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Riorganizzazione ospedali, Cgil: Nulla cambi per cura tumore della mammella

Mercoledì, 26 Ottobre 2016

(Santarcangelo) La sanità romagnola è alle prese con la riorganizzazione della rete ospedaliera con l’obiettivo di “garantire qualità di cura ed equità di accesso per i cittadini su tutto il territorio, elevare la qualità delle prestazioni, puntare ad una produzione sanitaria tendente all’autosufficienza, valorizzare le vocazioni esistenti, concentrare i trattamenti solo dove l’evidenza dei dati lo impone (basse casistiche e patologie complesse).
Consapevolezza che non vi è alcun territorio né ospedale che ha la possibilità da solo di far fronte a tutta la richiesta sanitaria della popolazione romagnola (nel caso si volesse accentrare anziché distribuire)”, spiega Massimo Fusini della Cgil.
“Obiettivo al quale mirare è quello di far muovere le équipe chirurgiche anziché i pazienti (vedere l’esempio già in essere della chirurgia pediatrica). In questo modo si eleva la circolarità delle esperienze e la qualità dei professionisti. La scelta in ambito oncologico, della gestione integrata delle cure oncologiche, tra Irst e AuslR, permetterà di utilizzare medicinali innovativi, protocolli omogenei in tutta la Romagna e massimo utilizzo di tutta la dotazione ospedaliera”.
Grazie a questo percorso “si è applicata la Balduzzi senza chiudere nemmeno un ospedale, è passato il concetto di rete ospedaliera (un unico ospedale romagnolo formato da tanti stabilimenti distribuiti sul territorio) e Novafeltria, Santarcangelo e Cattolica hanno confermato le loro funzioni e vocazioni”.
Il confronto sulla riorganizzazione ospedaliera è in essere. Cgil Cisl Uil hanno chiesto di “modificare la proposta per tenere conto dei posti letto dedicati a pazienti che provengono da fuori regione ed incrementare quelli dedicati ai cittadini residenti. Il tema, quindi, non sarebbe più quello dei tagli ma di incremento e rimodulazione dei posti letto, da effettuarsi sulla base di carenze strutturali e del bisogno effettivo dei cittadini”.
Con la proposta di Piano di Riordino Ospedaliero, facendo l’esempio di Santarcangelo, “non deve cambiare nulla per le pazienti prese in carico per il tumore della mammella. Le pazienti continueranno a far riferimento alla Brest Unit di Rimini e saranno seguite nelle strutture di riferimento, compresa la Chirurgia di Santarcangelo, con il medesimo livello di qualità e appropriatezza clinica. Eventuali modifiche di tipo organizzativo non dovranno avere alcuna ripercussione sul livello delle prestazioni e delle cure, o sui protocolli clinici attivi. L’obiettivo è quello di omogeneizzare i profili di trattamento su tutto il territorio, senza ridurre il numero di interventi chirurgici senologici che si effettuano a Santarcangelo e confermando i percorsi assistenziali attualmente attivi nell’ambito territoriale di Rimini”.
La Cgil sottolinea che “il confronto sui posti letto non esaurisce il fabbisogno di servizi sanitari dei cittadini. Restano aperti altri temi a cui vanno risposte: dotazioni organiche (avvio dei processi di stabilizzazione ……) a partire dai contenuti dell’accordo siglato con la Regione Emilia Romagna in merito alle politiche regionali di innovazione e qualificazione del sistema sanitario; definizione dei posti letto di lungodegenza e per le cronicità negli ospedali di comunità (OSCO). La riconversione di alcuni posti letto della Chirurgia Generale in posti letto di Ospedale di Comunità (che devono rappresentare un servizio aggiuntivo alla cittadinanza) non dovrà in alcun modo diminuire, depotenziare, ledere l’attività della Chirurgia. Il confronto è aperto e l’obiettivo è quello di un miglior utilizzo dei posti letto esistenti e di qualificare ulteriormente l’offerta ospedaliera;
sviluppo delle Case della Salute in ambito territoriale che, se realizzate con la giusta filosofia organizzativa, producono risultati positivi in termini di prevenzione, di riorganizzazione della sanità nel territorio, di presa in carico del cittadino ed accompagno nei percorsi della salute.
Per la Cgil il diritto universale alla salute deve essere garantito, in particolare dalla sanità pubblica. Perciò, in Romagna, vanno garantite prestazioni diffuse e di qualità in tutte le strutture ospedaliere presenti e confermate le vocazioni esistenti nei quattro principali ospedali”.


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