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Elettorando: incognite e curiosità del voto a Rimini

Martedì, 10 Maggio 2016

Due autorevoli giudizi, entrambi appartenenti allo stesso campo, vanno in direzioni opposte. Secondo il sindaco uscente e ricandidato, Andrea Gnassi, ci sarà bisogno di giocare il secondo tempo della partita, cioè si andrà al ballottaggio. Secondo Maurizio Melucci ci sono invece le condizioni per vincere al primo turno in ragione del fatto che ci sono meno liste e candidati a sindaco di cinque anni fa.

L’eventualità o meno del ballottaggio è in effetti il primo interrogativo delle elezioni del 5 giugno. C’è chi ritiene che la popolarità di Gnassi sia talmente cresciuta in questi anni che raccoglierà la maggioranza dei consensi già al primo turno. Sensazioni di pelle, non suffragate al momento da sondaggi che tengano conto di tutti i candidati in campo. L’altro interrogativo è sul tasso di astensione e la risposta è direttamente connessa alla questione del ballottaggio: pochi votanti e Gnassi vince subito, molti votanti e ci sarà il ballottaggio.

Gnassi ha il sostegno di sei liste, esattamente come cinque anni fa. Solo che nel 2011 cinque erano di partito ed una sola civica. Nel 2016 la situazione è ribaltata: una sola di partito, il Pd, e cinque civiche. Nel 2011 le liste collegate a Gnassi (che al primo turno ottenne appena il 38 per cento) racimolarono insieme il 39,03 per cento dei voti, cioè non superarono il 40 per cento. Se quest’anno il sindaco uscente dovesse ottenere il 50 per cento più un voto al primo turno e le sue liste dovessero restare sotto il 40 per cento, avremmo il fenomeno della cosiddetta anatra zoppa, cioè non scatterebbe il premio di maggioranza. Gnassi sarebbe eletto sindaco ma non avrebbe la maggioranza in consiglio comunale. L’unico fattore che può scongiurare questa situazione è che le liste civiche abbiamo un seguito maggiore dei partiti in lizza nel 2011. Le percentuali furono queste: Psi 0,69; Verdi 1,14; Italia dei Valori 2,97; Federazione della sinistra 1,97, Rimini per Rimini 2,5. Riuscirono ad eleggere un consigliere solo Rimini per Rimini (Astolfi) e Federazione della sinistra (Galvani). I nomi dei partiti allora in campo rivelano un quadro politico molto diverso. Si ritiene oggi che due liste (Patto Civico e Rimini Attiva), per la base da cui attingono, possano ottenere risultati migliori. Ma a scapito di chi? Probabilmente sono fondati i timori di chi ritiene che a “donare sangue” sarà soprattutto il Pd. Nel 2011 si era attestato sul 29,76 per cento: riuscirà a mantenere questa forza? Se ci riesce, bisogna che le liste civiche ottengano almeno l’11 per cento per superare la soglia che evita l’anatra zoppa. Partita tutta da giocare e tutta da vedere.

Nel campo degli avversari di Gnassi, la partita per l’eventuale partecipazione al ballottaggio è invece fra Marzio Pecci, candidato del centrodestra unito, e Luigi Camporesi, candidato di un raggruppamento di liste civiche. Se si sta ai voti ottenuti da Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia alle regionali del 2014, Pecci potrebbe contare su una base di partenza pari al 30 per cento. In più c’è la lista Uniti si vince che sempre pesca nell’elettorato di destra. Le difficoltà di Camporesi di raggiungere tale traguardo appaiono evidenti. Tanto è vero che il presidente di Dreamini, Bruno Sacchini, ha ufficialmente lanciato la campagna per il voto disgiunto. Si è rivolto agli elettori dei partiti di centro destra osservando che Pecci, pesarese e già sconfitto a Riccione, è impresentabile. Ma gli elettori possono conservare la fedeltà al partito del cuore e nello stesso tempo votare come sindaco Camporesi. È questa una delle più interessanti opportunità che offre la legge elettorale per i Comuni: il voto disgiunto, si vota un candidato sindaco e si vota una lista che sostiene un altro candidato. Si può votare anche semplicemente un candidato sindaco e non votare alcuna lista, mentre se si vota una lista senza scegliere anche il sindaco, il voto si trasmette automaticamente al sindaco ad essa collegato.

Il voto disgiunto è storicamente praticato dagli elettori riminesi. Per restare al 2011 Gnassi ha avuto meno voti della sua coalizione, 37,95 contro il 39,03 per cento; mentre il suo avversario Gioenzo Renzi ottenne il 34,78 e le liste a lui collegate si fermarono invece al 33,56 per cento. È probabile che il 5 giugno prossimo Gnassi riesca invece ad avvantaggiarsi del voto disgiunto, ma ciò renderà più largo il distacco dalle proprie liste, con il rischio anatra zoppa che abbiamo visto.

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