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Discriminazioni, 29 i casi per la consigliera di parità nel 2015

Mercoledì, 16 Marzo 2016

(Rimini) Nel 2015 sono stati presi in carico 29 casi. Lo riferisce la consigliera di parità della Provincia di Rimini, Carmelina Fierro. “Nel dettaglio si tratta di una richiesta di informazioni, due molestie sul luogo di lavoro, diciassett situazioni di rischio di discriminazione al rientro dalla maternità (si rientra dalla maternità e non si trova più il proprio posto di lavoro, si trasformano gli orari di lavoro o addirittura si trasferiscono in sede spesso molto più lontane e scomode), sei risoluzioni (licenziamenti dopo l'anno dalla maternità e appena finito il periodo di tutela in cui vige il divieto di licenziamento per neo mamme e papà), tre richieste di aiuto per esigenze di conciliazione dei tempi di cura familiare e lavoro non legati alla maternità ma a esigenze di donne cinquantenni che seguono genitori anziani”.
Rispetto all'anno precedente quando si registrarono 22 richieste, sono aumentati del 30% i casi seguiti (tutte donne nel 2015, mentre nel 2014 erano stati seguiti anche i casi di 3 uomini). Il 60% dei casi è stato definito con la promozione di buone pratiche all'interno delle aziende.


“Questo dato - fa notare la consigliere - è rilevante, poiché le azioni positive evitano l'inasprimento delle conflittualità all'interno delle organizzazioni con conseguente licenziamento: licenziamento che significa non solo estromissione delle donne dal mondo del lavoro, ma anche perdita di risorse qualificate da parte delle aziende (le donne licenziate hanno in media un'esperienza pluriennale di lavoro nella stessa azienda)”.
Questo 60% dei casi risolti con la promozione di buone pratiche all'interno delle aziende “è il risultato non solo dell'intervento della consigliera di parità ma anche e soprattutto di quello dei sindacati con i quali ogni giorno viene reso operativo il Protocollo di intesa di prevenzione e rimozione della discriminazione prima della risoluzione, evitando licenziamenti”.
E' “significativo” il ricorso alla consigliera da parte di “donne cinquantenni (il 25% dei casi) che riguardano situazioni di disagio e di rischio di perdita del posto di lavoro perché considerate più onerose rispetto a stagisti o stagiste giovani senza impegni familiari. Questo delle donne cinquantenni è un fenomeno da monitorare e prevenire con interventi di informazione e promozione rivolti alle aziende. La maggior parte delle aziende con cui la Consigliera si è confrontata ha riconosciuto la stretta correlazione tra benessere aziendale del proprio personale e produttività. Sanno che la legge pone in capo alla loro direzione la responsabilità della salute e della sicurezza dei propri dipendenti, tra cui l'attenzione alle esigenze di conciliazione dei tempi e il clima lavorativo, e non rifiutano di sperimentare una organizzazione più flessibile e attenta alle esigenze delle donne puntando su motivazione e soddisfazione, quindi benessere e produttività”.
Le organizzazioni sindacali e le lavoratrici “si sono mosse ai primi segnali di disagio e di bisogno per porsi non solo in una posizione di rivendicazione di tutele, ma anche e soprattutto di promozione di buone pratiche. I professionisti, soprattutto i consulenti del lavoro che rappresentano le aziende, sempre più riconoscono una nuova visione della responsabilità aziendale, sostenendo a volte anche cambiamenti organizzativi in grado di conciliare le esigenze di produzione con la valorizzazione delle risorse femminili”.


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