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Riforma province, tutta da rifare per Claudio Dau

Giovedì, 09 Novembre 2017

(Rimini) “Il no al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 ha segnato un confine invalicabile con l'annosa vicenda della legge Delrio e del suo combinato disposto con le leggi statali e regionali che ne hanno definito il quadro del totale fallimento”. L’esponente riminese della direzione nazionale del Movimento per la Sovranità, Claudio Dau, interviene sul tema del riordino istituzionale e della riforma delle province.

“C'è stato un ‘prima’ - spiega Dau - che, dopo una decorosa storia pluridecennale delle Province, ha prodotto danni enormi determinati dai tagli lineari introdotti con le Leggi di Stabilità dal dimezzamento degli organici, dalle riduzioni dei salari, dai demansionamenti e trasferimenti, dalla riduzione e cancellazione di servizi fondamentali, dall'impossibilità di redigere i bilanci con conseguente sforamento dei patti di stabilità. Un quadro drammatico che ha prodotto pesanti ripercussioni sui già bassi salari dei dipendenti, difficoltà nel pagare gli stipendi in alcune Amministrazioni”.
Con l'obiettivo “di fare cassa è stato venduto e dismesso il possibile, ma anche l'impossibile(patrimonio immobiliare, mezzi meccanici quali spargi sale, turbine, spazzanevi....).Misure insostenibili che hanno prodotto dissesti e predissesti finanziari in molti Enti, che hanno visto azzerata la propria autonomia finanziaria, rendendo praticamente impossibili gli investimenti per la manutenzione ordinaria e straordinaria della viabilità e dell'edilizia scolastica, attività e funzioni definite fondamentali dalla stessa Delrio”.

Le conseguenze “sono sotto gli occhi di tutti. La più attuale e grave è l'abbandono dei territori, sia sul versante degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria che per la vigilanza ambientale. L'obiettivo era tagliare i costi della politica tramite la cancellazione delle Province e il loro depotenziamento. L'effetto è stato un poderoso taglio ai servizi essenziali ed al diritto di rappresentatività dei cittadini e dei territori”.
Negli anni “della "decorosa storia", i lavoratori delle Province erano parte integrante dei territori nei quali operavano. C'era una conoscenza profonda delle criticità delle nostre terre. Spesso i lavoratori erano nativi di quelle periferie. C'era attenzione per le manutenzioni dei mezzi meccanici a disposizione, un loro rinnovo costante. L'attenzione era altissima da parte di tutti, compresi gli amministratori che, essendo eletti dalle popolazioni e avendo a cura i loro bacini elettorali, erano molto attenti ed attivi nella salvaguardia dei territori.Anche i piccoli Comuni ne traevano beneficio, perché le Province intervenivano sempre in caso di necessità e rappresentavano un fondamentale punto di riferimento per la Protezione Civile”.
Certo “era necessario un migliore utilizzo delle risorse pubbliche. I governanti hanno invece seguito le indicazioni "lacrime e sangue" dell'UE e perseguitotenacemente l'obiettivo di eliminazione delle istituzioni intermedie e più vicine ai cittadini. Erano convinti che la storia sarebbe proseguita senza intoppi di forza. I cittadini si sono però opposti ed hanno bocciato clamorosamente le "deforma costituzionale" e con essa il ‘Provincicidio’”.

Ora “siamo entrati nel ‘dopo’. La vittoria del No, pone una serie di riflessioni sulla legittimità costituzionale della legge Delrio e sulle leggi regionali ed i vari provvedimenti ad essa collegati. Una situazione che potrebbe determinare pesanti conseguenze per la tenuta amministrativa ed organizzativa di tutto il sistema degli Enti Locali. Occorre azzerare i tagli previsti, la necessità di prevedere entrate e tributi propri per consentire il pieno esercizio delle funzioni fondamentali, per garantire servizi di livello ai cittadini. Serve una nuova legge, che superi le contraddizioni e gli errori commessi negli ultimi anni e che restituisca dignità ed operatività alle Province e CittàMetropolitane, quali enti costitutivi la Repubblica Italiana. E' necessario rimettere ordine nel caos causato dalle varie leggi regionali, che hanno determinato una situazione a "macchia di leopardo" nel territorio nazionale per quanto attiene la gestione di servizi importantissimi per i cittadini”.


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