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Crac di Aeradria: le verità di Lombardi (FI) sulle responsabilità del Pd

Giovedì, 12 Febbraio 2015

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Crac di Aeradria: le verità di Lombardi (FI) sulle responsabilità del Pd

 

Non è la posizione di Forza Italia sul crac di Aeradria ma quella di Marco Lombardi (che comunque fra i berluscones non è un signor nessuno) o al massimo del Club Forza Silvio. Precisazione importante in una serata che ha visto il nuovo responsabile provinciale Giulio Mignani sedere fra il pubblico e quello defenestrato Filippo Giorgetti sul palco a tirare le conclusioni. Serata che arrivava dopo la giornata del maxi sequestro da 34 milioni e che ha visto confrontarsi, nel corso del dibattito, le due anime del centrodestra: quella incline a sfruttare l’inchiesta giudiziaria per vincere le elezioni del 2016 (Gennaro Mauro) e quella rigorosamente garantista (Gianni Piacenti, che non vuole “vincere con i metodi dei comunisti”).

 

Per il resto molto interessante la ricostruzione offerta da Marco Lombardi, tutta tesa a dimostrare che, inchieste della magistratura a parte su cui si sospende il giudizio, sono evidenti le responsabilità politiche del Pci-Pds-Ds-Pd nel disastro dell’aeroporto.

 

L’ex consigliere regionale l’ha presa da lontano ma certi passaggi vale la pena riportarli. Presidenza di Terzo Pierani, seconda metà degli anni Novanta: cominciano i primi voli dalla Russia e nel Pci si apre una diatriba interna tesa a sottolineare che dietro ai russi c’erano infiltrazioni mafiose. Oppure, per rimanere nell’ambito di certe negative influenze politiche, il caso della presidenza di Gabriele Morelli, nella prima metà degli anni Duemila. Si manifestata l’opportunità di far transitare dall’aeroporto di Rimini velivoli militari che trasportavano militari e vettovagliamenti diretti in Kuwait. Tutta la sinistra si inalberò contro i marines a Miramare e Aeradria vide allora sfumare un affare da ben 4 milioni di euro. Un altro carico da Novanta contro la sinistra anti-militarista lo aggiunge poi Antonio Barboni che ha spiegato come aver allontanato i militari dalla gestione dell’aeroporto non sia stato un buon affare.

 

Lombardi ha ripetutamente sottolineato le responsabilità della Regione nella varie fasi: prima un accordo organico con Bologna, tanto che dal Marconi venne a Rimini anche il direttore dello scalo; poi il tentativo di Bologna di comprare Rimini, e fallito il progetto, di praticare concorrenza sleale attraverso Forlì con l’appoggio della Regione; infine con il progetto della holding regionale degli aeroporti che è costata ai contribuenti 1,5 milioni per approdare a nulla.

 

Arriviamo così al periodo 2005-2012 della presidenza di Massimo Masini, quello più legato alle odierne vicende. Lombardi ha ricordato che l’esigenza di avere i voli low cost senza incorrere nelle censure europee ha portato al cosiddetto co-marketing realizzato grazie alla società Riviera di Rimini Promotion in cui erano coinvolti anche gli albergatori. Un meccanismo che ha portato i suoi frutti positivi se nel 2011 si è arrivati a 920 mila passeggeri, ad un soffio dal tetto sempre inseguito del milione. I ricavi del business aviation erano passati da 5,5 a 11 milioni, quello no aviation da 1,6 a 2,9 milioni. La gestione operativa era quindi sostanzialmente in pareggio, i problemi sono nati perché per far funzionare un aeroporto che viaggiava verso il milione di passeggeri si erano resi necessari consistenti investimenti. Nota bene di Lombardi: il management potrà essere accusato di inadeguatezza, ma la gestione corrente era positiva. Il buco si è creato per gli investimenti, ecco perché le responsabilità sono politiche.

 

L’ex consigliere regionale ha ricordato che già nel 2006 erano stati programmati investimenti per 26 milioni, così suddivisi: 6 milioni di aumento di capitale, 5 milioni di mutuo con la Carim, altri 15 milioni con il finanziamento di banche nazionali. E qui Lombardi ha aperto un’altra importante parentesi: ha censurato Gnassi che nel 2011, appena arrivato, ha “licenziato” lo studio commerciale che fino a quel momento aveva seguito le pratiche per affidarsi da un altro. Ma questi altri non avevano le entrature nelle banche nazionali e così niente finanziamenti.

 

Si è dovuti ricorre da un nuovo aumento di capitale che Camera di Commercio e Fiera sottoscrivono e che Provincia e Comune promettono ma poi tergiversano. Gli amministratori di Aeradria credono alla promessa e sulla base di quella cercano altre linee di credito (il comportamento perseguito dalla Procura). Sottolineatura di Lombardi: certe azioni diventano reato quando una società arriva al fallimento, se non arriva al fallimento rimangono legali.

 

Si arriva così allo stato di insolvenza. I politici locali sono responsabili per non aver agito per evitare il fallimento. I creditori non hanno mai ricevuto da Provincia e Comune una proposta concreta per mutare il loro credito in azioni di Aeradria.

 

Siamo alle battute finali: c’è il primo concordato preventivo che viene respinto; si forma il consiglio d’amministrazione con i creditori che presentano una seconda proposta di concordato. Nel frattempo arrivano i nodi di Riviera di Rimini Promotion e Air che convincono il Tribunale si tratti di un unico grande debito, e quindi si dichiara il fallimento.

Le ultime battute Lombardi le dedica al bando Enac per la nuova gestione e alla società Airiminum, cercando di spiegare ai sui sodali di centrodestra che è sbagliato vederli come una sorta di cavallo di Troia dei comunisti in aeroporto.


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