Commercio nella zona arancione, Indino: c'è troppa confusione

Martedì, 02 Marzo 2021

(Rimini) “In questa prima giornata in cui anche la nostra provincia è diventata zona arancione scuro, i telefoni dei nostri uffici non hanno smesso di squillare". Così inizia il racconto di una giornata particolare negli uffici della Confcommercio di Rimini. A tracciarlo è il presidente Gianni Indino, a tema la prima giornata arancione scuro. "Le persone ci contattano per riuscire a capire cosa possono o non possono fare relativamente ad acquisti di beni e servizi dopo la firma dell’Ordinanza regionale, ovvero se possono recarsi ad acquistare un bene che non sia di prima necessità. Ci chiamano aziende di varie categorie nostre associate, dai commercianti, agli agenti immobiliari, ai professionisti, ma anche i cittadini molto confusi dalle notizie diffuse sul nuovo provvedimento. Nonostante sull’Ordinanza non si richiami esplicitamente questo punto, le indicazioni fornite dalla Regione Emilia Romagna tramite Faq sul proprio sito ufficiale, riportano che nel proprio Comune di residenza “è possibile l’acquisto di beni, servizi e utilità, essendo le attività economiche consentite, così come avviene in zona arancione”.

I segnali "contrastanti che vengono dati aggiungono incertezza all’incertezza. Una situazione che fa ancora più male alle aziende, soprattutto a quelle del commercio non alimentare che sono già state pesantemente colpite. Vogliamo ricordare ancora una volta, se non fosse già tremendamente chiaro, che i colori e le sfumature contribuiscono alla sopravvivenza di un’impresa e non ci si può approcciare con superficialità. La chiarezza dei provvedimenti è stata sempre la prima richiesta, fin dall’inizio della pandemia, ma dopo un anno ancora non se ne vede l’ombra. Se le attività possono stare aperte, ma le persone non possono arrivarci per fare acquisti, significa essere in zona rossa. Siamo dunque in zona rossa, ma senza poter accedere ad eventuali ristori da zona rossa? Si vuole evitare di dare sostegno alle imprese non chiudendole per legge, ma di fatto impedendo loro di lavorare? Credo che siano domande quanto meno lecite, in una situazione che ci fa grande paura”.