Cuore 21, a un anno dal tragico incidente. Codicè: “Il Cuore non si ferma”

Mercoledì, 04 Ottobre 2023

6 ottobre 2022 - 6 ottobre 2023. E' trascorso un anno dal tragico incidente in autostrada, all'altezza di San Donà di Piave in cui persero la vita Massimo Pironi, Maria Aluigi, Francesca Conti, Rossella De Luca, Valentina Ubaldi, Alfredo Barbieri e Romina Bassini, operatori e ragazzi di Cuore21, la cooperativa nata a Riccione nel 2015, come braccio operativo dell’associazione di volontariato Centro 21, per offrire occasioni di crescita attraverso opportunità lavorative per persone con disabilità intellettiva ma anche per realizzare servizi educativi per bambini ed avviare collaborazioni con realtà economiche e sociali, che ne condividono lo scopo, del territorio.

In ricordo degli amici scomparsi, Cuore21 ha in programma un mese di iniziative, 'il cuore non si ferma'. La prima è già partita al museo Tonini di Rimini. Si tratta di una mostra pittorica 'In-utile', in esposizione si trovano i dipinti di quattro ragazzi della cooperativa, che hanno scelto di seguire il corso di Lorenzo Ansini: Stefano Falcioni, Elisabetta Capelli, Davide Santini, Luca Trani. Le altre iniziative in programma.

'Il cuore non si ferma' quindi e questa ne è una dimostrazione. Ma non è scontato.

"È stato un anno in cui noi non abbiamo vissuto un vuoto... abbiamo vissuto un baratro. Ovunque ci girassimo, mancava qualcuno. Che fosse Massimo, Romina, i ragazzi. Ognuno aveva un proprio ruolo. Abbiamo dovuto ripensare completamente alcune attività, perché magari uno di loro ne era il fulcro. È stato un anno complesso", ammette la presidente Cristina Codicè, mamma di Maria.

Detto questo, Cuore 21 è andato avanti. "Dopo il funerale ho detto ai ragazzi: adesso dobbiamo ripartire". Non è che si fosse già pronti... "Se aspetti di essere pronta, non lo sarai mai. Io nemmeno ero pronta a 27 anni quando è nata mia figlia e mi hanno detto che aveva la sindrome di Down. Davanti alla vita, io ho imparato che o ci stai o scappi. Puoi scappare in mille modi diversi, puoi starci solo essendo te stessa. E se ci stai qualcosa fiorisce. Quello che accade non è più solo tuo, diventa per tutti".

Un valido motivo per ripartire, ma non il solo. "Dovevamo ripartire prima di tutto perché lo sconforto sennò ti taglia le gambe e prima ancora perché ne avevamo persi cinque, di ragazzi, ma ce ne erano ancora altri. Insomma, sì: piangiamo i cinque che non ci sono più, ma guardiamo anche in faccia i 40 che ci sono. Poi come si fa questa cosa? Ognuno fa come può. Ci si muove in base al proprio sentire, alla propria capacità di affidarsi. Si va avanti, che non vuol dire dimenticare".

Cosa vuol dire, allora? "Per me vuol dire avere presente ogni giorno un fatto: quando ho creato la cooperativa, tutto quello che da quel momento, ho fatto o detto, non l'ho fatto solo per mia figlia. Adesso è arrivato il momento di verificare se era vero. E' arrivata l'ora di mettere in atto questo pensiero iniziale".  

I ragazzi, in questo caso sono "la forza per cui vai avanti. A volte arrivano lì e mi spiazzano dicendomi: mi manca tua figlia. E io magari fino a quel momento non ci avevo ancora pensato. Mi nasce la domanda: mia figlia cosa vorrebbe? Lei era felice. L'altro giorno ho ritrovato due foto che non ricordavo di avere. Una l'avevo fatta io, l'altra invece me l'aveva mandata qualcuno. In una si vedono loro salire su quel pulmino, quel giorno. L'altra è un selfie che si sono fatti durante il viaggio. Entrambe mi confermano un ricordo, un'immagine: quando sono partiti per quel viaggio erano veramente felici". La vita "è fatta per essere spesa, non per essere trattenuta. Non funziona come tu hai in mente dovrebbe funzionare. Quindi forse va bene così. Quando dico che stanno da Dio, ne sono certa sia in senso fisico sia in senso figurato".

La ferita? "La ferità c'è, mia figlia mi manca... ogni tanto vado a risentirmi alcuni dei vocali che mi mandava. Però c'è anche la coscienza che quello che hanno fatto, quello che ho fatto era per renderli felici, perché arrivassero al compimento del loro destino. A me hanno insegnato che i figli sono nostri ma non ci appartengono. Quindi io ho cercato di accompagnarla verso un destino che è il suo, non il mio. Spesso non sono d'accordo con quello che il Signore decide. Però ho imparato, o meglio  Maria mi ha insegnato, che ha ragione Lui, ha sempre ragione Lui".

Filomena Armentano