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Intervista a Paolo Cevoli Domenica a Riccione con il suo Michelangelo

Sabato, 27 Febbraio 2016

(Riccione) Il genio di Michelangelo visto da un ‘pataca’, il suo servo Cencio Donati, goffo e pasticcione, che non riesce mai ad esprimersi bene a causa della sua balbuzie. Sarà dedicata a lui la celebre frase: “Perché non parli, bischero tartaglione!”, che dà il titolo al nuovo spettacolo teatrale di Paolo Cevoli, in scena domenica alle 17 al Palacongressi di Riccione. Gli abbiamo chiesto di anticiparci al telefono qualche “chicca”.

Un genio come Michelangelo e una grande epoca come il Rinascimento, visti da un piccolo, da un servo…

Da un pataca!

Ecco da un pataca, come dici tu! Cos’hai scoperto da questa prospettiva?

Diciamo che a vedere le cose dal basso si può capire molto. Anche il mio personaggio, che non aveva niente da perdere, era però uno che si accontentava, al contrario di Michelangelo, che invece non era mai contento. E allora scopre che proprio Michelangelo è una porta verso l’infinito, perché è una sfida in tutto quello che fa, sia nella sua vita che nelle sue opere. E allora anche questo ‘pataca’ non può fare a meno di porsi qualche domanda.

Come tutti i grandi, anche Michelangelo ha un lato comico, qual è?

Il suo lato comico lo vedo soprattutto attraverso due opere: il Davide e la Creazione. Michelangelo affronta questi argomenti enormi… Io parto dalla domanda sul perché Dio ha avuto bisogno di fare tutto questo e da lì comincio, racconto a partire da Adamo ed Eva, l’uomo e la donna e poi con Davide e Golia affronto il tema del confronto tra il piccolo e il grande, le grandi sfide…

Se dovessi raccontare il momento più divertente del tour e dello spettacolo?

È il momento in cui il garzone si accorge che Adamo è mancino: oggi sembra una sciocchezza, ma quella volta era veramente la mano del diavolo! E Cencio era mancino, come me…

Il ricavato dello spettacolo andrà in beneficenza, a favore del progetto Tende di Natale di Avsi per i profughi…

Avsi è una realtà molto bella perché aiuta tanto queste persone in grave difficoltà. E poi li conosco, so che cosa fanno, i loro progetti sono molto belli, di coinvolgimento personale, non solo economico.

Tu sei anche testimonial di Avsi, cosa ti porti a casa da questa esperienza?

Per me fare queste cose vuol dire sempre mettere in discussione il perché il Padre Eterno mi ha dato questa cosa di far ridere la gente - che non l’ho ancora capito eh! - forse è anche per dare un po’ di sollievo a queste persone.

Cosa vuol dire per te far teatro, dopo aver fatto anche cinema e televisione?

Sono cose molto diverse, mi piacciono tutte però. Sicuramente il teatro ha questo approccio ripetitivo che a me piace molto, perché ti permette di mettere a punto ogni sera, di ragionare, aggiungere, non arrivi mai a un prodotto finito. È come fare le tagliatelle: ogni volta è diversa da quell’altra. Quindi è sempre un evento andare sul palco.

A proposito di evento: domenica a Riccione ci saranno tanti tuoi vecchi amici, la tua città, cosa ti aspetti da questa serata?

Eh sì, io son proprio di Riccione, c’è grande aspettativa, quindi hai sempre un po’ l’ansia, perché andare sul palco non è come spingere ‘play’ su un film, è sempre qualcosa di nuovo, non sai mai come andrà: questa adrenalina qui fa sempre parte dell’esperienza del teatro.

Chi non viene domenica cosa si perde?

Un paio d’ore di divertimento, di relax e anche la possibilità di aiutare Avsi con il biglietto. Dopo se uno vuole andare a Marina vada a Marina…

a.c.


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