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Stop Acqua Arena, Pecci: Un pasticcio riminese

Giovedì, 25 Gennaio 2018

(Rimini) Per il capogruppo della Lega in consiglio comunale a Rimini, Marzio Pecci, lo stop al cantiere Acqua arena, a causa del fallimento dell’impresa capofila del progetto, è uno dei “pasticci riminesi della Giunta Gnassi”. Sottolinea Pecci che “il progetto è stato chiacchierato fin dall'inizio e non solo per i reperti ritrovati nell'area, ma per come è stato affidato l'appalto e la denuncia di un ex assessore che aveva osservato, nei corridoi del comune, strani "movimenti" prima dell'approvazione del progetto”. Si dice, aggiunge Pecci, “che la Magistratura abbia cercato tra i faldoni del comune e che l'indagine non abbia portato ai risultati che molti attendevano”.
Ora “dopo un anno, il tema Acqua Arena ritorna di attualità, ma ciò che stupisce è il fallimento della società aggiudicatrice dell’appalto. Questo fatto è di una gravità inaudita perché mette in evidenza l'incapacità dell'amministrazione comunale nell'affidare l'appalto a chi non possiede i requisiti per garantire la realizzazione del progetto secondo le regole della buona costruzione”. In buona sostanza “all'appaltatore capace vengono chiesti due requisiti: a) la capacità di persone e mezzi e b) la capacità finanziaria per prestare idonee fideiussioni per la buona esecuzione dell'opera e per il rispetto dei tempi. Nella fattispecie di Acqua Arena, sono mancate entrambe ed il risultato è la dichiarazione di fallimento”.
Pecci conclude sottolineando che “la responsabilità politica ed amministrativa, di quanto accaduto, purtroppo, ricade sugli amministratori che hanno predisposto un bando che non è stato in grado di garantire alla città la buona esecuzione dell’opera. Il mercato delle costruzioni, oggi, è composto da tanti avventurieri e chi gestisce il denaro pubblico dovrebbe essere molto attento nella predisposizione dei bandi di gara. A Rimini ciò non è avvenuto soprattutto perché, sembra, che per far "quadrare i conti" la piscina fosse stata "pensata" per le gare dei campionati fino alla serie "B", mediante la progettazione di dieci "corsie allargate" e poi, per ragioni d'appalto, l'amministrazione abbia optato per la costruzione di otto corsie normali, ma destinate alle competizioni dei dilettanti. Certo che se tutto ciò fosse vero sarebbe opportuno che il sindaco e l'assessore spiegassero in consiglio comunale le ragioni di queste decisioni ed il perché sia stato fatto un bando per consentire la partecipazione ad una società che, poco tempo dopo l'aggiudicazione dell'appalto, è fallita e quindi non possedesse i requisiti finanziari adeguati”.


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