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Romagna, i campanili al tempo della crisi

Venerdì, 21 Giugno 2013

2bRomagna, i campanili al tempo della crisi 

Bisogna avere almeno 50 anni per ricordarsi le cartoline con una figura femminile molto ben messa in bikini e la costa romagnola con tutti i nomi delle località costiere (guai se ne veniva dimenticata una). Inoltre il fisico della bellezza nordica nascondeva la fascia territoriale dell'entroterra che arricchiva la nostra offerta turistica. Era la Romagna dei mille municipi e campanili. Ma ora siamo in tempi di crisi economica e sociale, di spending review e razionalizzazione dei costi. Stato e Regioni incentivano le fusioni dei comuni per garantire ancora contributi e servizi. Anzi una legge regionale del 2008 impone accentramenti e fusioni ai comuni sotto i 3mila abitanti. Un analogo provvedimento di sostegno e incentivi ai processi di unione e vera e propria fusione è stato stabilito dal ministero degli interni nell'ottobre 2012. Va nella direzione della razionalizzazione e risparmio di spesa anche l'idea dell'unica Asl romagnola che sarà varata il primo gennaio 2014. Anche il destino delle provincie dovrebbe essere segnato... A questo processo si affianca inoltre il fenomeno dei comitati e movimenti di cittadini, come quelli dei comuni della Valmarecchia che hanno abbandonato Pesaro per diventare riminesi. Insomma il volto della Romagna cambia e Inter-vista vuole seguire questa trasformazione. Quanto questo processo sia di difficile attuazione lo dimostra il fallimento del referendum sulla fusione dei comuni di Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli.
Il progetto di un comune unico del Rubicone ha avuto una gestazione ventennale ed è sfumato col referendum del 9 giugno. A dispetto della volontà degli amministratori e anche delle associazioni economiche di categoria, Savignano (17833 abitanti) e di San Mauro (11515) non convoleranno a nozze. Per la verità un terzo comune, cioè Gatteo, si era già chiamato fuori nella fase preparatoria rifiutando l'offerta di fare parte di questo progetto che sarebbe stato il primo in Emilia Romagna per comuni di media grandezza e con una realtà economica e sociale di tutto rispetto. La Regione (che aveva già pronto il progetto di legge) non ha potuto fare altro che prendere atto dell’esito di questo referendum e riporre nel cassetto la legge istitutiva, rimasta ora solo sulla 'carta' del suo sito online.
In questo caso si trattava di una scelta, forse fallita perché arrivata fuori tempo e logorata da vecchie logiche di campanile ma che aveva negli incentivi statali e regionali una formidabile motivazione e l'averla rifiutata è forse la classica zappa affondata sui propri piedi. Infatti gli incentivi significano denaro anzitutto: nel giro dei primi quindici anni sarebbero arrivati qualcosa come 16 milioni di euro e anche la possibilità di sforare il patto di stabilità.
Dalla sua vacanza (di una settimana) in Sicilia, la riflessione del sindaco di San Mauro, Gianfranco Miro Gori, è decisamente autocritica: "Non ci ho proprio capito niente: se qualcuno mi avesse detto che a San Mauro - dove ha votato il 42% degli aventi diritto - vinceva il no con oltre il 63% gli avrei chiesto se stava bene di mente". Insomma a malincuore Miro Gori, nella seduta del consiglio comunale successiva alla tornata referendaria ha dovuto approvare e inviare a Bologna l'ordine del giorno (votato ovviamente all'unanimità) che chiedeva all'assemblea legislativa emiliano-romagnola di rispettare questo 'no' allo sposalizio con Savignano. Comune quest'ultimo che, nonostante il sì alla fusione (i favorevoli a Savignano sono stati il 54,80%) ha dovuto fare altrettanto: il responso dei cittadini va rispettato. Il collega di Savignano Elena Battistini è molto amareggiata: "Era un'opportunità unica, boicottata da alcuni per meri motivi politici. In questa vicenda non ci sono vincitori né vinti ma un solo perdente: il territorio".
Il sindaco Miro Gori (il cui secondo mandato scade l'anno prossimo) spiega che "questa opportunità svanita è frutto di un 'gravissimo errore' indotto da due fattori: il 'campanilismo' e dal fatto che qualche mio concittadino possa avere pensato che la qualità di vita del comune potesse diminuire".
Ma non c'è stato anche qualche difetto di comunicazione?
"Ho pensato anche questo, ma io ho incontrato personalmente più di mille residenti cercando di fargli capire le ragioni. Evidentemente non ci sono riuscito. C'è da dire che il venire meno per strada di Gatteo ha polarizzato il processo solo su due comuni e anche questa bipolarizzazione è stata un errore. C'è poi una ruggine storica tra i due comuni. E San Mauro ha costruito la propria identità attorno alla figura del Pascoli anche un po' contro Savignano e il suo Rubicone. Ma pensare che con la fusione fossimo diventati un 'quartiere' di Savignano, come qualcuno dei miei concittadini ha pensato, è stato un giudizio infondato che ha fatto saltare un'opportunità davvero unica non solo di difendere la quantità e la qualità dei servizi, ma di svilupparli".
Non ha pensato neppure per un istante di lasciare?
"No, il mio mandato scade il prossimo anno dopodiché spero che il centrosinistra (il mio municipio nell'area è uno dei pochi sul quale è sempre sventolata la bandiera 'rossa') sappia trovare un buon candidato per vincere ancora. Io semmai sarò disponibile a dare una mano nel settore che mi ha sempre interessato, quello della cultura".
Cosa farà poi?
"Io da tempo sono in pensione dal comune di Rimini e ora sono presidente di Sammauroindustria. Stiamo preparando il tradizionale processo storico a Casa Pascoli: quest'anno appunto sarà sul Rubicone e veniva dopo quello del 2012 su Pascoli appunto anche in vista di questo nuovo comune di quasi 30mila abitanti che avrebbe potuto chiamarsi ‘Rubicone Pascoli’. Ma sicuramente la riflessione avrà accenti diversi".
A proposito di fusioni, nella provincia di Forlì Cesena ci sono altre due processi in fase iniziale: quello tra Bertinoro e Forlimpopoli e quello tra Bagno di Romagna e Verghereto, mentre nel Riminese è già in fase avanzata l'unione tra Torriana e Poggio Berni, comuni che però insieme non arrivano ai 5mila abitanti.


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