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Vax, no vax. Una frattura affettiva che chiede in cosa speriamo

Sabato, 05 Febbraio 2022

Anche se la pandemia sembra avviata al termine, o almeno a una sorta di convivenza ‘vigile’col covid e con le sue varianti, la frattura sociale che si è creata in questo lungo periodo di emergenza non sembra ricomporsi e anche all’interno della propria famiglia i più continuano a fare esperienza di una dolorosa contrapposizione su vaccini e scelte di politica sanitaria.

Proprio il fatto che il conflitto raggiunga la nostra ‘intimità’ e il cerchio più stretto delle nostre relazioni ci sfida e ci costringe a non considerarlo appena uno scontro di opinioni nel quale una cerchi di prevalere sull’altra; e come si è accorto anche il più convinto delle proprie certezze, il dolore della frattura affettiva che si sta sperimentando - con la sorella, il padre o il figlio - non si riesce a cancellare o a compensare solo pensando di essere nel giusto.

Non è la prima volta, nella nostra storia recente, che le divisioni e le differenze di opinione diventano vere e proprie lacerazioni sociali.

Il venir meno delle ‘grandi’ certezze e di riferimenti sicuri sembra infatti costringere ognuno a una specie di solitudine sociale incolmabile, che confina i pensieri e le decisioni in una ‘istintività’ reattiva, spesso impaurita o anche risentita: perché si diffida di chiunque e soprattutto di chi pretenda di detenere ‘la ragione’ o la verità stessa.

Eppure, anche sotto l’orgoglio che accompagna questa identità fieramente individualistica, che quasi si vanta di essere slegata da ogni vincolo o legame, si intuisce – più o meno cosciente – la ricerca di qualcosa che vada oltre la necessità del momento, qualcosa che faccia sentire importanti, vivi, con una dignità propria e in qualche modo credibili ai propri stessi occhi.

È evidente che anche solo guardare l’altro che abbiamo di fronte, e con il quale magari non siamo d’accordo su niente, sapendo di condividere questa ricerca e questo desiderio, ci costringe allo stesso affetto umano che proviamo naturalmente per i nostri cari e a domandarci su cosa ‘s’appoggi’ la nostra speranza.

L’unica cosa che allora ci si può augurare è che questa ricerca sia sempre il più possibile leale e metta in gioco il ‘fondo’ della vita (non appena un interesse o un piacere, sempre indotti dalla macchina del consumo). E magari di trovare qualcuno con cui condividere e accompagnarsi in questo percorso. Per non disperare, per non essere soli.

(rg)

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