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Biennale del disegno. Intervista a Giulio Zavatta, riminese, uno dei curatori

Lunedì, 05 Maggio 2014

7bBiennale del disegno. Intervista a Giulio Zavatta, riminese, uno dei curatori

 Grande successo sta riscuotendo la Biennale del disegno che in questi giorni è in corso a Rimini, coinvolgendo spazi pubblici e privati con artisti contemporanei e opere antiche spesso poste a confronto. Cuore pulsante della manifestazione voluta dall'Assessore alla Cultura Massimo Pulini e ampiamente promossa dall'Amministrazione Comunale, è sicuramente la mostra Krobylos - un groviglio di segni, che si sviluppa tra Museo della Città e Far Fabbrica Arte Riminese.
Tra i curatori della mostra con intervento in catalogo è Giulio Zavatta (riminese doc e docente presso l’Università Cà Foscari a Venezia)  al quale chiediamo di raccontarci come si è riusciti nell’impresa di portare a Rimini ben undici capolavori del Gabinetto delle stampe degli Uffizi esposti nella sezione del Museo e la felice scelta di proporre affiancati disegni antichi e moderni. Curiosità, retroscena e soprattutto la cifra stilistica di questa mostra.  
Due dei curatori – oltre a me anche Alessandra Bigi Iotti – hanno avuto il privilegio di compiere un percorso di specializzazione post lauream dedicato al disegno, condotto in parte al Departement des Arts Graphiques del Louvre e in parte al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi. Abbiamo condotto e discusso le nostre tesi di specializzazione con Marzia Faietti, direttore del GDSU, alla quale siamo molto legati. Questo indubbiamente ha facilitato i rapporti col museo fiorentino. Ciò nonostante, i fattori che incidono sulla concessione di un prestito da parte del GDSU sono molteplici: i disegni sono tra le opere d’arte più fragili e giustamente, specie quando si richiedono opere di grande importanza, il loro prestito è vincolato a una serie di condizioni molto restrittive. Per questo motivo, solitamente, le richieste sono molto articolate e prevedono una serie di alternative, la lista che abbiamo presentato contava una “rosa” di circa 50 disegni da valutare per il prestito, e di questi ne sono stati concessi 11.
Quindi potevano esserci 50 disegni degli Uffizi?
No. Il numero oscillava tra 10 e 15 nonostante la richiesta più ampia. Il numero era accresciuto spesso dalle alternative, fino a cinque, per uno stesso autore.
Ne sono arrivati 11, ma il loro “peso specifico”, come ha rilevato la stessa Faietti, è di tenore così alto da poter essere considerato uno dei prestiti “importanti” concessi dal GDSU. Evidentemente un foglio non vale l’altro e i nostri undici costituiscono una “squadra” di primo livello.
Quali sono i parametri che portano a concedere o negare un prestito?
Oltre a quelli noti e intuibili che riguardano le condizioni di luce e clima del luogo espositivo a cui sono destinati i disegni, si aggiungono tre fattori. Il primo è lo stato di conservazione: alcuni fogli sono molto fragili, specialmente quelli a penna dove l’inchiostro ha corroso la carta, o già fortemente sensibilizzati alla luce. Il secondo è il “riposo”: se un disegno è stato prestato in passato devono passare alcuni anni prima di poterlo ancora concedere. Non solo: quando i musei internazionali prevedono grandi mostre, “prenotano” per così dire con largo anticipo i fogli, rendendoli non disponibili. Anche questo aspetto si lega alla fragilità dei disegni e soprattutto alla necessità di non esporli troppo alla luce e ai cambiamenti climatici. Il terzo è una valutazione dell’opportunità: naturalmente gli Uffizi non prestano disegni a chiunque li chieda. Il prestito stesso - e un prestito così importante - è in questo senso una “approvazione” preventiva della mostra.
Una curiosità: qualche rimpianto per i disegni che non si sono resi disponibili?
Nella rosa “ampia” che abbiamo presentato mancavano già autori che sapevamo impegnati per alcune grandi mostre, come Pontormo. Abbiamo provato a chiedere alcuni disegni a penna molto grandi di Baccio Bandinelli nonostante il Bargello stesse organizzando una mostra monografica su questo autore. Il prestito in questo caso non è stato concesso per ragioni conservative: l’inchiostro dei potenti segni di Bandinelli aveva corroso la carta, e abbiamo notato che perfino al Bargello hanno dovuto esporre alcuni facsimile. Lo stesso è avvenuto per un bellissimo disegno, molto piccolo ma intensissimo, di Salvator Rosa. Altri fogli erano impegnati o già stati esposti negli ultimi anni. Ma nel complesso il prestito che ci è stato concesso – quasi quattro milioni di euro il valore assicurativo – è talmente rilevante che dopo aver visto gli 11 capolavori che sarebbero venuti a Rimini siamo usciti dagli Uffizi davvero contenti. Del resto, alla conferenza stampa riminese, abbiamo ben visto come la felice coincidenza dell’apertura della cassa coi disegni proveniente da Firenze alla presenza dei giornalisti abbia causato una piccola ressa di fotografi e abbia immediatamente catapultato l’immagine sulle prime pagine dei giornali, a testimonianza dell’importanza universalmente riconosciuta della collezione degli Uffizi.
A cura di Alessandro La Motta

 

 
 
 

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