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Sopravvissuta alla strage di Nizza, Dalila Staccoli ricevuta in Comune

Mercoledì, 20 Luglio 2016

(Cattolica) “All’inizio pensavo che l’autista fosse un ubriaco piombato in mezzo alla folla: e poi, in una frazione di secondo, l’inferno. 370, 380 km all’ora… Il mio compagno è uno che si intende di motori e secondo lui andava a quella folle velocità. Cado senza capire come. Dopo pochi secondi riprendo conoscenza e vedo corpi straziati ovunque. Ricordo il corpo di una donna senza braccia. E poi quel volto, quello dell’autista, “ce l’ho qui dentro”. E’ quello che mi fa male e che di notte mi torna in mente”. Dalila Staccoli, 29enne cattolichina ma residente a Brescia, racconta l’incubo di Nizza con una dolcezza che lascia sconcertati. Ha la testa fasciata per via del trauma cranico, nel viso porta i segni di una brutta caduta a terra, ma la sua forza d’animo è talmente intensa da farti capire che nonostante tutto, l’odio che nel mondo genera morte e terrore senza pietà, non è nulla di fronte alla voglia di vivere e di raccontare al mondo che ce l’hai fatta. Quando sei lì, in mezzo ad un attentato, solo la sorte decide per te: “Puoi morire ovunque, anche stando dentro casa: io non mi voglio far fermare. E’ stata un’esperienza bruttissima, ma appena sarà passato tutto continuerò a fare la mia vita senza farmi bloccare dalla paura. Queste persone vogliono proprio questo, vogliono cambiare le nostre vite, le nostre abitudini, ma io non lo farò” ripete Dalila, che alterna riflessioni a racconti di quella terribile notte. “L’autista aveva lo sguardo fisso, diretto, sulle persone: puntava la gente con la stessa metodica attenzione di chi manovra la consolle di un videogioco. Noi tutti abbiamo capito in breve tempo che si trattava di un attentato. Eravamo terrorizzati, stavamo tutti a terra per paura di ciò che potesse ancora succedere. Ho perso conoscenza per poco tempo, quando mi sono svegliata ho visto che la mia testa zampillava sangue, poi mi è piombato questo senso di stanchezza enorme, avevo voglia di dormire. La gente cercava di tenermi sveglia: per fortuna due dottoresse passavano di lì ed una ha effettuato su me alcuni test neurologici per capire se avevo riportato danni gravi. Avendo verificato che non avevo problematiche di grossa entità, la dottoressa mi ha comunque consigliato di non muovermi. Successivamente sono stata portata all’ospedale dei bambini per le prime cure. All’ospedale c’erano scene terribili. Ma quella che non scorderò mai è legata al momento in cui, dopo la caduta: ho aperto gli occhi: ho visto un corpo di donna senza braccia”.
Dalila, truccatrice, con alle spalle studi accademici in ambito artistico ed architettonico è testimone di speranza. Quella di cui tutti, oggi, abbiamo un disperato bisogno.
Cattolica, la città del suo babbo, della sua mamma e di sua sorella, l’ha accolta a braccia aperte. Il Sindaco Mariano Gennari l’ha ricevuta con grande onore in Comune: “Questa è la tua casa” – le ha detto “ e potrai tornarci ogni volta che vorrai”. Una cittadina speciale, Dalila, con una grinta ed una voglia di vivere che nonostante tutto fa paura a chi vuol farci cambiare il nostro modo di vivere.


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