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Riccione e Pd, la verità di Pizzolante

Martedì, 27 Giugno 2017

(Rimini) “Il Pd è un partito perso”, per il deputato di Alternativa popolare Sergio Pizzolante. “Renzi attribuisce la responsabilità della sconfitta agli ‘altri’, che sarebbero i suoi compagni di partito o di altri pezzi della sinistra, e gli ‘altri’ l'addebitano a lui".
"Di più e peggio: il fiorentino dice addirittura che lui non ha perso e pensa a se stesso non come capo di un partito o di una coalizione, ma come dominus della propria corrente. Non avrebbe perso la propria corrente, sostiene. È come se De Gasperi o Fanfani, anziché lavorare per tenere insieme le varie correnti della Dc e gli alleati minori da La Malfa a Saragat, si fossero impegnati a ‘fotterli’ tutti sino a cercare marchingegni elettorali per tenerli fuori dal Parlamento”.

Scrive Pizzolante che il Pd “è un miscuglio di vecchi apparati e di nuove spinte politiche senza sostanza di pensiero. Nelle aree rosse hanno votato in massa Renzi alle primarie,per poi far di tutto per non invitarlo in campagna elettorale".

Anche in Provincia di Rimini "dove hanno perso quasi tutti i Comuni, se la cavano attribuendo la responsabilità a Renzi”.
E invece “il Pd locale ha responsabilità gigantesche. Sono stati fatti passi indietro persino rispetto ai tempi del PDS. Quello era un partito inclusivo, cercava Papi stranieri, alleati veri. Non era auto referente e autarchico. Oggi il partito è un miscuglio di grigiore antico e arroganti luccichii renziani. Il pensiero è tornato indietro, l'arroganza avanza”.

A Morciano, “dopo che Ciotti era già in campo, ci hanno detto che doveva ritirarsi perché loro volevano candidare un'assessore di San Clemente a sindaco di Morciano”.

A Coriano “la logica avrebbe portato ad un sostegno al sindaco uscente. Che in questi anni aveva sempre intrattenuto ottimi rapporti con il Pd”.

A Riccione “non è bastata la disavventura di 3 anni fa. C'era un'accordo sul modello governo nazionale, con Renzi allora al 41%. Ma all'ultimo momento il partito ha detto ‘Niet!’
Poi 4 mesi fa il partito( 30 persone) ha detto ‘ni'. Ci hanno cercato loro, hanno proposto un'accordo, ma senza discutere di programmi, di candidati sindaci condivisi. Niente. Hanno deciso candidato sindaco e veti personali sugli alleati desiderati. Nonostante il successo dell'alleanza di Rimini fra Gnassi( non quel Pd) e il mondo delle imprese e del ceto medio rappresentato dal Patto Civico, fosse stato un successo nazionale”.

Poi per il ballottaggio “ci hanno sempre cercato loro per dirci, sostanzialmente, nessuna alleanza formale, perché perderemmo sicuro (sic), ma dateci i voti. Nonostante il nostro 15%, che vale ancora di più del 14 di Rimini. Voglio fare l'amore ma voglio anche rimanere vergine”.
Difficile “immaginare un grande travaso di voti per la Vescovi. Io l'avrei votata, lo dico adesso nonostante la sconfitta, perché non mi nascondo mai e non sono ipocrita. Non l'ho fatto perché impegnato fuori per un'evento familiare. L'avrei fatto per il mio giudizio sulla Tosi, che non cambia. Soprattutto dopo la violenta campagna elettorale e le dichiarazioni post voto. Ma sarebbe stato senza alcun ardore. E senza non si vince, si perde. Anche se di poco”.

Sulla Tosi e ai “suoi amici dico che sarei felice di cambiare idea. Così come la cambiai, pubblicamente, nei mesi successivi alle elezioni di 3 anni fa, per poi pentirmene. Comunque, a modo suo, è stata brava. Una forza e una determinazione fuori dal comune. Dal giorno stesso della caduta è andata in tutte le case a recitare la parte di chi è stata tradita e offesa. Un'altra avrebbe accusato il colpo. Lei no”.


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