi, a causa della guerra, non possono assistere direttamente i siti a cui hanno dedicato buona parte della propria vita, ma mantengono un rapporto continuo con i colleghi archeologi siriani e le maestranze del luogo: “C’è un legame umano intenso tra noi, questo li aiuta non sentirsi abbandonati”, aveva raccontato Buccellati in un’intervista televisiva*. Legame di amicizia che li univa anche a Khaled Asaad, il direttore del sito archeologico di Palmira, torturato e ucciso dall’Isis nel 2015, al quale il comune di Rimini ha intitolato recentemente il Giardino interno del Museo della Città. “La risposta all’Isis è identificarci nei valori nei quali si crede”, ha detto Buccellati, “spolverare o scavare con gli strumenti ‘del dentista’, come facciamo per le cose più delicate, è il tramite per arrivare a delle realtà umane molto profonde. Se si riesce a comunicare questo ai giovani è come dargli una cattedra: la cattedra della loro personalità”.


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Rimini by @lisaram, foto vincitrice del 15 febbraio

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