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Francesco al Meeting: rivivere l'esperienza di Zaccheo

Domenica, 20 Agosto 2017

Dopo il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ecco l’annunciato messaggio di papa Francesco. Quattro pagine a firma del segretario di stato vaticano cardinale Pietro Parolin (che sarà al Meeting nella giornata conclusiva di sabato 26 agosto) che si configurano come una lettura del titolo scelto per l’edizione di quest’anno, la frase di Goethe “Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo”. Il messaggio è stato letto dalla presidente della Fondazione Meeting Emilia Guarnieri prima della santa Messa delle 10.45 celebrata dal vescovo di Rimini Francesco Lambiasi nell’Auditorium della Fiera di Rimini e trasmessa in diretta su RaiUno.

Il testo sottolinea che la frase di Goethe «è un invito a riappropriarci delle nostre origini dal di dentro di una storia personale. Per troppo tempo si è pensato che l’eredità dei nostri padri sarebbe rimasta con noi come un tesoro che bastava custodire per mantenerne accesa la fiamma. Non è stato così: quel fuoco che ardeva nel petto di coloro che ci hanno preceduto si è via via affievolito».

La nostra società, scrive papa Francesco, caratterizzata da «poca memoria», ha il limite «di liquidare come un fardello inutile e pesante ciò che ci ha preceduto». Ma non si può «edificare il futuro senza prendere posizione riguardo alla storia che ha generato il nostro presente». Nessuna nostalgia del passato, quindi. «Come cristiani non coltiviamo alcun ripiegamento nostalgico su un passato che non c’è più. Guardiamo piuttosto in avanti fiduciosi». Non si gioca in difesa: «Non abbiamo spazi da difendere perché l’amore di Cristo non conosce frontiere invalicabili. Viviamo in un tempo favorevole per una Chiesa in uscita, ma una Chiesa ricca di memoria, tutta sospinta dal vento dello Spirito ad andare all’incontro con l’uomo che cerca una ragione per vivere».

È vero, «c’è una malattia che può colpire i battezzati e che il Santo Padre chiama “alzheimer spirituale” (…) se diventiamo “smemorati” del nostro incontro con il Signore, non siamo più sicuri di niente; allora ci assale la paura che blocca ogni nostro movimento». Come quindi evitare questo “alzheimer spirituale”? «C’è una sola strada», è la risposta di Francesco: «attualizzare gli inizi, il “primo Amore”, che non è un discorso o un pensiero astratto, ma una Persona. La memoria grata di questo inizio assicura lo slancio necessario per affrontare le sfide sempre nuove che esigono risposte altrettanto nuove, rimanendo sempre aperti alle sorprese dello Spirito che soffia dove vuole».

Un “nuovo inizio che a noi arriva «attraverso la vita della Chiesa, attraverso una moltitudine di testimoni che da duemila anni rinnovano l’annuncio dell’avvenimento del Dio-con-noi». Per questo bisogna «tornare lì, a quel punto incandescente in cui la Grazia di Dio mi ha toccato all’inizio del cammino. [...], quando Gesù è passato sulla mia strada, mi ha guardato con misericordia, mi ha chiesto di seguirlo; [...] recuperare la memoria di quel momento in cui i suoi occhi si sono incrociati con i miei».

Insomma anche oggi ognuno di noi può rivivere l’esperienza capitata a Zaccheo, così descritta da sant’Agostino: «Fu guardato e allora vide». «Ecco ciò che abbiamo ereditato» annota Francesco, «il tesoro prezioso che dobbiamo riscoprire ogni giorno, se vogliamo che sia nostro». E riprende una metafora molto cara a don Giussani, quella dello zaino, che all’inizio si porta sulle spalle e ci viene riempito dai genitori e dagli educatori, ma a un certo punto occorre «prendere e metterselo davanti agli occhi», per scoprire cosa c’è dentro, in modo che «diventi problema quello che gli altri ci hanno detto, paragonando quel che vede dentro, con i desideri del proprio cuore». «Solo riguadagnando il vero, il bello e il buono che i nostri padri ci hanno consegnato, potremo vivere come un’opportunità il cambiamento d’epoca in cui siamo immersi, come occasione per comunicare in modo convincente agli uomini la gioia del Vangelo».

 


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