Tavoli e ombrelloni, le norme della Soprintendenza. Insorgono le opposizioni

Giovedì, 07 Maggio 2020

(Rimini) Poiché si parla di ampliare le aree pubbliche dove gli esercizi (ristoranti, bar, ecc.) possono installare ombrelloni, tavoli e sedie per poter rispettare il distanziamento sociale imposto dal Coronavirus, la Soprintendenza per le province romagnole ha inviato ai Comuni una circolare in cui ricorda che ogni intervento gli dovrà essere comunicato “al solo fine di valutare se esistono i presupposti per attivare un procedimento di divieto.

Le amministrazioni locali dovranno fa pervenire alla Soprintendenza la seguente documentazione: una relazione descrittiva dell’intervento da realizzare con l’indicazione della generalità del richiedente, ubicazioni, materiali usati, periodo, attestazione che non verranno eseguite opere e la perfetta reversibilità delle stesse; fotografie dell’area interessata e del contesto circostante; planimetria dell’area e distribuzione delle opere.

Altre prescrizioni impongono che non vengano realizzate pedane, non siano installate fioriere o altri elementi di tamponamento, gli ombrelloni abbiamo un’apertura massima di 3.5/4 metri e siano realizzati in tela di cotone pesante, tavolini e sedie siano in metallo (non rifinito a luci) o in legno, non si dovranno usare materiali di plastica.

La circolare ha suscitato aspre reazioni in esponenti della minoranza in consiglio comunale a Rimini. “Dal tenore della lettera – afferma il capogruppo della Lega, Marzio Pecci - si percepisce la distanza siderale che esiste tra il burocrate ed il cittadino, ovvero tra chi "siede alla scrivania" e chi, invece, si deve arrabattare ogni giorno per far quadrare i propri conti e, in tempo di crisi, per non morire di fame”.
“Purtroppo - prosegue Pecci - la circolare, così come è stata scritta, frustra e paralizza l'iniziativa dell'imprenditore perché, anche in questi casi, viene imposta una procedura, lunga e complessa (dato che la circolare non indica in quali tempi il Soprintendente fornirà la risposta alla richiesta di parere preventivo) e, soprattutto onerosa, perché impone l'acquisto di materiali ed arredi che non potrebbero essere ammortizzati,  in quanto destinati ed un impiego transitorio che non potrebbe andare, come scritto nella circolare, oltre il 30 novembre.

E', a questo punto, dovere del sindaco intervenire sia a livello ministeriale che di Governo del Territorio, affinché, partecipata la eccezionalità del momento, si superi la inutile burocrazia, che la circolare vorrebbe imporre, per evitare di costringere gli imprenditori ad avere risposte, tra l'altro costose, a babbo morto”.

Chiama in causa il sindaco anche il capogruppo di Rinascita Civica, Mario Erbetta. “Ieri è andato in un programma nazionale a proclamare che le attività economiche turistiche a Rimini avranno la possibilità di occupare suolo pubblico senza pagare tributi e con pratiche veloci. Oggi arriva questo documento dalla Soprintendenza di Ravenna che, rivendicando il suo potere assoluto,  ha pensato bene di mettere veti e ulteriori balzelli e costi​ alle attività turistiche che in questo periodo sono in ginocchio, senza una data certa di apertura e senza protocolli da applicare”.
“Nel documento – osserva Erbetta - la Soprintendenza dichiara di volere valutare se sussistono presupposti di divieto per mettere tavoli, sedie, ombrelloni fuori dalle attività e non contenta vuole anche documentazione tecnica per fare questa verifica. Quindi si aggiungono ulteriori​ spese​ (spese per un tecnico, ovviamente non lavora gratis​) e per finire mette anche  delle prescrizioni​ sui materiali da utilizzare.
La stessa cosa la dovranno fare i bagnini in spiaggia, i ristoranti​ e bar in spiaggia se modificano il posizionamento delle​ loro strutture​ (ombrelloni​ ed altro)​ ​ ​già​ ​ autorizzati.
Ma è possibile che nelle nostre istituzioni nessuno capisca il dramma delle nostre attività turistiche che rischiano di chiudere per sempre?”.

Al momento nessuna reazione ufficiale da parte dell’amministrazione comunale.