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Gnassi sulle orme del Papa: la città non stia al balcone e la politica riconosca gli errori

Sabato, 07 Ottobre 2017

Il discorso di papa Francesco a Cesena (qui la nostra sintesi) deve avere molto colpito il sindaco di Rimini Andrea Gnassi. Lo ha citato giovedì sera in consiglio comunale, è il filo rosso di una dichiarazione diffusa oggi in cui invita tutte le componenti della città a non stare sul balcone e a contribuire con generosità a dare il proprio contributo. Arrivando a scrivere che "A Roma o Milano come a Rimini, la politica deve ammettere gli errori, deve ammettere di non bastare, a se stessa e agli altri."

Ecco la nota diffusa oggi dal sindaco:

Giovedì ho partecipato a una bella iniziativa dell’Emporio Solidale, straordinaria esperienza riminese di altruismo quotidiano. Nei giorni precedenti sempre la nostra città è stata teatro di un evento di tutt’altro segno: la presentazione del progetto di collaborazione tra Comune di Rimini e San Patrignano per un nuovo spazio dedicato all’arte contemporanea, intesa la cultura come strumento di crescita individuale, sociale, economica, relazionale.

Non so per quale percorso mentale ma la sintesi tra due momenti di vita cittadina apparentemente così distanti la ritrovo in alcune recenti parole di Papa Francesco: non ci è concesso guardare la realtà dal balcone, né possiamo rimanere comodamente seduti sul divano a vedere il mondo che passa davanti a noi in Tv. Per poi, magari, ‘chiacchierare’ e non costruire.

Non basta, o non basta più, misurare la generosità di Rimini sul commovente tessuto volontaristico e associativo, l’eccezionale rete cittadina dei ‘sensibili’, centinaia di persone che ogni giorno investono parte del loro tempo per venire incontro agli altri. Adesso ci vuole uno scatto perché lo ‘stare sul balcone’, di fronte al bisogno e alla necessità, non è più condizione accettabile. L’Università, il welfare, la cultura, lo sport, la riqualificazione del tessuto urbano sono settori della vita di comunità che, di recente, sul nostro territorio hanno registrato un protagonismo sin troppo a singhiozzo, salvo eccezioni rimarchevoli, di una parte importante della componente privata. E non può essere solo problema di crisi economica visto che questa non risparmia alcun territorio in Italia. Dal passato, crisi o non crisi, ci viene restituita la stessa sensazione e cioè una difficoltà complessiva di restituzione al territorio in tutte le sue articolazioni (e in cui il Comune è un elemento e non l’elemento) della ricchezza, non solo come atto ‘di generosità’ ma come ‘investimento’ sul contesto in cui si vive e lavora. Consapevoli che un contesto migliore genera armonia, sostenibilità, equilibrio, pre condizioni indispensabili all’incremento del lavoro e del benessere sociale e economico. Senza Università, il territorio riminese sarebbe più ricco? Con l’azzeramento dell’associazionismo sportivo e culturale, le migliaia di persone- soprattutto ragazzi- che le frequentano quotidianamente- non rischierebbero di perdere sempre più la connessione con il tessuto relazionale e identitario? Posso continuare con gli esempi ma il discorso di fondo è che il trovare il senso di generosità verso la comunità. Quella generosità che non si ferma solo alla carità o all’assistenza ma diventa leva di crescita a disposizione dell’intera comunità.

Ha ragione il Papa: la politica non deve essere spocchiosa, deve ammettere i limiti; poter dire: ‘sì qui ho sbagliato’. A Roma o Milano come a Rimini, la politica deve ammettere gli errori, deve ammettere di non bastare, a se stessa e agli altri.

Come sindaco sento l’urgenza di cercare di fare, qualcosa di molto di più, di molto più significativo per gli altri. Chi può, (e ce ne sono nella nostra realtà!) faccia: professionisti, imprenditori e personalità, imprese.

Fare, contribuire, lasciare un segno.

Sia ben chiaro, sappiamo che fare impresa, come volontariato, è già un atto sociale e per di più è molto difficile. Ma scendere dal balcone, farsi carico, non delegare sempre e comunque, non limitarsi ad agire esclusivamente in una ‘confort zone’ a volte perfino compiaciuta, dividere con gli altri per arricchire insieme, è un’altra cosa, ed è altrettanto necessaria.

Ce lo siamo detti da Riminesi tante volte: accade più spesso fuori, quasi mai a Rimini che qualcuno lasci un grande segno, investa in un bene di comunità.

Rimini non è una città perfetta. Ma oggi ci sono condizioni nuove e opportunità per “rischiare”, nel voler restituire alla comunità, al territorio quella ricchezza che è prima di tutto un investimento, che può dare anche un ritorno al generoso.

Non possiamo più continuare con i soli eroi, e cioè l’Emporio solidale, le tante iniziative dell’associazionismo sportivo, culturale, sociale, lo slancio di qualche privato. Occorre di più. Stare sul balcone a guardare non è più permesso.


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Rimini by @lisaram, foto vincitrice del 15 febbraio

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