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Privatizzazioni: Gnassi ci metta la faccia, chiede Gambini

Sabato, 12 Luglio 2014

1bPrivatizzazioni: Gnassi ci metta la faccia, chiede Gambini

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Dov’è il sindaco di Rimini Andrea Gnassi nella partita della privatizzazione di Fiera e Palacongressi? Esca allo scoperto e ci metta la faccia, se davvero crede nell’ingresso dei privati.

È la provocazione politica lanciata ieri da Sergio Gambini, ex parlamentare ancora iscritto al Pd, nel corso della conferenza stampa di presentazione del Libro Bianco sulla Fiera realizzato da Dreamini. Accanto a lui il presidente dell’Associazione, Bruno Sacchini, Mario Ferri, estensore del documento insieme ad Andrea Bellucci, e il parlamentare di Ncd Sergio Pizzolante.

L’invito a Gnassi ad uscire allo scoperto è arrivato al termine di un ragionamento nel quale è stato sottolineato il rischio che il gran ragionare di privatizzazioni delle ultime settimane sia “fuffa” usata solo per ottenere dalle banche una rinegoziazione del debito. Gambini è convinto che le infrastrutture oggi possano essere gestite dai privati ed è conveniente che ricchezze e risorse congelate nelle grandi opere debbano essere liberate per fare investimenti in altri settori dove l’apporto dei privati è più difficile, come la banda larga, il mare d’inverno, il sistema delle fogne. L’ex parlamentare ha messo in guardia la classe dirigente locale dal pensare che la sfida del mercato si vinca con soluzione endogene (come quando si sono chiuse le porte della Riviera ai grandi tour operator) mentre invece bisogna aprirsi al mercato internazionale. Nè può essere una soluzione il ripetuto richiamo ad un sistema regionale: al massimo servirebbe a dare una boccata d’ossigeno ma non a rilanciare il settore che ha bisogno, per vivere e svilupparsi, di stare dentro a reti nazionali e internazionali.

E così Gambini, dopo aver ricordato che adesso siamo davvero con l’acqua alla gola, si è chiesto se il processo di privatizzazione messo in atto corrisponda ad una volontà reale o non sia un modo per pararsi di fronte a eventuali future chiamate di responsabilità. Sembrano crederci i tecnici, a partire da Maurizio Temeroli e Umberto Lago, sembrava crederci il presidente della Provincia Vitali, ma dov’è il Comune di Rimini con il suo sindaco Gnassi? Rompa finalmente il silenzio, altrimenti avvalora l’impressione – ha concluso Gambini – che le delibere approvate in consiglio provinciale e che saranno presto esaminate dal consiglio comunale siano lo strumento per poter andare dalle banche a rinegoziare il debito, con tanti saluti alla privatizzazione.

Rispondendo quindi ad una domanda sulla latitanza della politica, Gambini ha rincarato la dose. Ha sostenuto che il sistema si è retto perchè ci hanno mangiato tutti: partiti, associazioni di categoria, organi di stampa grazie agli introti pubblicitari. E' quindi arrivato il momento di creare una rottura, una discontinuità.

Non è andato sul leggero nemmeno l’onorevole Pizzolante, il quale ha voluto precisare che mettere in evidenza le criticità del sistema fieristico e congressuale non significa andare contro gli interessi della città. Pizzolante ha puntato il dito contro i business plan e i piani finanziari falsati costruiti ad arte per sostenere la necessità delle opere. Con il risultato che prima di aver due Palacongressi in Provincia avevamo 600 alberghi aperti tutto l’anno fra Rimini e Riccione e adesso ne abbiamo solo qualche decina, Lo stesso piano falsato è quello che sostiene la costruzione del Trc per il quale si sono ipotizzati cinque milioni di passeggeri all’anno. E’ cambiata un’epoca – ha concluso, e si deve capire che non si governa più con una spesa pubblica ridondante.

In apertura della conferenza stampa, Bruno Sacchini ha ricondotto la vicenda Fiera e Palacongressi alla più generale politica degli eventi del sindaco Gnassi realizzata “con un protagonismo in prima persona che un po’ disturba, trattandosi non d’un dato caratteriale ma d’una concezione sistemica del rapporto pubbliico-privato, in cui è il pubblico a esondare e debordare ai danni d’un privato stretto in un ruolo marginale.
Perché è vero che i tempi sono cambiati e non son più gli anni 90’, quando fu la stessa società civile, nelle sue componenti ludiche e festivaliere, a rilanciare la riviera con l’invenzione del popolo della notte.
Ma che oggi sia addirittura il sindaco a promuovere e finanziare l’effimero, fa venire in mente quei preti che, oltreché dir Messa (loro compito istituzionale), cantano al microfono dall’inizio alla fine non insieme ai fedeli, ma al loro posto.
Insomma: sarà pure un segno dei tempi, ma che dirigismo e centralismo istituzionale, dopo aver distrutto l’aeroporto, dopo aver ridotto Fiera e Palas nella condizione in cui sono, battano la stessa strada anche per quanto riguarda un divertimentificio che dovrebbe essere demandato a gestori privati, beh, tutto questo a me pareper lo meno inquietante”.

 

 

 

 


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