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Anniversari: i primi incontri dei riminesi con don Giussani

Sabato, 18 Febbraio 2017

Domenica 19 febbraio il vescovo di Rimini presiederà in cattedrale una celebrazione eucaristica nel duplice anniversario della morte di don Luigi Giussani (22 febbraio 2005) e del riconoscimento della Fraternità di Comunione e Liberazione (11 febbraio 1982).

Nell’occasione pubblichiamo alcuni appunti sui primi incontri fra l'iniziale gruppo dei riminesi e don Giussani.

A Rimini la comunità di GS (primo nucleo di ciò che poi sarebbe diventato il movimento di Comunione e Liberazione, nasce nell’estate del 1962 attraverso l’incontro fra alcuni ragazzi riminesi e un gruppo di loro coetanei in vacanza. Ha raccontato uno dei riminesi, Pierluigi Pari: “Parlavano sempre della comunità. Interventi del tipo “ero in difficoltà, in crisi, ma la comunità mi ha aiutato”. La parola “comunità” ricorreva spessissimo. Noi eravamo interdetti, non sapevamo neanche cosa fosse una compagnia di questo genere. L’altra parola chiave era “don Giussani”, che veniva citato continuamente. Noi non lo conoscevamo (don Giussani) e così questa loro insistenza ci lasciava anche un po’ perplessi. Non passava intervento, dove non fossero citati la comunità e don Giussani”. Succede che quei ragazzi approfondiscono l’amicizia, don Giancarlo Ugolini da subito si affianca a loro, e nasce una storia comune nel segno della sequela all’insegnamento di don Giussani.

I primi incontri diretti fra la nuova comunità riminese e don Giussani avvengono però solo nella primavera-estate del 1963.

Il primo è un viaggio a Milano per incontrarlo e invitarlo a tenere la “tre giorni” della comunità di Rimini. C’era anche don Giancarlo Ugolini, che fino agli ultimi giorni della sua vita conservò nitida nella memoria la straordinaria impressione provocatagli da quell’esperienza. “Lo vidi uscire dal liceo Berchet, - ha raccontato - vidi cosa voleva dire per lui uscire dal Berchet. Si faceva davvero fatica ad agganciarlo, era circondato da tante persone, lo tiravano da tutte le parti. Doveva andare da qualche parte, lo accompagnammo noi e parlammo in auto. Ci disse che veniva”.

Nello stesso periodo un gruppetto di riminesi partecipa a Varigotti, suggestivo paese della riviera ligure, alla “tre giorni” di Pasqua della GS milanese, da 10 al 13 aprile. È la prima volta che questi ragazzi lo sentono parlare, che si imbattono nel suo stile, nel suo carisma. È la prima volta che partecipano ad una Via Crucis condotta dal sacerdote milanese. E anche in questo caso, a distanza di decenni, rimane fisso nella memoria il filo conduttore di quelle giornate: Gesù era così uomo che aveva una Madre, era così uomo che aveva degli amici, era così uomo che ha sofferto nella carne. Era un discorso sull’umanità di Cristo, che toccava in profondità le corde del loro inquieto cuore giovanile.

Si arrivò così alla mitica tre giorni di Montegrimano dal 22 al 25 giugno 1963 guidata da don Luigi Giussani sul tema Strapperò loro il cuore di pietra e metterò un cuore di carne. Era il primo incontro diretto tra tutta la neonata comunità di GS di Rimini e il fondatore del movimento.

Di ciò che disse il sacerdote restano alcuni appunti. «La vita è cammino, l’abbiamo capito dal Vangelo. Il destino dell’uomo è la soddisfazione, la felicità, quindi la libertà che è adesione all’essere. La libertà è un dinamismo, è un camminare verso un proprio destino di soddisfazione». E ancora: «La regola di vivere è la grandezza d’animo che mi fa uscire da me per affermare l’altro. L’esistenza delle cose è una continua testimonianza di gloria a Dio. Il pregare è l’accorgersi di sé fino in fondo e quindi capire che si è fatti da un Altro».


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Rimini by @lisaram, foto vincitrice del 15 febbraio

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