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Tassa di soggiorno, approvate le tariffe

Giovedì, 14 Dicembre 2017

(Rimini) Cinquanta centesimi a notte fino ad un massimo di sette pernottamenti, oppure il 3% del canone corrisposto se l’affitto dell’immobile avviene attraverso l’intermediazione di Airbnb o altri portali telematici, nonché tramite agenzie immobiliari. Sono queste le tariffe dell’imposta di soggiorno approvate dalla Giunta comunale per le cosidette “locazioni brevi”, cioè affitti di immobili ad uso abitativo di durata non superiore a 30 giorni stipulati da persone fisiche, fuori dall’attività d’impresa. La determinazione della tariffa segue la modifica del regolamento sull’Imposta, discussa la scorsa settimana dal Consiglio Comunale, che sulla base del decreto legge 50/2017, prende atto del ruolo degli intermediari, con riferimento alla riscossione dell’imposta di soggiorno; il decreto, infatti, definisce i gestori per le locazioni brevi come responsabili di imposta, favorendo così il versamento del tributo e, quindi, contrastando l’evasione tributaria.
Per i proprietari di appartamenti che gestiscono direttamente in forma non imprenditoriale la locazione degli immobili, l’imposta di soggiorno era già prevista a Rimini ed è quantificata in 50 centesimi per notte, fino ad un massimo di 7 pernottamenti. La novità, introdotta a seguito del decreto legge alla cui elaborazione ha contribuito anche il Comune di Rimini, prevede che i gestori dei portali telematici versino una tariffa per imposta di soggiorno pari al 3% del canone o corrispettivo corrisposto. Gli uffici hanno stimato che la tariffa media sarà uguale a quella applicata per gli appartamenti affittati in maniera diretta, e cioè 50 centesimi per notte. “Si tratta, dunque, di ripristinare una situazione di equilibrio di trattamento tra le strutture turistiche tradizionali e le nuove forme di ospitalità che passano attraverso le piattaforme online e che sono sempre più diffuse – commenta l’assessore al Bilancio Gian Luca Brasini – e quindi di riconoscere queste nuove tipologie di accoglienza come ‘piccole imprese’, chiamate a versare un tributo pari, in pratica, a quello richiesto agli alberghi ad una stella. Un tributo quindi minimo che tiene in considerazione la peculitarità delle locazioni brevi, ma che va nell’ottica di perseguire l’obiettivo dell’equità”.


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