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Lungomare di Rimini: lo show di Gnassi e i ritardi del Comune

Giovedì, 27 Novembre 2014

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Lungomare di Rimini: lo show di Gnassi e i ritardi del Comune

 

Ha lasciato alquanto basiti gli interlocutori romani (fra essi c’era anche il comandante della Capitaneria di Porto di Rimini) lo show del sindaco Andrea Gnassi che con il telefonino si è messo a filmare i partecipanti alla riunione colpevoli di frenare, con ostacoli burocratici, il passaggio gratuito al Comune di Rimini delle aree del lungomare dal porto al Grand Hotel.

Tornato in città, Gnassi ha presentato lo smacco subito come la solita storia della grigia casta romana che si oppone alle virtuose iniziative dei Comuni e dei privati.

A quanto risulta, invece, le autorità sarebbero anche ben disposte nei confronti di Rimini, solo che per fare il decreto è necessario un parere della Capitaneria di Porto che, per emetterlo, ha bisogno di ricevere una serie di documenti dal Comune e una manifestazione di interesse su quelle aree da parte del Consorzio degli operatori del Porto, gli stessi che due anni fa si erano dichiarati pronti a investire milioni su milioni per la riqualificazione dell’area.

 

Al momento il Comune non ha ancora trasmesso i documenti e dal Consorzio non è ancora arrivata alcuna manifestazione di interesse. Ci sono quindi tempi tecnici – teoricamente non lunghissimi (pare infatti che domani, venerdì 29 novembre il Comune trasmetterà gli atti) – perché la pratica possa essere felicemente istruita. C’è da sperare che lo show di Gnassi con il telefonino non indispettisca adesso i suoi interlocutori.

Una volta acquisito il parere della Capitaneria, saranno l’Agenzia del Demanio e il Ministero delle Infrastrutture a disporre il trasferimento di quelle aree al Comune a titolo gratuito.

 

Ma non è che una volta decretato il passaggio, comincia immediatamente la trasformazione del lungomare. Bisognerà prima arrivare ad un accordo di programma con gli operatori del porto, sempre che a quel punto siano ancora disposti ad investire. Non è questione di buona o cattiva volontà, è un problema di prospettive economiche. A passare al Comune saranno le aree ma non gli immobili dove si trovano alcuni dei più famosi locali alla moda della zona. Gli immobili, in quanto pertinenze incamerate dallo Stato, restano di proprietà del demanio e su di essi penzola, come sulle zone di spiaggia, la direttiva Bolkestein. Un operatore può essere anche disposto ad effettuare l’investimento, ma quali garanzie ha per il proprio futuro? Per quanti anni ancora sarà concessionario dell’immobile? Qualunque imprenditore rinuncerà all’investimento in mancanza di risposte chiare e certe a questi interrogativi. Già i concessionari delle pertinenze hanno avuto la “botta” nel 2007 dalla finanziaria Prodi che ha decuplicato i loro canoni. È quindi normale che adesso siano attenti e guardinghi su ogni aspetto del problema. C'è anche un'altra ipotesi allo studio: i gestori dei locali passano da concessionari a locatari, cioè invece di un canone pagano l'affitto. Su questo l'Agenzia del Demanio apapre possibilista, mentre recalcitra il Ministero delle Infrastrutture.  Si vedrà. Se passasse questa linea, non ci sarebbe più il problema della Bolkestein.

Il nervosismo di Gnassi – se così lo si vuole chiamare – dipende dal fatto che il tempo passa e niente di quanto è stato sbandierato (il nuovo lungomare) arriva in porto.

Il sindaco deve solo sperare che il metodo del telefonino non venga imitato dai cittadini alle prese con la burocrazia comunale. Se lo facessero, che direbbe Gnassi?


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