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Elezioni 2016 a Rimini: meline e carriere

Venerdì, 04 Marzo 2016

Per la politica riminese in vista delle elezioni amministrative di giugno è tempo della melina a centrocampo. Stenta ancora a definirsi il quadro delle alleanze e dei competitor del sindaco Andrea Gnassi alle prossime elezioni. E ancora non è chiaro chi possa avere le maggiori probabilità di essere il candidato sindaco alternativo in un possibile ballottaggio.

Il campo dei Cinque Stelle è esattamente spaccato a metà, con due liste e due candidati, Davide Grassi e Fabio Lisi, che si contendono un simbolo che a Rimini può valere intorno al 20 per cento dei voti. Le possibilità sono due: la premiata ditta Grillo Casaleggio sceglie una lista, ed è probabile che a quel punto l’altra rinunci; oppure, come qualcuno sussurra, non sceglie nessuno ed allora le due liste potrebbero entrambe concorrere, ma senza simbolo. Quella capitanata da Grassi avrebbe il vantaggio dell’appoggio di alcuni consiglieri uscenti, della deputata Sarti, della consigliera regionale Sensoli e dell’eurodeputato Affronte. Ma senza un simbolo riconoscibile, perderebbe molto della sua competitività.

Il campo del centrodestra ha conosciuto negli ultimi giorni la novità della disponibilità di Antonio Barboni (non è un candidato, si è affrettato a precisare il coordinatore provinciale di Forza Italia, Giulio Mignani). Sul suo nome non c’è stato fuoco di sbarramento da parte di Gioenzo Renzi, di Fratelli d’Italia, mentre il solito Jacopo Morrone ha precisato che la Lega va avanti con Marzio Pecci. A stringere un accordo per il momento sono state solo le liste civiche sorte nell’alveo di Dreamini: insieme sosterranno l’ex grillino Luigi Camporesi. Si è fatto vivo, con l’ambizione di essere il candidato di tutti, l’avvocato Pierpaolo Poggi con la sua lista Per cambiare Rimini.

Gran pullulare di iniziative e di liste ma tentativi di unità tutti abortiti. Si è capito che il destino di Rimini sarà giocato su quel tavolo nazionale fra Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega che al momento deve risolvere la ben più grossa grana di Roma.

Intanto i protagonisti locali fanno di tutto per galleggiare in vista dell’appuntamento delle elezioni politiche del 2018. Quando i tre partiti del centrodestra dovranno per forza di cose confluire in una lista unica, dove solo i capilista sono bloccati (cioè con il seggio sicuro) e gli altri se la devono giocare con le preferenze. Il coordinatore di Forza Italia, Massimo Palmizio, se vuole un posto sicuro deve per forza ottenere il placet della Lega, che infatti si guarda bene dall’infastidire in qualsiasi modo. Ed anche le mosse di Morrone probabilmente si spiegano con l’esigenza di avere a Rimini (il collegio elettorale sarà insieme Rimini e Forlì) una base elettorale leghista forte in vista del sospirato appuntamento con il Parlamento. A pensar male, anche l’insolito silenzio di Gioenzo Renzi potrebbe avere a che fare con una promessa di candidatura per le politiche.

E così tutti i proclami sulla volontà di mandare a casa Gnassi si infrangono su questi giochi di posizionamento per eventuali carriere personali che sembrano dare, di fatto, per scontato che la partita per il Comune è persa.

Tornando allo scacchiere locale, non resta che formulare delle ipotesi. Barboni diventa il candidato unico dei partiti di centrodestra? Si tratterà allora di vedere se le liste civiche, in nome del “solo uniti si può sperare di vincere” stringeranno un accordo con loro. O viceversa. Tutte le altre possibili soluzioni (le varianti sono molteplici e non serve elencarle tutte) sarebbero comunque caratterizzate da più candidati sindaco che si dichiarano per l’alternativa a Gnassi, con il rischio concreto di non vedere nessuno arrivare al ballottaggio. E di spianare la strada alla riconferma di Gnassi.


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