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Nomadi, Pasini: E’ l’Europa che chiede di chiudere il campo

Mercoledì, 01 Marzo 2017

(Rimini) “Un problema irrisolto da decenni che il consiglio comunale è obbligato a risolvere”. Così il consigliere comunale di Rimini Futura Luca Pasini spiega la questione della chiusura del campo nomadi di Via Islanda a Rimini.
“Si tratta di una chiamata che non ammette deroghe, è un vero e proprio obbligo ad adempiere. La legge Regionale del 2015, che coinvolge tutti i comuni dell'Emilia-Romagna, nasce su promozione di una normativa europea (Strategia europea per l’integrazione) e impegna tutte le amministrazioni a procedere con lo smantellamento dei campi nomadi. Queste direttive sono state varate perché l’approccio precedente (l’erogazione continua di fondi pubblici) non è riuscita nell’integrazione dei rom e sinti".
Nel caso di Rimini, Pasini fa due precisazioni. “La prima cosa da sottolineare riguarda le persone che sono interessate alla normativa. Sono sinti ormai stanziali da decenni nel comune di Rimini, ottenendo la residenza a Rimini oltre che la cittadinanza italiana. Sono presenti bambini e ragazzi che sono nati e cresciuti dentro il campo e che vanno a scuola con i nostri figli e fratelli. La seconda cosa da sottolineare è forse anche più grave. Il cosiddetto campo nomadi di Rimini (campo di via Islanda) non è mai stato in regola perché precedentemente non si è mai adempiuto agli obblighi di legge. Il campo nomadi di via Islanda è sempre stato un parcheggio abitato abusivamente e da decenni tutti “tollerano” che venga utilizzato in modo improprio come un’area di sosta di popolazioni nomadi”.
La situazione “di fatto ha generato l’intollerabile. Il caos ha agevolato sia comportamenti inaccettabili, sia fenomeni di marginalità sociale. Alla fine il contesto ha anche prodotto delle comprensibili proteste anche da parte di chi abita e di chi lavora nei pressi di quest’area. Ci si può anche chiedere come avrebbe reagito l’opinione pubblica trent’anni fa se l’amministrazione dell’epoca avesse inserito nel bilancio la realizzazione di un’area di sosta. Sicuramente ci sarebbero state proteste simili alle attuali, ma oggi sarebbe più facile trovare una soluzione condivisa. In altre parole: se trent’anni fa il comune non avesse permesso che un parcheggio diventasse un campo nomadi abusivo (evitando così proteste riguardo all’intervento), oggi non sarebbe così difficile adeguarsi alla legge regionale”.
Per Pasini “qualcosa non ha funzionato: a Rimini doveva esserci per legge un’area di sosta. Oggi, invece, siamo chiamati a provvedere al superamento di una situazione non solo illegale in merito all’attuale normativa, ma addirittura rispetto alle normative di vent’anni fa. La realtà dei fatti ci spinge dunque ad attuare una politica sociale di medio-lungo termine che sia veramente efficace. Non mi sento di colpevolizzare totalmente le passate amministrazioni poiché, fino a poco tempo fa, non c’erano studi approfonditi “sullo stato di avanzamento” dell’integrazione di rom e sinti e quindi nemmeno direttive chiare sulla gestione del problema”.
Le difficoltà “dunque ora sono tante. Non è semplice trovare una soluzione condivisa da tutti con l’opinione pubblica che manifesta molte perplessità. Vorrei comunque ribadire il concetto. Questo iter procedurale è tracciato dall’Unione Europea dopo anni di studi e approfondimenti. Il comune di Rimini aveva “dribblato” l’ex normativa italiana in modo forse troppo disinvolto: facendo finta di niente. Ci troviamo quindi oggi a dover rispettare una normativa europea, quando in passato si era persino evitato di applicarne una italiana”. Non è il comune di Rimini “a voler strafare: tutte le amministrazioni italiane (di qualsiasi colore politico) si stanno adeguando alla normativa vigente. Pensare di integrare i nomadi permettendo a molti nuclei familiari di rimanere uniti ma isolati dal resto del mondo è stata un’intuizione sbagliata”.


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