Il sindaco Andrea Gnassi porta l’addizionale Irpef alle stelle, ma per farsi perdonare ci offre un caffè.

Fra tutte le novità di questo marzo di profondi stravolgimenti sulle tasse comunali, ce n’è anche una che riguarda la Tari, la tassa sulla raccolta rifiuti.

A Palazzo Garampi hanno rifatto i conti e hanno scoperto che possono farci uno sconto. Non hanno però voluto strafare come con l’aumento dell’Irpef. Appena lo 0,30, sia per le famiglie che per le imprese. Una famiglia paga 400 euro di Tari? Quest’anno risparmierà 1 euro e 20 centesimi. Il costo di un caffè, lo stesso sconto che fanno gli ambulanti alle massaie che contrattato su tutto. Forse si aspetta anche che lo ringraziamo?

I conti non tornavano già al momento della predisposizione del bilancio 2019. Ecco perché adesso l’amministrazione comunale è corsa ai ripari approvando l’inasprimento delle addizionali Irpef fino quasi a triplicarle, per un totale di 4,8 milioni. Lo si desume mettendo insieme alcuni dati e la prossima variazione di bilancio che approderà in consiglio comunale.

L’approvazione del bilancio per l’anno successivo è il momento in cui un’amministrazione compie le proprie scelte e programma le proprie attività. Devono tornare entrate e uscite, altrimenti il bilancio non può essere approvato. Se i conti non tornano, si può fare ricorso a qualche espediente simile al gioco delle tre carte, come ha osservato il capogruppo di Rinascita Civica Mario Erbetta. Ed è la strada che a quanto pare ha seguito l’amministrazione comunale di Rimini.
Dal prospetto della variazione di bilancio che sarà esaminata in commissione il 14 marzo, si apprende che alcune spese correnti (verde e illuminazione pubblica), pari a 3,2 milioni di euro, erano state coperte dai proventi da oneri di urbanizzazione che in realtà per legge dovrebbero essere destinati agli investimenti. Lo avevano evidenziato nella loro relazione anche i revisori dei conti, anche se loro indicavano una somma più bassa, 2,3 milioni. In ogni caso l’equilibrio di bilancio era stato garantito da un’operazione che secondo una legge entrata in vigore nel 2018 non è più praticabile.
Ora l’amministrazione comunale cambia le carte in tavola. I 3,2 milioni degli oneri di urbanizzazione tornano a finanziare gli investimenti, ai quali si aggiunge un altro milione derivante dall’addizionale Irpef. I 4,2 milioni così risultanti vengono spesi nel seguente modo: 3,7 per il bando periferie, 250 mila euro per la scuola di Gaiofana e 150 mila euro per altri interventi nelle scuole. Gli altri 3,8 milioni derivanti dall’aumento dell’addizionale Irpef vanno a coprire verde e illuminazione pubblica (3,2 milioni), la stagione lirica al Teatro Galli (160 mila euro), il ripristino del fondo di riserva (200 mila), il costo del trasporto pubblico locale (130 mila), alcuni rimborsi Tari (60 mila).

Se questa è l’operazione contabile, resta da capire perché a dicembre sia stato approvato un bilancio che “nascondeva” le difficoltà di far quadrare i conti. Forse non si voleva rovinare la festa e l’entusiasmo per la riapertura del Teatro Galli facendo capire ai cittadini che presto sarebbe arrivato un conto da pagare? O forse i vari passaggi di questa brutta storia erano già preventivati perché l’amministrazione aveva capito che il governo avrebbe sbloccato l’aumento delle addizionali e aveva stabilito che quell’opportunità sarebbe stata immediatamente colta per mettere a posto il bilancio? Non possiamo sapere che ragionamenti abbiano fatto nelle segrete stanze di Palazzo Garampi, certo è che la decisione presa e il metodo seguito hanno gravemente compromesso il rapporto con l’opinione pubblica e con i cittadini contribuenti.

Se poi si osserva il bilancio e la relazione dei revisori dei conti, si scoprono altri particolari che mettono in luce quanto l’equilibrio finanziario sia molto instabile. Anche per il 2019 è stata posta fra le entrate la somma di 6 milioni di euro derivante dal recupero dell’evasione Imu, l’imposta sugli immobili. Ma è una somma effettivamente recuperabile? Nella nota al bilancio 2018, a proposito di recupero dell’evasione Imu si può leggere del “problema dell’aumento progressivo, anche tra posizioni minori, dei crediti di dubbia esigibilità, per cui, a fronte di un’attività corposa sia per numero di atti da emettere, che per importi, solo una piccola percentuale di essi potrà essere incassata”. Non solo. Nella nota integrativa al bilancio preventivo 2019 si afferma che la difficoltà di incasso riguarda l’imposta come tale. Si legge infatti che la crisi economica “continua ad intaccare anche il gettito di competenza, a causa del progressivo ampliamento del numero dei soggetti insolventi. La relativa previsione di entrata non potrà che risentirne”.
Mettendo insieme queste considerazioni (nero su bianco in documenti del Comune) si capisce che c’è una evidente difficoltà incassare la totalità del gettito dell’Imu che, teoricamente, ammonta a 45 milioni.

Un altro capitolo riguarda l’indebitamento del Comune che a inizio 2019 ammontava a 92 milioni. Nella loro relazione i revisori dei conti scrivono due osservazioni che fanno pensare. Si sentono in obbligo di ricordare che “il ricorso all'indebitamento da parte delle dei comuni è consentito esclusivamente per finanziare spese di investimento”. Ricordano inoltre che sull’indebitamento pesa ancora la lettera di patronage sottoscritta a garanzia del mutuo di 46,5 milioni con Unicredit per la costruzione del palacongressi. “Su tale questione – aggiungono - la Corte dei Conti ha richiesto chiarimenti con nota prot. n. 288904 del 22.10.2018 e sta effettuando le proprie valutazioni”. La quotazione in Borsa di IEG, con il conseguente ricavo di 18 milioni, doveva servire anche per chiedere a Unicredit di revocare la lettera di patronage che, secondo la Corte dei Conti, è da ritenere forte, cioè incidente sull’indebitamento complessivo dell’ente. La quotazione in Borsa è saltata e la lettera di patronage continua ad essere un’inquietante spada di Damocle.

Siamo tornati ad essere un’isola felice? In Italia i dati relativi agli ultimi mesi del 2018 sono negativi e gli esperti parlano di recessione tecnica. Tutte le previsioni 2019 sul Pil sono al ribasso. Invece nella provincia di Rimini la spinta della ripresa non si è arrestata. Nel secondo semestre 2018, rispetto allo stesso periodo del 2017, crescono fatturato totale (+7%), produzione (+4%), occupazione (+10,5%). Gli ordini totali sono in aumento per il 56,5% del campione. Il grado di internazionalizzazione si attesta al 55,9%. Lo afferma l’indagine congiunturale di Confindustria Romagna presentata questa mattina dal presidente Paolo Maggioli. Rimini, evidentemente, risente in modo positivo della sua collocazione in Emilia Romagna, dove per due anni consecutivi il Pil è cresciuto di più rispetto alla Lombardia (nel 2018 l’1,4 contro l’1,2). E per il 2019 si prevede un 1,2 contro valutazioni nazionali che oscillano fra lo 0,2 e lo 0,6.

L’indagine congiunturale di Confindustria per il primo semestre 2019 presenta indicatori sostanzialmente positivi. Il trend quindi non si interrompe. La produzione è prevista stazionaria da un 51,7% delle imprese, in aumento da un altro 35% e il 13,3% degli imprenditori prevede invece una diminuzione. Quanto agli ordini il 40,5% prevede un aumento, il 44,6% una stazionarietà ed il 14,9% una diminuzione. Buona la tendenza anche per gli ordini esteri: per il 54,3% stazionari, per il 39,1% in aumento e per il 6,6% in diminuzione. Visione ottimistica anche per ciò che riguarda l’occupazione: stazionaria per il 63,4% del campione, in crescita per il 30,1% e in calo per il 6,5%.

Non viene meno la disponibilità a pensare a nuovi investimenti. La percentuale di imprenditori che prevede di non realizzare investimenti nel 2019 è pari solo al 9,8%. Le aree aziendali maggiormente coinvolte in investimenti nel 2019 saranno: tecnologie, formazione, ricerca e sviluppo e linee di produzione.

Maggioli ha fatto il punto anche su alcuni temi di attualità. Confindustria Romagna è impegnata a portare a termine il lavoro per la costituzione della Fondazione Romagna. Gli incontri con istituzioni, categorie, enti e aziende hanno avuto esito positivo e nel giro di due mesi potrebbe nascere questo soggetto per aiutare a pensare allo sviluppo della Romagna come un’unica città. Un’altra iniziativa che vede il coinvolgimento attivo di Confindustria Romagna è la “La Settima Arte-Cinema e Industria”, promossa insieme a Khairos srl e il Campus di Rimini dell’Università di Bologna e in programma dal 3 al 5 maggio.

Sul turismo Maggioli ha sottolineato due elementi: ha chiesto che si dia attuazione senza indugi al Parco del Mare in modo che dopo il cambiamento del centro storico anche la zona mare ritrovi appeal, ha evidenziato la necessità di una riqualificazione dell’offerta turistica che veda protagonisti anche i privati, sulla scia di quanto fatto a Riccione.

La competitività del territorio dipende dalla presenza di infrastrutture forti, a partire dall’aeroporto. In vista della riapertura di Forlì, Maggioli chiede una forte regia a livello politico perché gli scali concorrano coesi allo sviluppo. Rimini, come la Romagna, è ancora molto penalizzata sull’alta velocità. “Dobbiamo impegnarci – ha concluso - affinché tutta la nostra area sia servita adeguatamente come accade per l’Emilia che gode di grandi vantaggi grazie ai collegamenti veloci che permettono una maggiore integrazione”.

Confindustria Romagna, attraverso il proprio Centro studi, ha siglato un accordo con il dipartimento di Management dell’Università di Bologna con sede a Rimini, che prevede il cofinanziamento e l’attivazione di un assegno di ricerca per il progetto “Capitale umano e welfare aziendale nel sistema industriale e dei servizi in Romagna: cambiamenti in atto e prospettive di sviluppo”.

“Nonostante la proliferazione di studi e ricerche condotte sul welfare aziendale negli ultimi anni, ha spiegato la professoressa Paola Giuri, direttore del dipartimento di Management, vi sono alcuni interrogativi importanti su questo tema che restano ancora aperti. Ad esempio, vi è scarsa conoscenza della diversa propensione imprenditoriale ad attuare politiche di welfare aziendale, delle ricadute di queste politiche sulla produttività e redditività, delle azioni di welfare più efficaci per il benessere e la soddisfazione delle diverse categorie di lavoratori, delle strategie attraverso cui le aziende realizzano o accedano al welfare. Crediamo che questo progetto e la nascita di questo osservatorio potrà dare un importante contributo per rispondere a questi interrogativi e sostenere le imprese del nostro territorio”.

Altro che raddoppio dell’addizionale Irpef! La stangata del Comune di Rimini va ben oltre un raddoppio, che pure sarebbe un bel aggravio per le tasche dei cittadini. Facciamo l’esempio di un contribuente con il reddito lordo annuo di 30 mila euro: se fino all’anno scorso pagava 90 euro di addizionale, dal 2019 ne pagherà 234.

Martedì arriva in commissione la manovra tributaria 2019 del Comune di Rimini, con modifiche non solo all’addizionale Irpef, ma anche ai regolamenti Tari e occupazione suolo pubblico. Saranno inoltre introdotti incentivi ai dipendenti comunali che contribuiscono ad aumentare il gettito dei tributi.

Andiamo con ordine e cominciamo con l’addizionale Irpef. Non ci sarà più un’aliquota secca (fino ad oggi era lo 0,3) ma un’aliquota progressiva in base agi scaglioni di reddito. La soglia di esenzione, che nel 2014 era stata portata a 17 mila euro, è abbassata a 10 mila euro.

Ecco la relativa tabella

 scaglioni di reddito aliquota
 da 0 a 15.000 €  0,49
 da 15.001 a 28.000 €  0,51
 da 28.001 a 55.000 €  0,78
 da 55.001 a 75.000 €  0,79
 oltre 75.000 €  0,80

Ad essere maggiormente colpita è quindi la fascia media, che è anche la più numerosa di contribuenti. Per costoro, come si è visto nell’esempio prima indicato, la tassa viene quasi triplicata.

Nella relazione tecnica che accompagna il provvedimento sono indicate alcune motivazioni. Si osserva che fra i Comuni capoluoghi Rimini è finora quello con il prelievo più basso (sempre relativo all’irpef). Secondo il Sole 24 Ore l’ammontare delle addizionali comunale e regionale è pari a 318,71 euro all’anno per ogni riminese contro i 394 euro di Pesaro, 435 di Ravenna, 442 di Forlì, Reggio Emilia 474, Ferrara 466, Parma 596, Bologna 597, Milano 653 euro, Roma 770 euro.

Nell’individuare la soglia oltre il quale si è soggetti al tributo si è scelto di attestarsi comunque al di sopra di quelle individuate per l’esenzione dell’IRPEF (Euro 8.000) e a quelle individuate per l’ottenimento del “Reddito di Cittadinanza” che, per chi vive solo, prevede un reddito massimo di € 6.000, o ancora ai fini dell'accesso alla “Pensione di Cittadinanza”, per la quale l’importo è elevato ad € 7.560.

Su una platea di 111.015 contribuenti, gli esenti, cioè al di sotto di 10 mila euro, saranno 42.051. Coloro che pagano sono 68.964: da questi cittadini il Comune pensa di ricavare un incremento di 4,8 milioni, con una media pro capite di circa 70 euro. La nota odierna di Palazzo Garampi parla di un aumento pro-capite di 40 euro, ma basta prendere la calcolatrice e si verifica che 4,8 milioni diviso 68.964 dà come risultato 69,6 euro.

Il sindaco Andrea Gnassi fornisce le sue motivazioni di questo inasprimento fiscale. “Sappiamo - afferma - che la scelta di allineare l’addizionale Irpef è quella che non avremmo voluto fare. Capiamo quindi le diverse posizioni e i dubbi. Ma va tenuto ben presente il contesto in cui si muovono da anni i Comuni italiani. Rimini, negli ultimi 10 anni, ha subito un drastico ridimensionamento dei trasferimenti statali, pari a 22 milioni di euro; ammontano a quasi 18 i milioni di euro di cosiddetti ‘tagli occulti’, tra Imu degli alberghi che inopinatamente per circa 2/3 va a Roma e non a Rimini, piattaforme Eni e 4,4 milioni di euro anticipati dal Comune di Rimini per il Palazzo di Giustizia, che il Ministero ha proposto di saldare solo in parte (1,2 milioni di euro) e in rate mensili della durata di 35 anni. Adesso si è aggiunto il minuetto sul bando Periferie: 18 milioni di euro prima erogati, poi tolti, quindi sospesi, infine non si capisce tecnicamente e amministrativamente se e come rimessi. Il panorama sin qui conosciuto è estremamente delicato e allo stesso tempo chiaro: i Governi non solo riducono risorse agli enti locali (nel 2008 le entrate derivate per il Comune di Rimini ammontavano al 28,51 per cento del totale, nel 2019 al 9,08%) ma gliene drenano continuamente sul fronte dell’autonomia impositiva e organizzativa”.

Il sindaco Gnassi mette in relazione l'aumento dell'addizionale Irpef con la necessità di far fronte al progetto del Lungomare Nord, dove i finanziamenti statali del fondo periferie sono diventati al momento non spendibii immediatamente. Il Comune prima deve ralizzare l'investimento e poi potrà chiedere il rimborso. Certamente il passaggio non è automatico. Le entrate dell'addizionale irpef vanno per la spesa corrente (personale, forniture, ecc.) e non per gli investimenti. Al massimo possono essere usati per pagare le rate dei mutui che si contraggono. Al momento però non è stato contratto alcun mutuo e se sarà contratto nel corso dell'anno, le prime rate arriveranno verosimilmente solo nel 2020. Perchè allora procedere subito con questa stangata? Forse le ragioni vanno cercate nelle pieghe del bilancio preventivo 2019. Ci ritorneremo.

Vediamo ora gli altri provvedimenti. Per quanto riguarda la Tari viene solo modificato i regolamento per le utenze non domestiche (aziende, esercizi commerciai, servizi) che praticano la raccolta differenziata. Lo sconto di tariffa sarà applicato solo se negli anni precedenti abbiano assolto regolarmente al pagamento integrale della Tassa Rifiuti per tutti i locali ed aree operative possedute o detenute.

Un’altra novità riguarda i titolari di concessioni di occupazione di aree pubbliche. Il mancato pagamento del canone e della Tari costituirà un motivo di decadenza della concessione. In caso di mancato pagamento il Comune darà complessivamente 120 giorni di tempo (60+60), dopodiché partirà il provvedimento di decadenza, accompagnato dalla riscossione coattiva di quanto dovuto.

Che il Comune di Rimini abbia bisogno di incrementare le entrate lo si vede anche da un altro provvedimento: incentivi a favore del personale dipendente impiegato nel raggiungimento degli obiettivi del settore entrate e calcolati sul maggior gettito accertato e riscosso, relativo agli accertamenti dell’IMU e della TARI, nell’esercizio precedente a quello di riferimento risultante dal conto consuntivo approvato, nella misura massima del 5 per cento. È una possibilità offerta dalla legge di bilancio del governo gialloverde che il Comune di Rimini ha deciso subito di applicare.

Ha ovviamente scatenato le opposizioni la notizia che il Comune di Rimini ha intenzione di raddoppiare l’aliquota dell’addizionale Irpef. Carlo Rufo Spina, capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale, promette le barricate in consiglio comunale. “In questo momento storico – scrive sul profilo Facebook – non occorre l'aumento delle già alte tasse, ma il taglio degli sprechi, a cominciare dal taglio immediato del sovvenzionamento comunale a tutti gli eventi, bandi e fantomatici affidamenti di servizi inutili, dannosi e a tutti i centri sociali, associazioni amiche e cooperative”. Secondo Spina occorre invece “far pagare affitti e concessioni a chi occupa e utilizza il patrimonio comunale pagando, ad oggi, zero. Gli elenchi di tutto ciò, e dei conseguenti tagli da fare, sono noti. Il consiglio comunale è pieno di mie mozioni discusse e regolarmente bocciate o ancora giacenti intese a raggiungere questo virtuoso obiettivo”.

Gli fa eco Mario Erbetta, capogruppo di Rinascita Civica, che afferma: “lo avevo predetto a dicembre: il partito delle tasse aumenterà l'addizionale Irpef per coprire i buchi di bilancio”. “Durante l'intervento sul bilancio – aggiunge - avevo evidenziato come si stava preparando una nuova stangata sui cittadini riminesi. Non si può fare un pareggio di bilancio sopravvalutando il gettito del recupero di evasione fiscale; non si possono sottovalutare i nuovi costi del teatro come anche i mancati incassi di parcheggi e multe, oltre che dal minor gettito ottenuto dai canoni dei passi carrai. Il Comune aspettava il via libera del Governo e ne ha approfittato subito, ma come al solito pagano sempre i soliti lavoratori. Nessun taglio di spesa ma un altro aggravio della pressione fiscale locale con la scusa del bando delle periferie”.

Finora il Comune di Rimini ha applicato un’aliquota pari allo 0,3 per cento, con una soglia di esenzione fino a 17 mila euro di reddito. La tassa ha finora garantito un’entrata di 4,8 milioni l’anno, l’obiettivo del Comune sembra quello di giungere al raddoppio.

L’addizionale Irpef è una tassa che grava in modo silenzioso sulle tasche dei cittadini. I lavoratori dipendenti hanno la trattenuta in busta paga e pochi riescono a “leggerla” e a capire quanto versano al Comune. Chi presenta la dichiarazione dei redditi, si vede presentare il “conto” dal commercialista e normalmente non indaga quanto di ciò che versa va al Comune o alla Regione. Quando il provvedimento sarà portato in commissione, e poi in consiglio comunale, si potranno conoscere le giustificazioni che l’amministrazione porta per questo enorme rincaro che certamente non farà contenti i cittadini. Un altro aspetto antipatico dell’addizionale, in un territorio in cui tutti denunciano enormi sacche di evasione, è che ancora una volta fa pagare di più chi già compie il proprio dovere di contribuente.

Nella provincia, la situazione nei vari Comuni è molto differenziata. Come un’isola felice si presenta Riccione dove la giunta guidata da Renata Tosi ha deciso di non applicarla. Di recente ha deciso di applicarla Bellaria Igea Marina, che invece resta al momento l’unica località dove non si paga l’imposta di soggiorno. L’aliquota Irpef è vista da Enzo Ceccarelli come l’unico modo di far partecipare tutti i cittadini alla spesa pubblica, visto che altre tasse (vedi Imu) colpiscono solo i proprietari di immobili o, come la Tari, sono il corrispettivo di un servizio. A Bellaria si è optato non per un’aliquota secca, ma con un’aliquota progressiva secondo gli scaglioni di reddito. A Bellaria la soglia di esenzione è fissata a 10 mila euro; fino a 15 mila si paga lo 0,5; da 15 fino a 28 mila si paga lo 0,55; da 28 mila a 55 mila lo 0,6; da 55 mila a 75 mila lo 0,7, ed infine oltre i 75 mila è in vigore l’aliquota massima dello 0,8.

Anche a Santarcangelo si è optato per le aliquote differenziate. Nel 2019 la soglia di esenzione è stata fissata a 15 mila euro. Da 15 a 28 mila si paga lo 0,68 (l’anno scorso era dello 0,73); da 28 mila a 55 mila si paga lo 0,78, si sale allo 0,79 dai 55 ai 75 mila; oltre i 75 mila si applica l’0,8 per cento. C’è stato quindi un calo per la fascia dove verosimilmente si trova il maggior numero di contribuenti. Comune che vai, addizionale Irpef che trovi.

Fra una decina di giorni, così si dice negli ambienti del centrosinistra di Bellaria Igea Marina, dovrebbe essere pronta l’offerta politica da contrapporre al candidato di centrodestra che, a quanto sembra, sarà Filippo Giorgetti, attuale presidente del consiglio comunale.

Quel che si sa è che sarà sostanzialmente una proposta civica, che raccoglierà tutti coloro che non si riconoscono nell’attuale governo cittadino, e che vedrà probabilmente il Pd presentarsi senza il proprio simbolo, seguendo la linea tracciata dal segretario provinciale Filippo Sacchetti, proprio in una intervista a BuongiornoRimini. Fra una decina di giorni si saprà anche il nome del candidato. A Bellaria c’è grande affollamento di persone che si sono autoproposte: il civico Gabriele Bucci, che da più di un anno si autopromuove e con il quale il Pd ha cercato un dialogo, il capogruppo Pd Ugo Baldassarri, Francesco Chiaiese, un ex di Sel, e circolano voci che possa essere della partita anche Marco Borroni, presidente dell’associazione Amici di Bellaria Igea Marina, anche se l’interessato smentisce. O forse il candidato vero ancora non è emerso.

“Vogliamo mandare a casa questa amministrazione pasticciona e arrogante”, attacca il segretario del Pd, Franco Ghetti, pensionato, da un anno e mezzo alla guida del partito. “Anzi, - precisa – l’aggettivo arrogante non è sufficiente per descrivere il comportamento di questa amministrazione”.

E che altro si deve dire di più negativo?

“In questi anni hanno praticato una gestione del potere che potremmo definire autoritaria. Non hanno avuto nessun rispetto per i corpi intermedi della società locale, non hanno accettato il confronto con nessuno”.

Non le sembra di esagerare nel presentare il sindaco Ceccarelli come una sorta di dittatore?

“No, le posso assicurare che in città è forte questa percezione. Questa amministrazione e questa maggioranza hanno cercato di controllare tutti i gangli vitali della città: organizzazioni, associazioni di categoria, la banca di credito cooperativo. Chiunque ha bisogno di interloquire con il Comune vive nel terrore. Solo se sei favorevole a loro hai qualche possibilità, altrimenti sei tagliato fuori”.

Voi siete da dieci all’opposizione, se ci siete stati significa che la popolazione si era stancata di voi, non crede?

“Non ho difficoltà a riconoscere che la nostra ultima giunta, quella guidata da Scenna, non ha brillato. Ma rispetto a questa era comunque migliore. Va poi detto che Bellaria non ha mai avuto una maggioranza di sinistra, quella volta Scenna ha vinto perché la destra era divisa, quando si è ricompattata ci ha battuto”.

Se guardiamo alle elezioni del 4 marzo 2018, avete scarse possibilità anche di arrivare al ballottaggio…

“Il centrodestra aveva il 45 per cento, poi c’era un 29 per cento dei 5 Stelle e il nostro 18 per cento. Il nostro progetto politico per le prossime amministrative prevede una forte apertura al civismo, riunendo la sinistra con il centro. Vogliamo mettere in coalizione tutti coloro che non si riconoscono in questa amministrazione e che vogliono togliere Bellaria dall’attuale situazione di stagnazione”.

Quali sono i punti caratterizzanti del vostro programma?

“C’è un’agenda che è imposta dalle cose. Bisogna intervenire subito sulla gestione del piano spiaggia, dove è stata fatta molta confusione. Bisogna poi introdurre l’imposta di soggiorno e rimodulare di conseguenza le aliquote dell’addizionale Irpef”.

Introdurre la tassa di soggiorno? Siete sicuri che sia un argomento popolare?

“Ci allineiamo a tutti i Comuni della costa, è un mezzo per reperire risorse da destinare agli investimenti in campo turistico. Nello stesso tempo rimoduliamo l’aliquota Irpef che invece colpisce tutti i cittadini, anche quelli che non vivono di turismo. La posizione di Ceccarelli che dice l’imposta di soggiorno è difficilmente riscuotibile perché c’è l’evasione non è accettabile”.

E poi che altro proponete?

“Va attivata una politica sociale per rispondere ai bisogni di chi è in difficoltà. A Bellaria se ne occupano molte associazioni, ma manca una politica del Comune. Va realizzata una Casa della salute, che l momento esiste solo di nome e non di fatto”.

Ecco una notizia inaspettata, assolutamente non corrispondente alla percezione diffusa e alla maggioranza delle opinioni. Negli ultimi dieci anni, cioè dal 2008 al 2018, il numero degli esercizi commerciali (negozi e licenze ambulanti) nel centro storico di Rimini è rimasto invariato: 794 erano nel 2008, 794 sono oggi. Non lo dice l’amministrazione comunale per replicare agi attacchi dell’opposizione. Lo dice una ricerca compiuta dalla Confcommercio nazionale, basandosi sui dati delle Camere di Commercio e comprendente le 120 maggiori città italiane. Tanto che lo stesso direttore della Confcommercio di Rimini, Andrea Castiglioni, riconosce che “Il centro storico mostra una capacità di tenuta maggiore rispetto al tessuto commerciale che si colloca al suo esterno, soprattutto su alcuni settori merceologico”, pur aggiungendo subito che tuttavia “il quadro che emerge per la città è tutt’altro che confortante”.

Sappiamo cosa abbiano significato gli ultimi dieci anni per il commercio: la crisi che ha coinvolto l’economia mondiale si è tradotta a casa nostra ad un calo dei consumi pro capite del 3,4 per cento. Sono calati i consumi ma nel centro storico il numero degli esercizi è rimasto invariato. È evidente che queste statistiche sono come quelle del turismo, nulla ci dicono dei fatturati delle aziende commerciali e nulla ci rivelano sulla qualità degli esercizi.

Se si guarda nel dettaglio si vede: gli alimentari scendono da 87 a 81, le farmacia salgono da 11 a 14, informatica e telefonia passano da 8 a 13, prodotti per uso domesticonscendono da 50 a 40, altri prodotti in esercizi specializzati (cioè abbigliamento, pelletterie, cosmesi, calzature, ottica, ecc.) calano da 388 a 362, balza da 89 a 121 il commercio ambulante.

La ricerca prende in esame anche alberghi, bar e ristoranti. Gli alberghi sono passati da 338 a 318, evidentemente vecchie strutture uscite dal mercato, mentre bar e ristoranti sono cresciuti da 330 a 339.

Guardando il totale delle attività, Rimini registra un -2,3% con una performance peggiore rispetto alla media dell’Italia (-2,1%) e alla media delle 120 città di medio-grande dimensione (-1,8%). Tra le cause il mancato effetto traino delle attività turistiche - servizi di alloggio e pubblici esercizi - che per i 120 Comuni vale mediamente un +18% e per l'Italia in generale un +15,1%. Nel nostro Comune, invece, il calo delle strutture ricettive, 64 tra alberghi, bed and breakfast e residence stempera il deciso incremento di pubblici esercizi (+ 52 unità) determinando per Rimini una leggera contrazione del comparto turismo (-0,6% complessivo).

Con riferimento a tutti gli esercizi di commercio al dettaglio, alberghi, bar e ristoranti di tutto il territorio comunale, nel periodo 2008-2018 Rimini mostra un saldo negativo di 98 attività (da 4.234 a 4.136), in larga parte generato da una crisi del commercio al dettaglio, settore in cui si osserva un decremento di 86 attività commerciali. Gli esercizi specializzati di articoli quali abbigliamento, calzature ed articoli in pelle, cosmetici, profumerie, gioiellerie, negozi di ottica e fioristi registrano da soli la scomparsa di 83 esercizi. In calo anche negozi di tessuti, ferramenta, forniture elettriche, librerie, negozi di giocattoli e giornalai (-64 attività complessive).

In controtendenza, invece, gli esercizi di vendita di apparecchiature informatiche e per telecomunicazioni, le farmacie (comprendendo esercizi di vendita di medicinali senza prescrizione medica) e il dettaglio alimentare (frutta e verdura, macellerie, panifici, pescherie) che vedono un incremento complessivo di 34 unità.

“Questi dati – commenta Gianmaria Zanzini, vice presidente regionale di Federmoda - dimostrano che a Rimini, come nel resto d’Italia e come ormai diciamo da anni, non siano più rimandabili interventi in grado di fermare un declino che per alcuni settori merceologici sembra inarrestabile. La GDO da un lato e il commercio elettronico dall'altro stanno stritolando il piccolo commercio, servono politiche per la sopravvivenza di quelle attività che contribuiscono in modo determinante alla vitalità e alla vivacità di una città, al suo appeal, alla sua capacità di attrazione dei flussi turistici”.

“Un altro punto mi preme sottolineare. – conclude Zanzini - Questi numeri e queste percentuali, fondamentali per comprendere i fenomeni di cui stiamo parlando, non possono tuttavia trasferire concetti quali identità, qualità, gusto, bellezza, cultura, innovazione. Temi centrali nel concetto stesso di rigenerazione urbana e che devono guidare un sano processo di rinascita dei centri storici e delle città, che altrimenti finirebbero per diventare ognuna una copia - più o meno bella - dell’altra, perdendo quei tratti qualificanti che le rendono uniche e attrattive”.

Venerdì 8 Marzo, nel giorno della festa delle donne, il movimento Rinascita Civica di Mario Erbetta organizza a Santarcangelo un convegn sul tema  “La Parità tra Uomo Donna: lo stato dell'arte”. I lavori si terranno al ristorante L'Arcangelo con la partecipazione di Margherita Boniver, già ministro e sottosegretario ed oggi presidente della Fondazione Craxi.

La condizione della donna nella Storia della Filosofia sarà il tema della Professoressa Irina Imola,  docente di Filosofia e Storia e già Assessore del Comune di Rimini. Della parità tra uomo e donna nella Storia Contemporanea ne parlerà Lucia Puglies,  proprietaria della casa editrice il Pozzo di Micene che presenterà in anteprima del libro su Flora Tristan, una grande donna di fine 800. Sono previsti interventi di Giovanna Ollà, Fabio Conto, Manuela Rizzo e Cinzia Salvatori.

Modera e introduce: Mario Erbetta, che spiega: "Un convegno interessante voluto fortemente da Rinascita Civica in un giorno simbolico per la donna e in una località come Santarcangelo di Romagna sempre sensibile alle pari opportunità e ai temi culturali”.

(Sabtarcangelo) La direzione generale dell'Ausl Romagna ha diffuso un comunicato per replicare alle recenti prese di posizione dell'associazione Il Punto Rosa a proposito della iorganizzazione della senologia all'ospedale di Santarcangelo.

"Per spirito istituzionale ci eravamo ripromessi di evitare ogni contrapposizione con l’associazione “Punto Rosa” a proposito dei contenuti (falsi) con cui sta ricercando consenso tra la popolazione, ma ogni limite è stato superato.
Leggere che l’Ausl fa campagna elettorale per qualcuno è il bue che dice cornuto all’asino, visto che l’attivismo esasperato del Punto Rosa, su un tema pretestuoso quanto inconsistente, schiera inesorabilmente l’associazione da una precisa parte politica. Il direttore generale dell’Azienda sanitaria infatti, presente tra il pubblico all’incontro organizzato dall’associazione “Paolo Onofri” sulla storia dell’Ospedale Franchini, è stato direttamente e ostinatamente sollecitato a intervenire dai presenti (tra cui alcune aderenti all’associazione stessa), tanto che un suo diniego sarebbe stato vissuto come offensivo.
Da mesi le aderenti al Punto Rosa stanno portando avanti una loro campagna di raccolta firme all’insegna dello slogan “Giù le mani dall’ospedale” assolutamente sviante e sproporzionata in relazione alle loro vere istanze. Si discute del futuro utilizzo di due stanze che in realtà non sono mai state assegnate alla Chirurgia senologica e che nella ristrutturazione complessiva in atto saranno rese disponibili per la nuova struttura di degenza dedicata alla cronicità. Tutto qui?. Tutto qui! Nella realtà nulla viene sottratto alla Chirurgia senologica che già non avesse ufficialmente in dotazione, in relazione ai suoi bisogni e agli standard (elevati) a cui tendono tutti i reparti dei 14 ospedali dell’Ausl Romagna. La Chirurgia senologica potrà continuare a svolgere la sua valida attività come prima e chi dice il contrario deve provarlo.
Seguono poi una serie di supposizioni su come e dove si sarebbe potuto agire altrimenti e addirittura disputando sulla possibilità di “contaminazione” tra reparti, ritenendo tutto l’apparato aziendale (Direzione Generale, Collegio di Direzione, Servizio Prevenzione, Ufficio Tecnico, Ingegneria Clinica…) composto da soggetti incompetenti e politicamente asserviti. E’ chi lavora, i professionisti, a dire che non è così.
Ma si rendono conto di quello che dicono? Sembra di no perché, si legge ancora, le nostre “decisioni sconsiderate” sono state prese “sulla pelle delle donne malate di tumore e sui loro figli” e tutto per “interessi meramente politici” come “merce di scambio”. Ora, ben comprendendo le fragilità e le vulnerabilità di questo gruppo di persone auspichiamo comunque, nell’interesse generale, maggior ragionevolezza. E comunque non possiamo accettare che i drammi personali e le dipendenze emotive divengano fonte di diffusione di false notizie in grado di costruire uno scenario vittimistico di attacco all’Ospedale Franchini che non esiste. Che validità possono avere le firme raccolte se mancano i presupposti della realtà di riferimento?
Noi stiamo disegnando a Santarcangelo, come in altri presidi aziendali, un ospedale in grado di affrontare i problemi futuri, che vedono nell’aumento della cronicità una prospettiva devastante per i pazienti e le loro famiglie, senza nulla togliere a ciò che già esiste.
Siamo stati sempre disponibili al dialogo (e lo abbiamo praticato) purché corretto e civile. Ma, contro il partito preso, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire".

(Santarcangelo) A Santarcangelo si procede spediti verso una lista civica che riunisce “Una mano per Santarcangelo” (formazione presente già da dieci anni in consiglio comunale, all’opposizione) e PenSa, un gruppo che non nasconde la propria preferenza per la sinistra.

Lunedì sera c’è stato un’assemblea fra i due gruppi che una nota di Pensare Satarcangelo definisce “Un incontro positivo e costruttivo, che è servito a sottolineare la posizione comune su numerosi temi, che potranno essere il punto di partenza per costruire una lista civica unitaria in vista delle elezioni amministrative”.

“Sin dalla sua nascita, - aggiunge la nota - l’associazione Pensare Santarcangelo ha avuto tra i suoi obiettivi la partecipazione alla tornata elettorale come lista civica. Ora si presenta l’opportunità di congiungere questo percorso con quello consolidato di Una Mano per Santarcangelo, che da anni porta avanti con coerenza una proposta politica molto vicina ai valori fondativi di PenSa.

Significa che il sindaco uscente Alice Parma potrà contare su questa lista civica? E’ ancora presto per dirlo, devono prima essere consumati tutti i riti della politica. Una mano per Santarcangelo vuole dal Pd garanzie sui programmi e sui nomi. Ha comunque escluso preventivamente un appoggio a Domenico Samorani in quanto il medico è sostenuto dalla Lega.

L’unica strada diversa sarebbe una lista con un proprio candidato, ma nelle condizioni attuali sarebbe come aprire un’autostrada a Samorani. Quindi è presumibile che la vicenda si concluda con un appoggio alla Parma.

Diplomaticamente PenSa conclude: “I prossimi giorni, dunque, serviranno ad approfondire e confermare la possibilità di portare avanti un percorso comune, costruendo insieme una proposta politica innovativa e coerente con i principi che animano le due realtà. E con la volontà di impegnarsi in prima persona per il bene di Santarcangelo”.

Intanto il sindaco Parma approfitta della giornata della donna per scendere in piazza a incontrare i cittadini. Venerdì 8 marzo alle 18 piazza Ganganelli sarà teatro di un “Pensiero stupendo. Di impegno, di passione”. “Un momento di riflessione – afferma una nota - sulla città all’insegna della partecipazione. Insieme ad Alice Parma, che illustrerà le sue idee e desideri per la città, potrà intervenire qualsiasi cittadino per dare il proprio contributo con una suggestione o un’opinione su Santarcangelo”.

“Una città – dichiara il sindaco - che immaginiamo sempre più bella, pacifica, inclusiva, accessibile e partecipata. Ma come  la città che immagini tu? Santarcangelo possiamo costruirla insieme, perché diventi sempre più la città di tutti.”

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