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Turismo e aprile "nero": il lato pratico della vision. Parla Rinaldis (Aia)

Mercoledì, 27 Maggio 2015

8bTurismo e aprile "nero": il lato pratico della vision. Parla Rinaldis (Aia)

 

 

Cosa dice dell’aprile nero del turismo riminese e dei primi quattro mesi dell’anno tutti con il segno negativo, la riconfermata presidente dell’Associazione albergatori, Patrizia Rinaldis?

 

“Mi pare ci sia una congiuntura economica che ormai è diventata strutturale. Anche se il nostro territorio, nel 2014, ha avuto performance migliori rispetto ad altre località turistiche. Intendo dire più presenze turistiche”.

 

In aprile e nei primi quattro mesi del 2015 c’è però stato un calo consistente…

 

“Minor numero di congressi e la crisi economica che spinge le aziende a fare meno trasferte hanno avuto il loro peso. Il crollo del turismo, dovuto alla chiusura dell’aeroporto e non solo, ha avuto il suo peso. E poi la Pasqua, che quest’anno è arrivata presto, unita alle incertezze del tempo. Oggi si prenota all’ultimo minuto e si guarda come sarà il tempo. Una volta si partiva e basta”.

 

La Pasqua bassa, cioè in anticipo, rischio di essere un alibi. Se si guardano le statistiche degli ultimi 20 anni si vede sempre un incremento di presenze in marzo, quando la Pasqua cade in quel mese, e conseguente calo in aprile. E viceversa. Quest’anno invece siamo crollati sia in marzo che in aprile.

 

“Bisogna che riprendiamo a lavorare sulla destagionalizzazione…”

 

A quanto pare sta avvenendo il processo inverso, gli alberghi che da annuali tornano stagionali.

 

“Non bisogna generalizzare. Sono state quattro o cinque le strutture che hanno fatto il passo indietro. Teniamo inoltre presente che un albergo stagionale, con le aperture straordinarie, di fatto può lavorare fino a nove mesi all’anno. È quindi una stagionalità lunga. Oltretutto con la licenza stagionale, si hanno anche piccoli sgravi fiscali e più libertà di movimento con il personale. È anche vero che oggi il mercato chiede flessibilità e le imprese se vogliono sopravvivere devono adattarsi a questa flessibilità. Gli alberghi hanno perso redditività…”

 

Ha visto l’indagine dei commercialisti sugli hotel gestiti da società di capitale?

 

“Ho visto ma il calo di redditività riguarda tutti. Abbiamo ancora alberghi a gestione famigliare in cui l’imprenditore non calcola il costo del suo lavoro e dei suoi famigliari. Se lo facessero, i bilanci sarebbero subito in rosso. Ogni albergo a fine stagione ha utili, per modo di dire, molto bassi. Dico per modo dire perché se non ci fossero gli ammortamenti, i bilanci sarebbero con saldo negativo. Già fanno fatica gli albergatori che hanno le strutture di loro proprietà, a chi deve pagare anche l’affitto rimane poco o niente. Come associazione in questi anni abbiamo lavorato molto per calmierare i prezzi degli affitti, in molti casi siamo riusciti a farli calare, dando un po’ di respiro alle gestioni”.

 

Non ci sono alberghi, ormai obsoleti, che dovrebbero uscire dal mercato? Certi bagni, certe camere, come si giustificano oggi?

 

“Certo, come Aia negli anni scorsi abbiamo fatto anche una ricognizione per vedere zona per zona quali sono le strutture ormai non più competitive. Dico però che farli uscire dal mercato non deve voler dire costruire appartamenti. Si deve pensare a un meccanismo che incentivi la riqualificazione turistica. Per esempio le cubature trasferite agli hotel della prima linea e gli spazi lasciati liberi utilizzati per servizi innovativi agli hotel”.

 

Anche gli hotel che ancora stanno sul mercato hanno bisogno di riqualificarsi, non crede?

 

“Qualcosa si sta muovendo. A settembre partiranno molti cantieri grazie al credito di imposta previsto dal decreto Franceschini. Un bando della Regione sui congressi e sull’efficienza energetica ha avuto 29 richieste di contributo. Quando ci sono gli incentivi, il mercato si muove. Mi auguro che anche il progetto del Parco del Mare spinga molti a fare investimenti”.

 

Spesso le cronache parlano invece di alberghi in vendita e di nessun che li vuole comprare.

 

“C’è indubbiamente anche questo aspetto della realtà. I nostri alberghi valgono meno della metà di ciò che valevano qualche anno fa. Per le banche non valgono niente, d’altra parte loro vedono come va il mercato e vedono i bilanci che vengono presentati. Alcuni alberghi, di fatto, sono già nelle mani delle banche. Adesso compra solo chi spera di fare l’affare, ottenendo un prezzo molto ribassato”.

 

Non è questo un allarmante segno di decadenza che dovrebbe preoccupare?

 

“Bisogna prendere atto che il mondo è cambiato, che non è più possibile aprire l’albergo e aspettare che arrivino i clienti. Bisogna però avere fiducia. Mi piace guardare al bicchiere mezzo pieno. A me pare che abbiamo un territorio ricco di opportunità che dobbiamo maggiormente valorizzare. Il territorio è il nostro petrolio ma il petrolio se non lo si lavora non produce ricchezza. Credo quindi molto al lavoro che stiamo facendo sulla cultura, come motivo di attrazione turistica. Credo molto al processo che potrà essere innescato dal Parco del Mare. Insomma ritengo che ci sia un futuro per il turismo e dobbiamo scommettere su questo futuro”.

 

A volte pare che con molte gestioni improvvisate si vada perdendo anche quel valore aggiunto, tipicamente romagnolo, dell’accoglienza, dell’ospitalità.

 

“E’ vero che ci sono state gestioni improvvisate che hanno lasciato scie negative. Per salvaguardare certi valori conta molto la formazione del personale”.

 

Ma la sua associazione rappresenta ancora il mondo degli alberghi? Nel senso che sa cogliere esigenze, domande, problemi e vi trova risposta?

 

“Gli associati chiedono sulle piccole cose quotidiane, sui grandi temi tendono a delegare. A volte sono contestata da chi non ha mai risposto agli inviti a partecipare ai momenti di informazione e di confronto. Non deve esserci alcuna delega in bianco, ai miei associati io dico: misuratemi su ciò che faccio. Ma per questo occorre che anche loro partecipino”.

rinaldis

 

 

 


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