Le incognite del nascente Museo di arte contemporanea
Ma l’affresco trecentesco sul Giudizio Universale traslocherà nella Sala dell’Arengo? La convenzione fra Comune e San Patrignano per il comodato gratuito di 40 opere di arte contemporanea avrà la durata di cinque o di dieci anni?
La riunione congiunta della terza e quarta commissione sul progetto di restauro dei Palazzi dell’Arengo e del Podestà per renderli idonei ad ospitare la collezione di arte contemporanea di San Patrignano ha riservato non poche sorprese. La prima è appunto quella dell’ipotesi di trasloco (ritorno a casa) dell’affresco trecentesco nella Sala dell’Arengo: non attaccato alla parete (come era un tempo) ma a fare da parete divisoria per articolare gli spazi dell’enorme sala. È un’ipotesi sulla quale, nel dibattito, si sono subito appuntate le domande e le osservazioni critiche degli esponenti della minoranza, a partire da Carlo Rufo Spina. Fino poi a scoprire, nella replica finale dell’assessore Massimo Pulini, che anche lui è contrario al trasloco, che preferirebbe che il Giudizio restasse dove è, magari liberando la sala dalle riunioni e restituendola all’unica funzione di esposizione di opere d’arte del Trecento. Perché allora l’ipotesi è stata inserita nella relazione tecnica che i consiglieri hanno ascoltato? “E’ un progetto in divenire, aperto al contributo che viene anche dalla commissione”, ha spiegato Pulini.
Altra sorpresa verso la fine del dibattito. Fino a quel momento si è sempre detto che la convenzione con San Patrignano avrà durata decennale, rinnovabile. Un rischio, secondo il consigliere Gioenzo Rnzi, perché il in questo modo la città si priverebbe a lungo dell’ultimo spazio disponibile per altre iniziative, visto che Castel Sismondo ospiterà il Museo Fellini. Anche il consigliere del Pd, Juri Magrini, interviene per dire che sarebbe forse il caso di ridurre la durata della convenzione a cinque anni, per non legarsi troppo nel tempo e avere di più le mani libere nella gestione dei contenitori culturali. L’assessore Pulini replica che la durata decennale è nell’interesse dello stesso Comune, il cui investimento viene quindi ammortizzato nel tempo. Finché ad un certo punto il dirigente Giampiero Piscaglia prende la parola per annunciare che fra il Comune e la Fondazione c’è già l’intesa per far durare la convenzione cinque anni, ovviamente rinnovabili. Ma l’assessore aveva parlato di dieci anni e nella delibera c’è scritto dieci. Quando arriverà in consiglio comunale, - è stato detto - sarà aggiornata. Le varie incertezze sui reali termini della questione hanno indotto la minoranza ad astenersi, mentre la maggioranza ha dato parere favorevole.
In apertura, l’assessore Pulini ha spiegato la genesi del progetto. Letizia Moratti e altre famiglie milanesi coinvolte nella Fondazione San Patrignano, vedendo l’attivismo del Comune sul fronte dell’arte contemporanea, hanno rinunciato, come era nelle loro intenzioni, ad acquistare un palazzo a Milano per rendere la loro collezione fruibile dal pubblico. Hanno così proposto al Comune se era interessato a creare uno spazio dedicato all’arte contemporanea. Il Comune ha preso la palla al balzo per consentire a Rimini di essere fra le poche città italiane che possono vantare un Museo di arte contemporanea ad alto livello. Le quaranta opere che saranno concesse in comodato gratuito sono state valutate da una casa d’aste 6 milioni e 900 mila euro, ma probabilmente valgono anche di più perché le case d’aste, per mestiere, tendono a partire da una base di valutazione bassa. Comunque sia, il livello delle opere è certamente alto e comprende, fra le altre, esempio “Untitled” di Agnes Martin proveniente dalla Pace Gallery di New York, “Carlina” di Julian Schnabel, “Tra Specchio e tela” di Michelangelo Pistoletto e VBSS.002 di Vanessa Beecroft. Recentemente sono state esposte a Milano alla Triennale. Andranno in trasferta al Maxxi di Roma, alla Reggia di Caserta, in Sicilia, per poi arrivare nel 2019 alla nuova destinazione di Rimini.
Andranno, come si è detto, nei Palazzi dell’Arengo e del Podestà che saranno restaurati e dotati di moderni servizi. La spesa per il primo stralcio, utile comunque a renderlo funzionale ad ospitare le opere d’arte, è di un milione e 100 mila euro. Il lavoro completo necessita di un investimento di altri 2 milioni e mezzo che al momento non ci sono. Lo spazio dei due palazzi non sarà occupato interamente dalla collezione delle Fondazione, resterà la possibilità di mostre temporanee che possono alimentare il flusso di visitatori verso il Museo. Sui biglietti di ingresso delle mostre temporanee a San Patrignano andranno royalties del 10 per cento.
A proposito della futura gestione, Magrini del Pd ha invitato l’amministrazione a fare chiarezza perché c’è il rischio che il Comune non sia in grado, vista anche la gestione del Teatro Galli, a far fronte all’inevitabile buco in bilancio.
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La sfida di Confindustria: la Romagna unica città
La Romagna in questo momento è un’entità a geometria variabile. Le politiche pubbliche di area vasta hanno messo a segno l’obiettivo di una Ausl unica. La Camera di Commercio si chiama “della Romagna” ma comprende solo le province di Rimini e Forlì-Cesena. E Ravenna pare voglia mettersi d’accordo con Ferrara. La stessa Confindustria (oggi riunita in assemblea a San Patrignano) si definisce “della Romagna”, ma Forlì-Cesena è ancora una repubblica indipendente.
Piccolo quadro sintetico per valutare meglio la sfida che il presidente Paolo Maggioli ha lanciato dal palco di San Patrignano: pensare la Romagna come un’unica città, condizione indispensabile per vincere la competizione nel mondo nuovo nato dopo la caduta del Muro di Berlino. E una Fondazione per elaborare idee e proposte da lanciare nel dibattito pubblico come contributo a costruire appunto la Città-Romagna. Dopo Maggioli, l’assemblea ha ascoltato una interessante relazione di Vittorio Emanuele Parsi, docente di relazioni internazionali, che ha ben spiegato le origini del populismo; l’intervento del sottosegretario a Palazzo Chigi Stefano Buffagni che per tre volte ha chiesto l’aiuto degli imprenditori perché il governo del cambiamento non resti una bella espressione; e le conclusioni del presidente nazionale Vincenzo Boccia. Ma prima ancora avevano portato il loro saluto i presidenti della province di Ravenna e Rimini, Michele De Pascale e Andrea Gnassi, che si sono messi in sintonia con l’assemblea parlando un “piano strategico della Romagna”.
Ma toniamo alla proposta di Maggioli. Il presidente di Confindustria Roma ha presso le mosse da una frase dello studioso Parag Khanna secondo cui “entro il 2030 il 70 per cento della popolazione mondiale vivrà in città che per la maggio parte non dista più di ottanta chilometri dal mare”, aggiungendo poi che le città con maggior potenzialità di sviluppo contano un milione di abitanti e gravitano intorno a una grande azienda o comparto industriale. Per Maggioli è la fotografia della Romagna. Lo stato dell’arte vede una dotazione infrastrutturale discreta che però ha bisogno di essere incrementata. Sulla viabilità le priorità sono l’E45 (ricordata anche da Gnassi) e la Cispadana, per collegare il nord della Romagna con le zone più sviluppate dell’Emilia. C’è bisogna di aeroporti, e qui Maggioli è stato diplomatico giudicando positivo il rilancio di Rimini dopo anni tormentati e la notizia di un nuovo inizio per Forlì. Cosa voglia dire un aeroporto efficiente lo ha documentato parlando di Bologna: la crescita dell’aeroporto è stata un volano di sviluppo per il turismo e per l’industria. Per la costa il punto nodale è arrivare velocemente a Bologna, che poi da lì si arriva presto in ogni parte d’Italia e del mondo.
Un piano imponente – secondo Maggioli – andrebbe studiato per l’immobiliare residenziale e turistico in un’ottica di rigenerazione urbana di cui si sta discutendo da anni. Secondo il presidente la Romagna è a buon punto di partenza per tutti i fattori dello sviluppo (connessioni, demografia, mercato di capitali, produttività del lavoro, tecnologia, tutela dell’ambiente, istruzione-università) ma per competere nel mondo nuovo bisogna fare passi da gigante in tutte le direzioni. Da qui alla proposta della Città-Romagna il passaggio è immediata. Vanno certamente superati i campanilismi, ma i “cento campanili attuali debbono restare perché rappresentano un valore culturale e sociale, ma dobbiamo assumere una nuova mentalità, devono essere capace di mostrarsi coesi”. Un contributo in questo senso è venuto anche da Parsi ch alla fine del suo intervento si è soffermato sul valore dei territori capaci di conservare la propria identità e aprirsi al l’innovazione. Per un territorio così impostato non è importante da dove arrivi (vedi la querelle sull’immigrazione), il padrone di casa non teme di accogliere un ospite, sa che quella è casa sua.
Quindi la Romagna ha bisogno di una nuova governance che la faccia uscire dal recente passato in cui è stata trattata dalla Regione come una parente lontana e non come una figlia prediletta. Ma nessuna concessione alle rivendicazioni autonomistiche: “Serve una Romagna più forte per una Regione più forte”.
Ragione per cui Confindustria Romagna è contraria ad una Camera di Commercio di Ravenna e Ferrara, deve essere unica e romagnola.
Per far camminare l’idea della Città-Romagna la proposta è quella di una Fondazione di cui facciano parte , gli imprenditori, gli amministratori locali, i ceti produttivi, i manager di utilities, scuola, università, sanità infrastrutture e associazioni. Da questa Fondazione devono partire le idee per la crescita e lo sviluppo, facendo capire i vantaggi che un territorio coeso porterebbe a tutti.
Reportage della Süddeutsche Zeitung su Rimini
Un tour nella Rimini che cambia per scrivere un reportage su uno dei più importanti quotidiani della Germania. E’ il programma della due giorni riminese della giornalista tedesca Monika Maier-Albang, inviata del quotidiano di Monaco di Baviera “Süddeutsche Zeitung”: uno dei più importanti quotidiani della Germania che vende, ogni giorno, 349.766 copie (451.769 nel week end).
Le tappe del tour - coordinato da Apt Servizi Emilia Romagna - hanno toccato il centro storico con visite ai cantieri del Teatro Galli e dell’area di Castel Sismondo, il millenario Ponte di Tiberio con i nuovi camminamenti, il rinnovato cinema Fulgor (con l’illustrazione del futuro Museo Fellini, la cui apertura è prevista nel 2020, centenario della nascita del regista, e che si svilupperà tra Castel Sismondo, Palazzo Valloni, un percorso di installazioni e scenografie Felliniane).
Non sono mancate soste al Grand Hotel di Rimini (che quest’anno festeggia i suoi 110 anni di attività), al Borgo San Giuliano, alla pista ciclabile del lungomare, nonché tappe in diversi stabilimenti balneari (il 30 luglio la città ricorderà il 175° “compleanno” dell’inaugurazione dello Stabilimento Privilegiato dei Bagni), il tutto “condito” con soste culinarie per apprezzare a Monika Maier-Albang il meglio dell’enogastronomia locale (dalla Piadina Romagnola alle eccellenze ittiche adriatiche).
Riccione, scuola elementare paese trasferita solo per qualche mese
“ Siamo di fronte ad una necessaria riorganizzazione degli spazi scolastici dovuta ad un rinnovo considerevole del patrimonio edilizio scolastico che sarà uno dei punti qualificanti della nostra azione amministrativa per dare qualità e servizi alla Comunità, a partire dagli studenti. Per questo motivo occorre darsi una mano a vicenda, dalle dirigenze scolastiche, i docenti alle famiglie. Ognuno in considerazione del ruolo che ricopre. Ricordo che da oltre un anno la dirigenza scolastica dell’Istituto Comprensivo Zavalloni, era al corrente che in estate sarebbero partiti i lavori alla scuola primaria Riccione Paese e che, di conseguenza, per gli alunni sarebbe stato obbligatorio un trasferimento in un’altra sede. Successivamente ho eseguito più sopralluoghi con la dirigenza e, in accordo con la stessa, abbiamo individuato la scuola media di via Jonio per ospitare i bambini sino a fine lavori della scuola Riccione Paese previsti a fine dell’anno. Invito le famiglie a considerare che sarà una coesistenza di qualche mese per consentire all’amministrazione di intervenire sulla storica scuola elementare e realizzare il secondo stralcio che prevede l’abbattimento delle barriere architettoniche e la riqualificazione sismico- energetica, dopo aver già installato un ascensore esterno adeguato, anche sotto il profilo estetico, alla rilevanza storica ed architettonica dell’edificio”.
Così l’assessore alle politiche scolastiche del Comune di Riccione, Alessandra Battarra, in merito alle considerazioni sulla stampa del Consiglio d’istituto interno dell'Istituto Comprensivo Zavalloni sul previsto trasferimento degli alunni della scuola primaria Riccione Paese nelle classi della scuola Media di via Jonio.
“ Il prossimo autunno - prosegue l’assessore Battarra - sarà il periodo determinante per fare il punto sullo stato di avanzamento dei lavori alla scuola Riccione Paese e, contestualmente, per definire tutte le procedute tecniche e progettuali inerenti alle nuove scuole di via Catullo e via Panoramica, già in corso d’opera e che, nei propositi dell’amministrazione, verranno demolite per essere ricostruite ex novo. Fuori da ogni possibile equivoco, non ci sono decisioni prese su eventuali spostamenti degli alunni dalle scuole di via Catullo o di via Panoramica, che come tali verranno sempre condivise con le dirigenze scolastiche, come avvenuto fino ad oggi. Andiamo avanti spediti, non solo manutenzione programmata e attenta per i nostri edifici scolastici, come giù stiamo operando da tempo, ma anche con interventi sostanziali per i quali, voglio sottolinearlo ancora una volta, chiediamo pazienza e collaborazione”.
Relativamente alla scuola elementare di via Capri al quartiere Fontanelle, la giunta comunale ha approvato il progetto definitivo per la costruzione della nuova ala della struttura.
Confesercenti. correggere l'immagine da sballo della Notte Rosa
"Abbiamo tutto il tempo da oggi in avanti per improntare una riflessione che, innegabile dire, va fatta”. Conclusa la Notte Rosa, alla luce degli episodi di cronaca, interviene il presidente provinciale Confesercenti, Fabrizio Vagnini.
La base di partenza sono i numeri. “Occorre analizzare i pro e i contro, confrontare costi e benefici con l’obiettivo di migliorare. La nostra non è una critica, ma solo uno stimolo al confronto tra amministrazioni e categorie”. Sicuramente commenta Vagnini un ritorno di immagine c’è. “La Riviera ha ottenuto una pubblicità a livello nazionale, buona parte dei media ne hanno parlato, e questo non è una cosa semplice da raggiungere. I numeri ci sono stati, anche se è da capire in termini di presenze alberghiere come si traduce la Notte Rosa”.
Ma altrettanto sicuramente è necessario intervenire sull’immagine della Notte Rosa. “L’offerta è troppo legata al mondo dello sballo e dell’abuso di alcol, due fenomeni che invece occorre contrastare il più possibile. Iniziando a ricreare un evento con un’immagine diversa, proporre non solo concerti e musica, ma abbinare altri eventi che possono essere culturali o sportivi, come hanno fatto sia Riccione sia Misano, che in concomitanza della Notte Rosa hanno organizzato il Festival del Sole, Cinè e la Super Bike. Lanciamo il dibattito su come possiamo migliore, su cosa fare, senza demonizzare l’evento che comunque ha portato molta gente, e solo una minima parte di questa ha creato problemi. A questo proposito vorrei ringraziare le Forze dell’Ordine, complimentandomi con loro per il lavoro svolto, affrontare e gestire migliaia di persone che si spostano in massa non è semplice. Con il loro contributo episodi di elevata gravità non ci sono stati e la situazione è stata tenuta sotto controllo”.