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Presentazione Meeting, Guarnieri: Teatro Galli, esempio di eredita riguadagnata

Venerdì, 30 Giugno 2017

(Rimini) Il Meeting a Rimini, presentazione al teatro Galli oggi per il festival culturale che ogni anno si svolge in fiera a fine agosto. «Siamo nel Teatro Galli, luogo simbolo di una eredità. Una eredità che la guerra ha provato a distruggere, come tanta parte di questa nostra città», spiega la presidente della Fondazione Meeting per l'amicizia fra i popoli Emilia Guarnieri, «il Galli è forse l'ultima eredità che Rimini sta riguadagnando, l'ultimo atto della ricostruzione post bellica. Questa immagine della nostra città può aiutarci ad entrare nel titolo. Perché Rimini è una grande eredità che i nostri padri ci hanno lasciato, di arte, di storia, di laboriosità, di ospitalità, di intraprendenza, di apertura, di capacità di sacrificio. Mi è venuto naturale, nel momento in cui stavo per dire che il Meeting non ci sarebbe senza Rimini, accorgermi che il titolo di quest'anno descrive e sfida anche la nostra città. E sarebbe interessante se volessimo cimentarci a guardare insieme questa eredità e a chiederci come riguadagnarla». Moltissime le collaborazioni e i rapporti costruiti nel tempo, si pensi ad esempio quello con la Sagra Musicale Malatestiana, con la quale quest'anno si porterà in Fiera la Madama Butterfly nella imponente versione in forma di concerto della China National Opera House.
A raccontare della 38esima edizione del Meeting oggi in sala Ressi sono intervenuti Andrea Moro, docente di Linguistica generale alla Scuola superiore universitaria ad ordinamento speciale IUSS di Pavia, Wael Farouq docente di Lingua e letteratura araba e vecchio amico del Meeting, e Giuseppe Frangi, presidente dell'Associazione Testori e curatore della mostra "Il passaggio di Enea".

Punto di partenza, il titolo dell'edizione 2017 del Meeting, tratto dal Faust di Goethe, "Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo".

«La cosa più affascinante che il Meeting ci ha fatto scoprire in questi anni», è il commento di Emilia Guarnieri, «è che mettersi all'opera per riguadagnare la propria eredità rende compagni di tutti. Perché tutti ci muoviamo nel tratto di strada che intercorre tra il proprio cuore, i propri desideri e la realtà, e tanto il cuore e i desideri, quanto la realtà non tollerano differenze di sorta. Siamo tutti compagni, in questo tratto di strada che diventa lo spazio del lavoro comune, del dialogo, dell'incontro».

Ereditare «vuol dire ricevere senza averne alcun merito, senza fatica, talvolta anche all'improvviso e senza aspettative», così Andrea Moro ha preso la palla al balzo. «Quando nasciamo, tutto è eredità ma non è facile esserne consapevoli. Eppure la vita offre indizi concreti per comprendere che dobbiamo tutti partire da zero». Un caso emblematico per lo studioso è proprio quello del linguaggio: «Ciascuno nasce vuoto, senza parole, e deve arrivare ad appropriarsi di una lingua in pochi anni dalla nascita. In questo, tuttavia, sappiamo di non essere completamente soli: il cervello degli esseri umani è dotato di istruzioni preformate che riducono lo sforzo e rendono così possibile accogliere l'eredità che ci è donata. Diventiamo noi stessi quando usiamo quel che ci vien donato».

Anche Wael Farouq ha proposto una riflessione sul titolo del Meeting: «Cos'è l'eredità? Il cuore che abbiamo non è nostro, la storia da cui nasciamo non è nostra», ha esordito. «Diventano nostri quando possiamo metterci in un rapporto con ciò che ci è dato. L'eredità di mio padre, la cultura del mio paese, i valori della mia religione, non sono da preservare ma da rinnovare, da reincontrare. Il Meeting quest'anno ci invita a ricostruire un nuovo rapporto con quello che abbiamo e questa è una chiamata per ognuno di noi, perché senza questo rapporto non possederemo mai fino in fondo ciò che abbiamo». Secondo l'intellettuale egiziano, ma residente in Italia, nel titolo del Meeting 2017 è centrale la parola "riguadagnare". «La tradurrei così: "rendere vive le cose". Tutti sappiamo che Francesco d'Assisi otto secoli fa incontrò con grande coraggio il sultano Malik al-Kāmil, ma la visita di papa Francesco in Egitto ha reso attuale quell'episodio, lo ha riguadagnato per noi. Riguadagnare non significa mantenere le vecchie forme, ma generarne di nuove, non significa tornare al passato, ma guardare avanti».

La parola infine a Giuseppe Frangi, che ha parlato da giornalista e critico d'arte: «Il titolo del Meeting quest'anno lancia un grande tema che per l'arte contemporanea suona come una sfida: il rapporto con il passato. La frase di Goethe ci dice che il rapporto con il passato non è lineare, ma è figlio di una fedeltà discontinua». Al Meeting il gruppo di lavoro che fa capo all'esperienza di Casa Testori porterà le opere di otto importanti artisti di oggi «che si sono misurati in modo libero, creativo, a volte anche trasgressivo ma sempre appassionato con il passato». La mostra si aprirà con due grandi del nostro recente passato, Andy Warhol e Michelangelo Antonioni, che si sono confrontati con due capolavori di Leonardo e di Michelangelo. «Il titolo della mostra, il Passaggio di Enea è tratto da una raccolta di poesie di Giorgio Caproni. Caproni si era ispirato ad una statua vista in una piazza di Genova, con l'eroe dell'Eneide che tiene sulle spalle il padre e per mano il figlio Anchise. Per lui era l'emblema dell'uomo che si fa carico di un passato ma che deve prendersi il rischio di immaginare il futuro. Le opere in mostra per questo sono opere che si assumono appunto il rischio di reimmaginare il linguaggio artistico, compreso quello che esprime l'esperienza religiosa».


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